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9 Novembre 2022

Intervista a Carmen Prestìa (Agenzia letteraria Alferj e Prestìa)

Autore:
Paolo Grossi

Dopo una lunga esperienza nel settore acquisti e vendita diritti, prima presso le edizioni Einaudi di Torino e successivamente presso Newton Compton, Carmen Prestìa ha fondato assieme a Valentina Alferj l’agenzia letteraria Alferj e Prestìa, che si distingue nel panorama delle agenzie letterarie italiane per la particolare attenzione alla ricerca di nuovi autori.

Attraverso quale percorso è arrivata a svolgere l’attività di agente letterario?

Dopo essermi laureata in lingue e letterature straniere moderne europee presso l’Università di Torino ho avuto la fortuna di entrare all’Einaudi, prima come stagista presso l’ufficio stampa, in seguito nella segreteria di Direzione quando ancora c’era Giulio Einaudi e, in seguito, come responsabile della cessione dei diritti di traduzione sempre presso la casa editrice.

Prima di fondare l’agenzia, insieme alla mia socia, Valentina Alferj, ho lavorato presso la casa editrice Newton Compton, occupandomi delle acquisizioni dall’estero dei diritti di traduzione, della cessione di tutti i diritti secondari degli autori italiani (traduzioni, cine/tv, edicola etc).

Solo questa doppia esperienza completa mi ha formata e dato la possibilità di fondare una agenzia letteraria.

 

Rispetto agli anni del suo esordio professionale nel mondo editoriale, come è cambiata la situazione dell’autore? Un tempo, pochi scrittori avevano un agente. Perché oggi è pressoché indispensabile…?

La figura dell’agente è una figura solo relativamente recente. Sebbene la prima agenzia italiana sia stata fondata nel 1898 da Augusto Foà, è solo con l’arrivo di Erich Linder nel 1946 che l’agenzia cresce e diviene più strutturata, accogliendo al suo interno numerosi autori italiani e stranieri.

Nel nostro paese le agenzie non hanno avuto facile. La stampa nazionale, ancora nel 1996, definisce l’agente letterario “antipatico, esoso, ingombrante, necessario”

Il lavoro dell’agente letterario è complesso e stratificato. La pagina del nostro sito si apre con la definizione di agente:

 

Agente part. Pres. di agire

Che agisce; che fa; operante

Cause agenti, che determinano un’azione, una modificazione su qualcosa

 

L’agenzia Alferj e Prestia conta fra i suoi autori nomi di autori importanti, che occupano la ribalta della scena letteraria italiana. Alcuni di essi sono passati attraverso varie agenzie. Come si “cattura” la fiducia di un autore, tanto da convincerlo a cambiare agente?

La nostra agenzia non incentiva questo meccanismo, ultimamente ormai diffuso, di convincere autori accasati presso altre agenzie a fare “il salto” da noi. Anzi, quando un autore spontaneamente si presenta da noi, insoddisfatto dal rapporto con l’agente che lo rappresenta, cerchiamo di capire con lui/lei, quali siano state, a suo avviso, le mancanze, per valutare se effettivamente ci sia un reale margine di miglioramento operando insieme.

Lo scouting di nuove voci è la mia passione. Così come anche sondare con autori consolidati la possibilità di uscire dalla loro “confort zone”

 

C’è il mercato nazionale e c’è quello internazionale: come vi dividete in agenzia queste due diverse attività?

Io sono maggiormente specializzata, all’interno dell’agenzia, nella vendita dei diritti di traduzione all’estero ma mi occupo anche del mercato nazionale e dei diritti di trasposizione audiovisiva. In una agenzia “sartoriale” come la nostra tutti devono sapere fare tutto, essere curiosi, senza prescindere dallo studio dei nuovi aggiornamenti soprattutto in ambito legale.

 

Il successo di uno scrittore in patria non si traduce immediatamente in successo oltre frontiera. Quale “tipo” di scrittore vende bene all’estero? Quello più fortemente caratterizzato dalle sue origini nazionali (in altre parole, quello più “italiano”) oppure quello più internazionale? 

Paradossalmente nonostante la parola d’ordine sia “storia con un respiro internazionale” la verità è che i grandi successi all’estero degli autori italiani nascono da storie molto ben caratterizzate anche e soprattutto a livello geolocalizzato.

Più di una volta durante i miei appuntamenti con gli editor stranieri in cerca di nuovi autori da tradurre mi sono state chieste storie addirittura ambientate in piccoli paesi, luoghi assai lontani dalle città. 

Allo stesso tempo alcuni autori italiani hanno creato dei veri e propri trend per cui non è insolito che vengano chiesti romanzi “tipo quello di”, “sulla falsariga di”…

 

Alla luce della sua esperienza, quali tendenze vedi profilarsi nella narrativa italiana di questi anni? La letteratura di genere continuerà a crescere di peso?

Credo che il genere continuerà a crescere di peso, funzionando sia in Italia che all’estero.

Ma ciò che conta più delle definizioni, delle gabbie in cui tutti noi sentiamo, anche per praticità, l’esigenza di incasellare le narrazioni, ciò che più conta in assoluto è la potenza della storia.

Nel 2021 la vendita dei diritti di traduzione ha coinvolto il 12% della produzione editoriale di novità (genere e non) Nel 2001 solo il 4% dei titoli pubblicati trovavano interesse da parte delle case editrici straniere. Direi che il dato in crescita è significativo e ci permette di lavorare con maggiore grinta e consapevolezza.

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