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6 Agosto 2025

Una fellowship per editori a Parigi: intervista a Andrea Tramontana (Bompiani)

Autore: Paolo Grossi

Una fellowship per editori a Parigi:  intervista a Andrea Tramontana (Bompiani)

Andrea Tramontana

Editor di libri fiction e non fiction con più di dodici anni di esperienza nel settore. Ha interessi eclettici e una curiosità inesauribile. Ha un solido background accademico con un PhD in Semiotica e un PostDoc in Arte e Storia. Tra le letture preferite: i classici contemporanei, le biografie, i saggi divulgativi e i libri d’arte. Attualmente collabora con la Scuola Holden ed è editor della non fiction (saggistica e varia) per la casa editrice Bompiani, nel gruppo Giunti.

 

 

Come ha saputo di questa iniziativa di formazione e perché ha deciso di iscriversi?

 

A parlarmi per prima di questa fellowship è stata qualche anno fa una responsabile dei diritti esteri francese, durante una cena in qualche fiera. Mi è sembrata subito un’occasione preziosa per conoscere meglio un mercato vicino geograficamente, ma con dinamiche completamente diverse rispetto all’Italia. In più, la mia collega Giulia aveva partecipato qualche anno fa e ricordo il grande entusiasmo dei suoi racconti. Avendo una predilezione per la Francia dai tempi del dottorato, ed avendo Bompiani storicamente pubblicato grandi autori da quel paese ho pensato fosse il momento giusto per fare l’application: un modo per allargare lo sguardo e portare a casa nuovi progetti e magari riallacciare dei contatti poco praticati.

 

 

Come era organizzato il corso? Quali aspetti ha particolarmente apprezzato?

L’organizzazione è stata impeccabile: un equilibrio sapiente tra momenti di formazione in aula, esplorazione di realtà sul territorio urbano e occasioni di scambio di esperienze, domande e best practice gestite in modo opportuno. Il lavoro del team di France Livre non avrebbe potuto essere migliore: le lezioni con professionisti del settore si sono alternate a visite in librerie, biblioteche e sedi di editori, senza trascurare il tempo di confronto con gli altri editor partecipanti. Ho trovato ogni tappa stimolante ma i due aspetti che mi sono rimasti sono stati la qualità dei rapporti con gli altri editor e le visite alle case editrici. Il dialogo costante e informale (sempre molto divertente) con gli editor da tutto il mondo mi ha fatto conoscere tanti modelli diversi, soluzioni e idee di colleghi animati da grande passione. Altrettanto prezioso è stato il tempo trascorso nelle sedi delle case editrici, ambienti di lavoro eleganti dove ci hanno presentato flussi di lavoro davvero funzionali ed efficienti: dalle prestigiose sedi di Gallimard e Stock a quelle colorate e sorprendenti di Le Tripode, Les Arènes, L’Iconoclaste, Sous-Sol e Julliard. Un ventaglio ampio di ciò che si muove nell’editoria francese, un assaggio di tanti modi di lavorare possibili – con quale autentico momento di ammirazione.

 

Per Lei e per il suo attuale ruolo presso Bompiani, questa esperienza parigina è stata proficua?

 

Molto. Mi ha permesso di comprendere più a fondo le dinamiche del mercato francese e, soprattutto, di guardare con occhi nuovi alle nostre abitudini editoriali italiane e per i grandi gruppi per i quali ho lavorato. Ho avuto l’impressione che in Italia management e lavoratori seguano spesso logiche date per acquisite, senza metterle in discussione perdendo delle occasioni di reale innovazione necessaria nel mutato panorama di consumo culturale. L’esperienza mi ha fatto riflettere su tanti passaggi delicati, come ad esempio uno particolarmente critico riguarda il margine di miglioramento nel dialogo tra editori e punti vendita – le librerie che sono risorse da proteggere perché in questo momento molto in difficoltà – così come l’asse di comunicazione diretta con i lettori. In Francia ho trovato ovunque una strategia molto precisa e degli investimenti non residuali nella promozione, una maggiore sinergia tra i vari attori della filiera, e questo si traduce, mi pare, in un mercato più dinamico e più reattivo. C’è molto da imparare come sistema editoriale nel suo complesso, e molto da fare oltre alla legittima competizione tra attori coinvolti.

 

Nei giorni del corso si è svolto a Parigi anche il Paris Books Market. Gli scambi con gli editori francesi sono stati produttivi?

Decisamente sì. Il formato degli incontri brevi (identico a quello di Londra o Francoforte) permette di incontrare molti interlocutori, ma con una particolarità: qui ho potuto dialogare con realtà più piccole, indipendenti, talvolta sorprendenti, non solo francesi ma anche francofone, dal Canada o dal Maghreb. È stato un vero viaggio dentro un ecosistema editoriale ricco, sfaccettato, pieno di voci fuori dal coro. Ho scoperto autori, progetti, idee che non avrei incontrato altrimenti.

 

Infine, un’ultima domanda sulla Sua attività presso Bompiani: a quali progetti sta lavorando?

In questo momento Bompiani sta vivendo una fase di rilancio stimolante, che coinvolge tutta la squadra editoriale e non solo. L’obiettivo è ampliare la nostra proposta, avvicinandoci ancora di più ai lettori senza dimenticare l’identità del marchio: qualità, attenzione letteraria, cura dei libri. Per quanto riguarda la non fiction, il mio impegno è duplice: da una parte, trovare modo di valorizzare i nostri autori e autrici in modo più deciso di quanto fatto finora, dall’altra cercare voci nuove, capaci di intercettare i bisogni del presente con sguardo originale. Sto lavorando a una serie di libri divulgativi in ambito storico (una mia grande passione) ma anche a proposte di sviluppo personale che non seguano le solite formule, bensì strumenti innovativi per riflettere e cambiare. E alcune uscite in arrivo, confesso, mi rendono davvero felice.

 

Una fellowship per editori a Parigi:  intervista a Andrea Tramontana (Bompiani)
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