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1 Luglio 2020

Il successo internazionale dei vincitori del Premio Strega

Il Premio Strega è il più prestigioso riconoscimento letterario italiano. Ogni anno i dodici finalisti, gli autori della cinquina e il vincitore assoluto beneficiano di una particolare visibilità nazionale e vedono spesso le loro vendite lievitare. Ma quanto incide questo ambito riconoscimento sulla fortuna internazionale degli autori selezionati? Quanti di essi, in media, vengono tradotti e in quali lingue?
Per dare risposta a queste domande ci siamo rivolti, da un lato, a Stefano Petrocchi, che da molti anni è il direttore del Premio, dall’altra a una giovane ricercatrice, Diletta Capuano, che ha dedicato la sua tesi di laurea magistrale proprio al tema del successo internazionale delle opere premiate dallo Strega.

La parola, in primo luogo, è a Stefano Petrocchi.

L’impatto del Premio Strega sulle traduzioni dei libri premiati è storicamente uno dei primi segni dell’incidenza del nostro riconoscimento nel mondo letterario italiano. Scriveva Elsa Morante a Maria Bellonci che le edizioni straniere dei suoi libri erano considerevolmente aumentate dopo la vittoria dell’Isola di Arturo nel 1957, con due anni di anticipo sul primo vero bestseller premiato, Il Gattopardo. Da alcuni anni tutti i Premi Strega vengono tradotti almeno nelle lingue europee più diffuse e molti escono anche negli Stati Uniti. Il fattore nuovo semmai è dato dalla regolarità con cui raggiungono un cospicuo successo di vendite anche all’estero: i romanzi di Paolo Giordano e Paolo Cognetti, ad esempio, premiati rispettivamente nel 2008 e nel 2017, hanno toccato i primi posti in classifica in vari Paesi europei.

Sul piano internazionale, quali sono le iniziative che il Premio Strega ha preso negli ultimi anni?

Ogni anno collaboriamo con più di venti Istituti Italiani di Cultura nel mondo, i quali contribuiscono a formare l’ampia giuria del Premio Strega, selezionando circa duecento votanti (10 per ogni sede) tra gli appassionati di cultura e letteratura italiana residenti nei rispettivi Paesi: italianisti, giornalisti, traduttori, editori, librai. Ogni anno i cinque autori finalisti, in giugno, e il vincitore, nei mesi successivi, fanno visita ad alcuni Istituti, perlopiù europei, per un incontro con i giurati locali e con il pubblico. Negli anni abbiamo toccato le sedi di Atene, Berlino, Bruxelles, Lione, Madrid, Mosca, Parigi, San Pietroburgo, Strasburgo, Vienna, Vilnius. In occasione di questo incontro gli Istituti di cultura predispongono traduzioni di brani dei libri in concorso che vengono diffuse al pubblico, alla stampa e agli editori locali.
Sul piano invece della promozione in Italia della narrativa di qualità prodotta all’estero, nel 2014 è stato istituito il Premio Strega Europeo, a cui ogni anno partecipano cinque romanzi recentemente tradotti in italiano e provenienti da cinque aree linguistiche diverse. Gli autori sono invitati a partecipare a incontri con il pubblico italiano svolti durante il Salone del Libro di Torino. Il premio viene assegnato da una giuria composta da venticinque scrittori finalisti e vincitori del Premio Strega.

A chiusura del breve incontro con Stefano Petrocchi, ricordiamo per sommi capi le regole del Premio e le sue scadenze.

Fondato nel 1947 da Maria e Goffredo Bellonci con il contributo di Guido Alberti (titolare della ditta che tuttora produce il Liquore Strega), il Premio viene assegnato ogni anno a un libro di narrativa italiana da una giuria composta da 400 Amici della domenica (il nucleo storico dei votanti), 200 giurati all’estero, 40 lettori forti selezionati dalle librerie indipendenti italiane e 20 voti collettivi attribuiti da scuole, università, biblioteche e circoli di lettura. I dodici libri in concorso vengono selezionati a metà marzo da un comitato direttivo tra tutti i titoli proposti dagli Amici della domenica (ogni Amico può proporre, con il consenso dell’autore, un solo titolo). Gli autori in gara passano attraverso due votazioni che coinvolgono tutti i 660 aventi diritto: la prima, a metà giugno (quest’anno il 9), per eleggere la cinquina dei finalisti; la seconda, il primo giovedì di luglio (quest’anno il 2), per eleggere il vincitore.

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Per la sua tesi di laurea, Diletta Capuano (Università “La Sapienza”, Roma) ha consultato i cataloghi delle biblioteche nazionali dei principali Paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito e Spagna). Questa indagine le ha permesso di individuare, lungo un arco cronologico che va dal 1947 (anno di nascita del Premio) al 2015, ben quattrocentocinque traduzioni di opere vincitrici del premio Strega: centotrentatré in tedesco, centoquattro in francese, novantacinque in castigliano, quarantacinque in inglese, venticinque in catalano, due in galiziano e una in basco.

Dai risultati della ricerca condotta da Diletta Capuano emerge che Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è in assoluto l’opera, tra quelle che hanno vinto lo Strega, più tradotta, con settantuno edizioni in lingua straniera; al secondo posto si colloca Il nome della rosa di Umberto Eco, con quarantatré edizioni tradotte. Seguono La bella estate di Cesare Pavese, uscito in ventiquattro edizioni straniere. Tre romanzi firmati da donne – L’isola di Arturo di Elsa Morante, Non ti muovere di Margaret Mazzantini e Lessico famigliare di Natalia Ginzburg – contano rispettivamente diciassette, sedici e quindici edizioni tradotte. La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano annovera dodici edizioni in lingua straniera, Le lettere da Capri di Mario Soldati undici traduzioni. Le Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani e La chiave a stella di Primo Levi raggiungono quota dieci edizioni tradotte nel totale dei paesi considerati.
Sono dunque undici le opere vincitrici dello Strega pubblicate in più di dieci edizioni straniere; per le restanti quarantasette, i numeri sono sensibilmente inferiori: ventitré quelle tradotte tra quattro e nove volte, ventiquattro quelle di cui sono state pubblicate da una a tre edizioni straniere.

In conclusione, afferma Diletta Capuano, la vittoria dello Strega, oltre a segnare spesso un punto di svolta nella carriera di uno scrittore e a favorire un considerevole aumento delle vendite del libro premiato e delle relative ristampe e nuove edizioni, apre importanti prospettive di riconoscimento anche oltrefrontiera. Esso costituisce in molti casi la spinta decisiva all’acquisto dei diritti di traduzione dell’opera vincitrice da parte di case editrici straniere. Molti scrittori hanno potuto conquistare un successo internazionale che per lo più non avevano avuto prima che lo Strega ne imponesse il nome all’attenzione di un vastissimo pubblico. Talora poi il successo non riguarda i soli libri premiati: lo Strega, infatti, mette in moto una più larga azione di “recupero” delle opere dell’autore vincitore pubblicate prima dell’assegnazione del premio, che si trovano, talora inaspettatamente, riportate alla ribalta per un effetto di riverbero. A conti fatti, la prodigiosa fascetta gialla che adorna i libri vincitori del Premio Strega si conferma un efficace passaporto con cui affacciarsi sui mercati internazionali.

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I dodici finalisti del Premio Strega 2020:

Silvia Ballestra, La nuova stagione (Bompiani);
Marta Barone, Città sommersa (Bompiani);
Jonathan Bazzi, Febbre (Fandango Libri);
Gianrico Carofiglio, La misura del tempo (Einaudi);
Gian Arturo Ferrari, Ragazzo italiano (Feltrinelli);
Alessio Forgione, Giovanissimi (NN Editore);
Giuseppe Lupo, Breve storia del mio silenzio (Marsilio);
Daniele Mencarelli, Tutto chiede salvezza (Mondadori);
Valeria Parrella, Almarina (Einaudi);
Remo Rapino, Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio (Minimum Fax);
Sandro Veronesi, Il colibrì (La nave di Teseo);
Gian Mario Villalta, L’apprendista (SEM).

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