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4 Marzo 2021

Da Stoccolma: Maria Sica, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, intervista Pernilla Ståhl (Palaver Press)

Potresti presentare brevemente la tua casa editrice e spiegare come avviene la scelta di titoli italiani da presentare ai lettori svedesi? Ci sono generi che preferisci o che magari vengono esclusi?

Palaver Press è stata fondata nel 2018 ed è guidata da me e Anna Smedberg-Bondesson. Siamo entrambe molto interessate alla letteratura italiana, di cui abbiamo una conoscenza approfondita. Uno dei primi libri che abbiamo pubblicato è Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese. Conoscevamo la sua produzione letteraria ed eravamo davvero sorprese che non fosse stata ancora tradotta. Pubblichiamo sia prosa sia poesia, concentrandoci soprattutto su autori di grande valore ma ancora inediti in Svezia. Nei prossimi anni, ad esempio, pubblicheremo diversi libri dello scrittore indiano Amitav Ghosh (il cui ultimo libro è ambientato a Venezia), noto anche in Italia.

Come si colloca secondo te la letteratura italiana sulla scena svedese e in generale sul mercato internazionale?

Da molto tempo ormai si traduce soprattutto letteratura anglofona, a discapito di quella francese, tedesca e italiana. Di solito, i libri dell’Europa continentale pubblicati in Svezia hanno prima avuto successo in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. Si passa insomma attraverso il mercato anglosassone. Il mercato editoriale svedese è limitato numericamente e il pluralismo ne soffre, complice anche un sistema centralizzato di librerie. Le piccole case editrici svolgono quindi un ruolo importante per accrescere la varietà dell’offerta. Autori come Susanna Tamaro, Niccolò Ammaniti, Silvia Avallone e Roberto Saviano hanno avuto ottimo riscontro in Svezia, ma crediamo che ci sia spazio per altri scrittori italiani. Da tempo esiste una forte curiosità, un’esotica forza di attrazione reciproca fra la letteratura italiana e svedese.

Dopo il travolgente successo di Elena Ferrante, pari soltanto a quello di Umberto Eco con Il nome della rosa, su chi scommetteresti per raccontare un’Italia ancora da scoprire e con uguale forza di attrazione?

A livello internazionale, la letteratura italiana gode di una buona reputazione. L’effetto Ferrante ha sicuramente contribuito ad orientare l’attenzione su altri scrittori in qualche modo simili o comunque vicini a quel mondo, ma c’è la questione su quale autore/autrice italiano/a  diventerà “la prossima Ferrante”. La nostra casa editrice è a caccia! Potrebbe essere un immigrato di seconda generazione, qualcuno come Igiaba Scego, che racconta storie da una prospettiva diversa. E noi siamo interessati ad ascoltarle e proporle al pubblico dei lettori.

Come funziona per la tua casa editrice l’acquisizione dei diritti di un libro italiano, seguite i premi letterari italiani (Campiello, Strega), avete rapporti con il dipartimento di italianistica dell’Università, accogliete gli spunti dei vostri traduttori in italiano?

Anna Maria Ortese la conoscevamo già. La scelta di pubblicare prossimamente Marco Balzano, il cui romanzo Io resto qui uscirà in svedese ad agosto, nella traduzione di Helena Monti, deriva dalla segnalazione di un agente italiano, che aveva notato la nostra casa editrice grazie alla pubblicazione di Ortese. L’abbiamo letto e ne abbiamo discusso con la traduttrice.

Anche il premio Strega è importante. Inoltre, la nostra casa editrice ha avviato una collaborazione con un editore danese specializzato in letteratura italiana e, oltre a condividere segnalazioni e consigli su diversi autori, speriamo di poter acquistare insieme i diritti per la Scandinavia.

Dal tuo punto di vista il numero esiguo di traduttori letterari dall’italiano allo svedese condiziona la presenza della produzione letteraria italiana sugli scaffali delle librerie di Stoccolma?

Ci sono molti bravi traduttori e traduttrici in Svezia che traducono dall’italiano. Quello che viene pubblicato dipende anche da altri fattori, oltre al valore letterario. Per un piccolo editore può essere difficile raggiungere una certa visibilità, a prescindere dal titolo.

Come spieghi l’assenza di gialli italiani tradotti in svedese, in considerazione del fatto che questo genere è qui molto seguito e in Italia abbiamo una varietà di autori peraltro molti dei quali tradotti e apprezzati all’estero? Camilleri, De Giovanni, Carlotto, Carrisi, Manzini per citarne alcuni. Perché non ci sono giallisti italiani?

La risposta è semplicemente che ci sono già troppi giallisti svedesi bravi. La Svezia ha una posizione dominante in questo genere. Inoltre, la moda del giallo si sta esaurendo, mentre comincia a farsi strada sul mercato il genere del “feel-good”.

La letteratura rappresenta l’identita’ di un popolo e di un Paese, da quale libro o da quale autore bisognerebbe allora iniziare per presentare la cultura italiana in Svezia? Parlo di autori sia classici che contemporanei.

 Fra gli autori che mi sentieri di nominare c’è innanzitutto Elsa Morante, poi Elena Ferrante, Italo Calvino, Luigi Pirandello, Tomasi di Lampedusa e poi Alda Merini, Pier Paolo Pasolini, Antonella Anedda e Anna Maria Ortese.

 

 

Credits dell’immagine: Biblioteca dell’Istituto Italiano di Stoccolma 

 

 

 

 

 

 

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