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4 Maggio 2023

Intervista a Rosaria Carpinelli (Rosaria Carpinelli Consulenze Editoriali)

Autore:
Paolo Grossi

Rosaria Carpinelli nasce a Milano nel 1953, si laurea all’Università La Sapienza di Roma in Filosofia della Scienza, con una tesi in logica induttiva con Vittorio Somenzi. Dopo due anni all’Università di Helsinki, dove segue gli studi di Jaakko Hintikka, torna in Italia e comincia a lavorare alla casa editrice Bompiani, nel 1978. Nel 2008 crea l’agenzia letteraria che porta il suo nome.

 

Attraverso quale percorso è arrivata a svolgere l’attività di agente letterario? 

Gli studi universitari umanistici mi hanno portato a orientarmi verso l’attività editoriale. Sono stata assunta come redattrice alla Bompiani negli anni in cui Umberto Eco guidava le collane di saggistica, ho avuto il privilegio di lavorare con lui e di seguire i diritti esteri de Il nome della rosa, un’esperienza irripetibile, che mi ha permesso di affacciarmi sul mercato editoriale internazionale. Dopo alcuni anni alla Sperling & Kupfer di Tiziano Barbieri, sono approdata alla Rizzoli prima che si costituisse la RCS Libri, dove ho diretto il settore libri con le case editrici Bompiani, Rizzoli, Sonzogno e Sansoni. Nel 2005 ho deciso di condividere con Alessandro Baricco l’esperienza di Fandango Libri a Roma, è stata come un’immersione nell’editoria indipendente a Roma e nel mondo delle produzioni audiovisive. Rientrata a Milano, era arrivato per me il momento di creare e sviluppare una mia attività editoriale, mettendo a frutto anni di esperienza in Italia e all’estero. 

 

A quali settori dell’editoria è più particolarmente dedicata la sua agenzia?

Rappresento i diritti d’autore di autori italiani, nella narrativa e nella saggistica, in Italia e all’estero. Mi appassiona il processo completo di publishing, la prospettiva complessiva in cui un autore può muoversi negli anni, le molteplici applicazioni del diritto d’autore. Non solo il libro novità, dunque, ma il catalogo in tascabile nei diversi canali, gli audiolibri, i podcast, i reading e gli adattamenti teatrali e, negli ultimi anni, il forte sviluppo dei diritti audiovisivi. Considero le case editrici una vera e propria casa per ciascun autore, per me è importante il rapporto con gli editor, la condivisione di una nuova opera dalle fasi di ideazione fino alla programmazione e all’uscita. Il rapporto si estende agli uffici stampa e al marketing. Dedico sempre molta attenzione al lavoro sul catalogo, che è il patrimonio di un autore e di conseguenza dei suoi lettori. In alcuni casi, alla scadenza dei contratti, un cambiamento per quanto difficile può essere vitale per riproporre un’intera opera e riportarla sul mercato. E un’attenta gestione dei diritti secondari, a cominciare dalla realizzazione di un film o di una serie tv o di un documentario, diventa un’opportunità per ristampe e riproposte di più titoli. Lavoro anche con le testate che propongono i libri in edicola in allegato al giornale. Ci siamo resi conto che i due canali non si cannibalizzano ma al contrario si alimentano a vicenda. Questo succede anche gli audiolibri. Un’attività capillare, dunque, che richiede una visione d’insieme e progetti da declinare nel lungo periodo. Affiancare all’uscita di un libro molto atteso la cessione anticipata dei diritti esteri permette inoltre collegamenti interessanti e virtuosi tra i diversi mercati.

 

Alla luce della sua esperienza, quali tendenze vede profilarsi in questi settori? 

Il mercato lancia segnali interessanti – un esempio le piattaforme dei libri auto-pubblicati – e premia l’originalità e l’innovazione. Si stanno creando nuovi spazi e stanno crescendo nuovi lettori, primi fra tutti i giovani adulti. Un cambiamento costante, legato anche alla possibilità di comunicare in modo diretto e senza filtri. È importante seguire gli orientamenti e interpretarli, con una propria linea di sviluppo. Gli editori lo fanno, sia quelli indipendenti sia i grandi gruppi, e le agenzie letterarie sono parte attiva in questo processo.

 

C’è il mercato nazionale e c’è quello internazionale: come vengono divise in agenzia queste due diverse attività? 

Nella mia agenzia lavorano con me Giulia Pilotti, a cui sono affidati i diritti esteri e la comunicazione dei contenuti, con la nostra presenza alle maggiori fiere internazionali; Giulia Carpinelli, che segue i progetti audio e audiovisivi e i rapporti con le produzioni in Italia e all’estero; Chiari Intrieri, che coordina trattative e contratti. La condivisione costante delle nostre attività ci permette di muoverci su più fronti contemporaneamente. Dedichiamo molta cura alla preparazione di materiali – il sito, gli incontri in pubblico degli autori, le rassegne stampa, le doppie versioni in italiano e in inglese – che si rivelano preziosi nella gestione dei diritti secondari.

 

Quali tendenze vedi profilarsi nella narrativa italiana di questi anni? La letteratura di genere continuerà a crescere di peso? 

La scrittura d’autore è un bene inestimabile, il cui valore va coltivato nel tempo. I lettori fanno le loro scelte, noi dobbiamo preoccuparci di individuare e incoraggiare il talento, garantire la qualità, essere coerenti nelle nostre proposte agli editori. I generi fioriscono, si consolidano, possono attrarre nuovi lettori o semplificare l’accesso alla lettura in chi non ha ancora familiarità. 

 

Il successo di uno scrittore in patria non si traduce immediatamente in successo oltre frontiera. Quale “tipo” di scrittore vende bene all’estero? Quello più fortemente caratterizzato dalle sue origini nazionali (in altre parole, quello più “italiano”) oppure quello più internazionale? 

Spesso gli editori stranieri cercano “italianità” nei libri e negli autori che proponiamo. Il respiro internazionale ritengo sia dato dalla capacità di creare storie e personaggi in cui qualsiasi lettore, in ogni parte del mondo, possa identificarsi. Di nuovo, la scrittura è centrale. Per me è tuttavia importante, nell’esportazione di italianità, evitare i luoghi comuni, gli stereotipi. Questo può richiedere tempi lunghi nel contatto con gli editor delle case editrici straniere, capita che alcuni libri vengano scoperti o compresi anni dopo la loro prima pubblicazione in Italia. In questo lavoro nel tempo ci aiuta avere come interlocutori anche gli Istituti di Cultura Italiana, con le loro iniziative di incontri e letture nelle sedi estere, e traduttori appassionati della nostra lingua. Occasioni come (ne cito solo alcune) Il Salone del libro a Torino con la sezione diretta e curata da Ilide Carmignani, la Fiera del libro per ragazzi a Bologna e Più libri più liberi a Roma, insieme alle iniziative della Casa delle Traduzioni, sempre a Roma, rappresentano un ulteriore motivo di richiamo per i traduttori, che a volte partecipano a programmi di fellowship organizzati dai diversi enti e istituzioni.

 

Quale spazio occupa nel suo lavoro la ricerca di nuovi autori, l’attività di scout?

La mia agenzia rappresenta un numero di autori italiani consolidati, che richiedono cura e attenzione nello sviluppo e nella realizzazione di nuovi progetti. A questa attività si unisce la ricerca di nuove voci, sia autori al loro esordio, sia autori che devono ancora trovare una propria collocazione. Per me lo scouting si muove in modo anche sotterraneo, per associazioni, letture inattese, coincidenze. Richiede tempo e dedizione, come tutto il resto.

 

Cosa pensa delle nuove sovvenzioni alla traduzione di libri italiani in lingue straniere proposte dal Cepell?

Sono state fondamentali per sviluppare nuovi contatti, anche con editori indipendenti, e firmare contratti di cessione. Ci aiuta molto il rapporto anche personale con traduttori in lingue meno conosciute o parlate, che spesso ci segnalano nuove realtà editoriali. L’opportunità del finanziamento della traduzione è stata decisiva in diverse occasioni. La pubblicazione dei bandi è ormai diventata un appuntamento da non perdere!

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