Inchieste
4 Dicembre 2025

Gli anonimi delle biblioteche: Patrick Mauriès e la letteratura italiana in Francia

Autore: Marco De Cristofaro, Université de Mons/Université de Namur

Gli anonimi delle biblioteche: Patrick Mauriès e la letteratura italiana in Francia

Che nel corso degli anni Ottanta l’editoria francese sia percorsa da una sorta di vogue (Bokobza, 2008) per la letteratura italiana è ormai universalmente accettato alla luce di studi a un tempo quantitativi e qualitativi che hanno registrato la crescita esponenziale in Francia di opere tradotte dall’italiano negli ultimi due decenni del Novecento. È indicativo, d’altro canto, che molte delle ricerche in questo ambito si soffermano su due decenni delimitati da date dal chiaro portato simbolico: il 1982 e il 2002. Il principale imputato del rinnovato interesse oltralpe per gli autori della Penisola è quasi sempre identificato in Umberto Eco. La traduzione del Nome della rosa esce significativamente nel 1982 per i tipi di Grasset e la sua realizzazione è spesso ricondotta alla curiosità aneddotica, che, secondo un classico espediente mitopoietico della tradizione orale dell’editoria, trasforma la casualità in predestinazione agiografica. Testo rifiutato in diverse occasioni da altri editori della piazza parigina aveva trovato il proprio spiraglio di accesso al pubblico francese nella lettura di reale e partecipe divertimento di Nicky Fasquelle, moglie triestina di Jean-Claude Fasquelle che si era convinto, in questo modo, a pubblicarlo, nonostante il parere negativo dei lettori della sua casa editrice. A questa rocambolesca vicenda fa seguito una stagione in cui gli editori francesi si rivolgono inizialmente a scrittori giovani come Tabucchi, De Carlo e Del Giudice i cui esordi risalgono agli anni Settanta, per poi ripiegare rapidamente su opere e personalità più affidabili in termini di vendite come la produzione poliziesca o classici consolidati, già tradotti e riproposti in edizioni tascabili quali Calvino, Sciascia e Moravia.

In questa temperie favorevole all’italophilie, che durerà fino al 2002, anno in cui l’Italia è invité d’honneur al Festival du livre de Paris, Patrick Mauriès (1952-), giovane e intraprendente scrittore ed editore in cerca di un proprio spazio sul mercato del libro, tenta un percorso meno allineato alla traiettoria della maggior parte delle case editrici francesi. Per una panoramica biografica di Patrick Mauriès si veda il catalogo storico della casa editrice Le Promeneur, Description raisonnée d’une jolie collection de livres. Le Promeneur. Vingt Ans d’édition (Des Cendres & Le Promeneur, 2009) e le informazioni presenti sul sito dell’Institut Mémoires de l’édition contemporaine (IMEC) che raccoglie il fondo Le Promeneur (https://collections.imec-archives.com/ark:/29414/a011449503195ShU2dz). Ulteriori dati sul rapporto tra Patrick Mauriès e l’editoria francese, in particolare in relazione alla sua attività di passeur della letteratura italiana in Francia, si possono trovare nel mio saggio Metamorfosi di paesaggi ideali: il ruolo di Patrick Mauriès e Le Promeneur nella ricezione della letteratura italiana in Francia (2021).

Entrato in contatto con il mercato del libro in veste d’autore, proponendo, all’inizio degli anni Ottanta, prima a Le Seuil e poi alle Éditions du Regard, un saggio sui manieristi, Mauriès si confronta subito con il carattere ibrido dell’editoria in cui la qualità della scrittura non è sufficiente a superare esigenti filtri editoriali. Il volume, dal titolo Maniéristes, infatti, viene rifiutato da Le Seuil su consiglio di François Wahl che, pur trovandolo mirabilmente scritto, lo ritiene complesso e di difficile fruizione.

Nel solco tracciato dal binomio tra la loi du marché, aborrita almeno nominalmente da Mauriès che nel 2009 sostiene l’insuccesso come titre de gloire (Mauriès 2009), e la riscoperta di autori dimenticati, «les anonymes des bibliothèques» (Mauriès 2009) si sviluppa la sua traiettoria editoriale. A partire dalla petite revue «Le Promeneur», nata nel 1981, Mauriès arriverà a fondare una propria casa editrice che alla fine del Novecento diventerà una collezione del catalogo Gallimard. Nel nome di una sfida portata ai canoni letterari, Mauriès si rivolge a una specifica nicchia della letteratura italiana degli anni Ottanta, rifiutando la contrapposizione tra un passato rinascimentale, o meglio manieristico, e la modernità presente, in nome di un approccio inattuale alla letteratura e, più in generale, alla creazione artistica.

È in questo quadro che bisogna collocare i primi articoli pubblicati dalla rivista «Le Promeneur» e consacrati ad autori e testi italiani. Sul numero 3, escono la storica recensione di Mario Praz al volume di Carlo Ossola, Autunno del Rinascimento, che evoca quel momento di svolta irreversibile che ha rappresentato il tardo Cinquecento per l’arte italiana, e la recensione dello stesso Mauriès all’imponente progetto della Storia dell’arte Einaudi. La rivista appare come il mezzo più immediato per la riscoperta di figure “anonime”, che l’editore si rifiuta di chiamare “minori” e che sono ingiustamente relegate ai margini dell’editoria contemporanea. Il pubblico francese scopre così il Gadda meno conosciuto delle Meraviglie d’Italia, di cui «Le Promeneur» pubblica Carabattole a porta Ludovica, o l’Arbasino di Pour Pasolini o ancora Giorgio Manganelli che dall’uscita sulla rivista nel 1985 conoscerà un successo crescente oltralpe. In un secondo momento, attraverso la costruzione di un catalogo editoriale ben riconoscibile, Mauriès riesce a portare avanti la sua missione di riscoperta di una letteratura marginale, ampliando la prospettiva sulla letteratura italiana del Novecento. Giovanni Comisso e Vincenzo Consolo sono protagonisti di una politica autoriale che disegna un arco di quasi quindici anni in cui si realizza una piena identificazione tra scrittori ed editore. Dopo aver dedicato un intero numero della rivista a Comisso, la casa editrice Le Promeneur pubblica i suoi Jeux d’enfance nel 1989, Les Agents secrets de Venise (1705– 1797) e Au vent de l’Adriatique nel 1990. Nella collana omonima per i tipi di Gallimard uscirà più di dieci anni dopo Les ambassadeurs vénitiens (1525– 1792). Si avverte un desiderio di spaziare trasversalmente all’interno della letteratura italiana tra periodi storici e ambientazioni diverse, senza l’obbligo di rispondere a esigenze di catalogazione. Una simile strategia onnicomprensiva coinvolge Vincenzo Consolo di cui Le Promeneur pubblica Le Retable e Lunaria, entrambi nel 1988 e poi Les pierres de Pantalica e La Blessure d’avril nel 1990. Anche per lo scrittore siciliano il legame con la storia della sua regione determina le scelte narrative e partecipa al dialogo senza limiti di tempo né di spazio, in altre parole, “inattuale”, che l’editore istaura con gli scrittori della Penisola. Se Consolo e Comisso permettono la duplice scoperta di un passato arcaico e indefinito, altri autori italiani determinano lo sguardo estetizzante del Promeneur. La ricerca della delicatezza testuale in Sorelle Materassi di Palazzeschi è alla base della sua riproposta in una nuova traduzione nel 1988. Ciò che appare con evidenza è l’interesse per l’osservazione, l’ossessione per il disegno e l’atmosfera, il desiderio di intuire, nella fugacità di un’epifania, l’antropologia più ampia e complessa di una morale quotidiana. Dalla volontà di immergersi nell’episodico nasce l’altro investimento fondamentale della casa editrice: Ennio Flaiano, cronista attento e spietato della quotidianità, che affida lo spirito più veritiero della sua opera all’osservazione della strada, in momenti fugaci, per lo più di ambientazione notturna, anticamera di uno spazio onirico. Lo stesso sguardo che si troverà nei libri di Mario Praz, da Gusto Neoclassico (1989) a Une voix derrière la scène (1991). La dimensione onirica e una ricerca estetica che dal testo si estende fino alla cura grafica delle copertine e alla composizione dei volumi avvicinano Mauriès alla visione di Franco Maria Ricci con cui instaurerà un proficuo rapporto non solo professionale, ma anche personale.

Questo percorso ondulatorio, capace di abbracciare orizzonti spaziali, temporali ed estetici diversi e apparentemente contrapposti, porterà la collana «Le Promeneur», al momento del suo ingresso nel gruppo Gallimard, a ospitare 33 titoli italiani a fronte dei soli 19 attinti dall’universo letterario francese e dei 22 della letteratura inglese. Un investimento ben preciso, dunque, la cui unità era garantita dalla silhouette in controluce del Promeneur immobile, incisa sulle copertine dei volumi e che, attraverso la riscoperta di figure ai margini del canone ufficiale, era riuscita, infine, a ritagliarsi uno spazio proprio e chiaramente riconoscibile.

 

Bibliografia

 

Bokobza, Anaïs. « La vogue de la littérature italienne ». Translatio, édité par Gisèle Sapiro, CNRS Éditions, 2008, https://doi.org/10.4000/books.editionscnrs.9481

Bokobza, Anaïs. Translating Literature: From Romanticized Representations to the Dominance of a Commercial Logic : the Publication of Italian Novels in France (1982– 2001), tesi di dottorato, Fiesole, European University Institute, 2004

Cartal, Élodie. La réception de la littérature italienne en France des années 1980 à 2002, tesi di laurea, Université de Grenoble, a.a. 2009– 2010

De Cristofaro, Marco, Metamorfosi di paesaggi ideali: il ruolo di Patrick Mauriès e Le Promeneur nella ricezione della letteratura italiana in Francia, in A. Patat & B. Poitrenaud-Lamesi (a cura di), Passeurs. La letteratura italiana del Secondo Novecento fuori d’Italia: ricezione e immaginario (1945-1989), Peter Lang, Bruxelles, 2021, pp. 95-115

Description raisonnée d’une jolie collection de livres. Le Promeneur, vingt ans d’édition, Gallimard, Paris, 2009

Lippolis Anna Sofia (2023). “Italian Nostalgia: National and Global Identities of the Italian Novel.” Journal of Cultural Analytics, 8(2), 1-21 [10.22148/001c.68341].

 

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