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8 Marzo 2023

Intervista a Fiammetta Biancatelli (Walkabout Literary Agency)

Autore:
Paolo Grossi

Fiammetta Biancatelli ha alle spalle una lunga esperienza in ambito editoriale e oggi dirige la Walkabout Literary Agency, una delle più dinamiche agenzie letterarie italiane. Nell’intervista concessa a newitalianbooks, sottilinea il ruolo sempre più importante che negli ultimi anni youtuber, instagramer e tiktoker hanno assunto nel mercato editoriale italiano.

 

Attraverso quale percorso è arrivata a svolgere l’attività di agente letterario?

Sin dall’infanzia sono stata una forte lettrice e ho sempre sognato di lavorare nel mondo editoriale. Dopo gli studi e un periodo all’estero, ho avviato l’attività di traduttrice letteraria e quasi parallelamente sono stata uno dei cinque soci fondatori della casa editrice nottetempo. Successivamente, ho avuto diverse esperienze come Responsabile ufficio stampa per editori e Festival, ampliando ulteriormente il mio bagaglio professionale. Nel 2014, ho capito che potevo fondere tutte le competenze acquisite in un’unica professione, quella di Agente Letterario, e con Ombretta Borgia e Paolo Valentini (che poi è tornato a lavorare presso un editore), abbiamo fondato Walkabout Lit. Ag.

 

Rispetto agli anni del suo esordio professionale nel mondo editoriale, come è cambiata la situazione dell’autore? Un tempo, pochi scrittori avevano un agente. Perché oggi è pressoché indispensabile…?

Negli ultimi 25 anni il mondo editoriale è molto cambiato, è cambiato il prodotto editoriale, ma anche il mercato e quindi le logiche di tutti gli addetti ai lavori. In libreria troviamo libri scritti non solo da scrittori, esperti, giornalisti, ma anche da sportivi, conduttori tv, cantanti, musicisti, ecc. fino ai giovanissimi youtuber, instagrammer o tiktokers, ecc. La promozione online/social è diventata determinante, così come la vendita dei libri negli store online sta surclassando quella in libreria. Ma senza entrare nello specifico delle grandi trasformazioni, in Italia fino a una decina di anni fa, soltanto gli scrittori affermati si affidavano a un agente letterario, a differenza invece degli scrittori anglosassoni, sia affermati che esordienti, che da oltre mezzo secolo prima di cercare un editore, si assicurano un agente letterario. La normativa sul diritto d’autore è in continuo aggiornamento con il diffondersi di nuovi mezzi di adattamento e nuove tecnologie, (serie tv, podcast, piattaforme di streaming, ecc.) cosa che ha portato a inserire nei contratti nuove clausole. Insomma, un autore difficilmente sarebbe in grado di gestire una trattativa, un’asta, o esaminare un contratto editoriale o di opzione cinematografica. Anche e soprattutto per uno scrittore esordiente, che spesso arriva con un progetto editoriale non del tutto maturo, l’agente può avere un ruolo determinante per quanto riguarda il lavoro sul testo, per la tutela nel momento in cui si firma il primo contratto editoriale, e per l’impegno in campo di diritti esteri e cinematografici. Gli editori, inoltre, ricevono così tante proposte dagli esordienti che non riescono a vagliarle tutte e gli agenti quindi svolgono anche un ruolo di filtro. Aggiungerei poi che il ruolo di intermediario svolto dall’agente letterario, permette allo scrittore di avere un rapporto con l’editore esclusivamente professionale, delegando all’agente le incombenze amministrative e finanziarie.

 

A quali settori dell’editoria è più particolarmente dedicata la sua agenzia? 

La nostra agenzia di base non esclude nessun genere letterario, il nostro lavoro di scouting ha dato la possibilità a numerosi autori di esordire con la grande e media editoria, in diversi generi. Indubbiamente, gli autori e i libri rappresentati riflettono anche il nostro gusto, quindi sicuramente la literary fiction, la narrative non-fiction, il romanzo storico, la crime fiction, la narrativa upmarket, sono maggiormente presenti, ci interessa comunque che ci sia una cifra autoriale e stilistica nella narrativa che rappresentiamo. Ci appassionano molto anche la divulgazione culturale, scientifica, letteraria e storica, i libri per ragazzi e giovani lettori, i memoir di alcune figure significative della storia, della politica e della cultura italiana. 

 

C’è il mercato nazionale e c’è quello internazionale: come vengono divise in agenzia queste due diverse attività?

In un’agenzia come la nostra, abbiamo una divisione di competenze tra amministrazione-contratti-diritti ed editoriale; l’editoriale riguarda il mercato nazionale, internazionale e quello cinematografico. 

 

Il successo di uno scrittore in patria non si traduce immediatamente in successo oltre frontiera. Quale “tipo” di scrittore vende bene all’estero? Quello più fortemente caratterizzato dalle sue origini nazionali (in altre parole, quello più “italiano”) oppure quello più internazionale? 

Sicuramente il successo di vendita di un libro in Italia facilita il lavoro all’estero, così come alcuni Premi Letterari come lo Strega o il Campiello e le trasposizioni cinematografiche. Ma è anche vero che alcuni bestellers italiani non hanno avuto il successo sperato quando hanno varcato la frontiera. La storia di una nazione condiziona la sensibilità del popolo e le inclinazioni o i gusti letterari, quindi è molto difficile generalizzare. In base alla mia esperienza, le storie più italiane, più legate alla nostra tradizione e al nostro passato, sono quelle che attraggono maggiormente l’interesse degli editori stranieri.

 

Alla luce della sua esperienza, quali tendenze vedi profilarsi nella narrativa italiana di questi anni? La letteratura di genere continuerà a crescere di peso? 

Negli ultimi anni, il genere non ha perso peso all’interno del mercato editoriale ma sicuramente si sono verificati alcuni cambiamenti. Sulla scia del successo mondiale della saga dell’Amica geniale, molti editori hanno lanciato o sono alla ricerca di saghe familiari italiane ambientate al Sud ma non solo (molto richieste anche all’estero). Si sta diffondendo da alcuni anni anche l’autofiction e il narrative non-fiction, che occupano sempre più spazio nel mercato editoriale nazionale. Le storie vere, la divulgazione storica, scientifica, mitologica, libri sul benessere, si stanno imponendo a scapito della saggistica che invece è uno dei segmenti in calo. Rispetto all’ultimo ventennio del ‘900, la produzione letteraria di questi ultimi anni, dimostra chiaramente di scommettere meno sulla narrativa letteraria e più su una narrativa di facile fruizione. 

 

Che cosa pensa delle sovvenzioni pubbliche alla traduzione di libri italiani in lingue straniere? (mi riferisco, più in particolare, a quelle del Ministero degli Affari Esteri e a quelle, di più recente creazione, del Cepell, Centro per il Libro e per la Lettura – Ministero della Cultura)

Le sovvenzioni pubbliche alla traduzione dei libri italiani in lingue straniere sono un grandissimo aiuto per la diffusione internazionale dei nostri autori. Per ogni Translation Grant indetto dal Ministero o dal Cepell, ci siamo impegnati fortemente per comunicare e sollecitare i nostri referenti internazionali, organizzando meeting online e/o viaggi esteri, sforzo che è stato sempre ripagato dai risultati. Ci tengo però a precisare che i translation grant proposti dal Cepell, non potendo il Cepell versare denaro all’estero, impongono al detentore dei diritti di anticipare il denaro all’editore straniero. Come è facile dedurre, per un grande editore anticipare fino a venti finanziamenti ricevuti (da 500 euro fino a 5.000 euro) non comporta grandi difficoltà, per agenzie letterarie come la nostra invece, è un impegno economico importante, in molti casi insostenibile, ragione per cui numerose agenzie hanno rinunciato in partenza a cavalcare queste opportunità. Come Adali, Associazione degli Agenti Letterari Italiani, stiamo cercando di proporre soluzioni alternative, praticate peraltro da altri paesi europei, che faciliterebbero il nostro lavoro e permetterebbero a tutti gli agenti letterari di farsi promotori di queste preziose opportunità offerte dal Cepell.

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