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27 Agosto 2020

Intervista a Simona Cives, responsabile della Casa delle Traduzioni di Roma.

Simona Cives è responsabile della Casa delle Traduzioni e dell’Area Attività culturali presso l’Istituzione Biblioteche di Roma Capitale. Ha pubblicato articoli e saggi su temi di biblioteconomia e letteratura.

Come è nata e qual è la missione della Casa delle Traduzioni di Roma?

La Casa delle Traduzioni, appartenente al sistema delle biblioteche di Roma Capitale, è nata nel 2011 con l’obiettivo di valorizzare il ruolo del traduttore e promuovere la diffusione dell’editoria italiana nel mondo. È un centro specializzato di documentazione che si propone come luogo di ricerca e di confronto per traduttori e scrittori a livello nazionale e internazionale; si compone di una residenza e di una biblioteca all’interno della quale si svolgono seminari e laboratori di traduzione finalizzati alla formazione permanente dei professionisti del settore. In Italia è l’unica biblioteca pubblica, con annessa residenza, dedicata alla traduzione.

Che cosa deve fare un traduttore che intenda presentare la propria candidatura a un soggiorno presso la Casa delle Traduzioni di Roma?

Il traduttore che intenda soggiornare presso la Casa delle Traduzioni deve inviare la propria candidatura, corredata della documentazione richiesta, seguendo le indicazioni presenti sul nostro portale. L’unico requisito richiesto per il soggiorno è avere un contratto di traduzione in essere o un valido progetto di ricerca. In ragione della specifica missione della Casa delle Traduzioni, ovvero la promozione dell’editoria italiana all’estero, si dà la preferenza ai traduttori dall’italiano e, in second’ordine, a traduttori di altre combinazioni linguistiche e a studiosi della materia.
Ai residenti è richiesto un contributo spese di venti euro al giorno; dal 2018, tuttavia, è possibile essere ospitati anche a titolo gratuito grazie alle borse di studio, erogate dal Centro per il Libro e la Lettura e conferite tramite bando, che vanno a coprire interamente le spese di viaggio e di soggiorno. Grazie alle borse di studio del Cepell nell’ultimo biennio sono stati ospiti della Casa delle Traduzioni quindici traduttori di provenienza europea ed extraeuropea impegnati su importanti progetti di traduzione di testi di letteratura italiana.

Quanti traduttori sono stati ospiti di Casa delle Traduzioni e come si svolge un soggiorno tipo di un traduttore ospite della Casa?

Dal 2011 ad oggi la Casa delle Traduzioni ha registrato circa 200 presenze. Ogni anno, infatti, la residenza accoglie mediamente 25 ospiti, tra traduttori e studiosi della materia. Durante il soggiorno, che può variare da un minimo di due settimane a un massimo di 45 giorni, i traduttori dispongono di una camera con bagno, di una cucina in comune, collegamento wi-fi e accesso illimitato alla biblioteca. Alla giornata di lavoro negli spazi della Casa delle Traduzioni spesso si accompagnano momenti di incontro con autori ed editori italiani; la collocazione della residenza nei pressi di piazza Barberini, dunque in una zona centralissima della città, gioca certamente un ruolo di primo piano, perché favorisce i contatti con i colleghi e i vari professionisti del mondo dell’editoria. Ad alcuni ospiti della foresteria è richiesto, inoltre, di tenere seminari a beneficio dei colleghi italiani. Più in generale, ma questo vale per tutte le residenze, il traduttore ospite ha la possibilità di conoscere concretamente la cultura del paese in cui soggiorna e di “respirare” la lingua dalla quale sta traducendo.

Vi sono esperienze di collaborazione fra la Casa delle Traduzioni di Roma e la rete degli Istituti Italiani di Cultura?

Con alcuni Istituti Italiani di Cultura è stato avviato un rapporto di collaborazione assai felice. Con Laura Pugno, ad esempio, è stato creato un nuovo premio alla traduzione dall’italiano in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid. Il premio consiste nella copertura delle spese di viaggio, a carico dell’Istituto, e in una settimana di soggiorno gratuito a Roma presso la Casa delle Traduzioni. Il vincitore della prima edizione è Carlos Gumpert, professionista di grande esperienza e autore della traduzione in spagnolo di M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega 2019.
Con l’Istituto Italiano di Cultura di Città del Messico ormai da qualche anno la Casa delle Traduzioni collabora, grazie all’impegno di Barbara Bertoni e insieme all’Ambasciata svizzera in Messico e al laboratorio Traduxit, all’organizzazione del Premio “M’illumino d’immenso”, per la migliore traduzione di due componimenti poetici in lingua italiana, uno di un poeta italiano e uno di un poeta svizzero di lingua italiana. Il successo dell’iniziativa ha fatto nascere una secondo analogo premio, in questo caso in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura del Cairo, per la migliore traduzione dall’italiano in arabo. Ai vincitori di entrambi i premi sarà offerto un soggiorno gratuito di una settimana presso la nostra residenza.
Infine, con l’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne è in corso una pluriennale attività di collaborazione: ogni anno a un traduttore australiano vincitore del Premio alla traduzione viene data la possibilità di soggiornare gratuitamente, per un periodo di quattro settimane, presso la Casa delle Traduzioni, grazie al sostegno economico dell’Istituto di cultura australiano che si fa interamente carico delle spese di viaggio e di soggiorno.

Quali iniziative ritiene possano essere prese per conferire maggior visibilità alla figura del traduttore, spesso trascurato dagli editori (che ne dimenticano il nome in copertina) e dai recensori (che di rado ne ricordano il lavoro…)?

Negli ultimi anni in Italia si è fatto moltissimo per conferire maggiore dignità e visibilità alla figura del traduttore: sono nate le Giornate della traduzione letteraria, giunte ormai alla diciottesima edizione, si sono moltiplicate le occasioni di approfondimento presso fiere e saloni dell’editoria, è stata fondata la Rivista online Tradurre, strumento fondamentale di aggiornamento professionale e bibliografico per il settore, è nata la Casa delle Traduzioni, che fin dall’inizio ha collaborato con le principali associazioni di categoria per promuovere un maggiore riconoscimento della figura del traduttore su un piano non solo giuridico ma più in generale culturale. A tal proposito, molto importante è anche l’esistenza della rete europea delle Case e collegi del traduttore RECIT (Réseau Européen des Centres Internationaux de Traducteurs littéraires), che offre il suo impegno per favorire la mobilità del traduttore e per promuoverne un maggiore accreditamento in ambito europeo. Certamente, se ancora oggi recensori anche noti omettono di citare il nome del traduttore, molti altri, invece, collocano il nome del traduttore all’interno della loro recensione come garanzia di qualità; allo stesso modo non tutti, ma moltissimi editori pongono ormai il nome del traduttore sul frontespizio, ottemperando, peraltro, a un obbligo di legge; i più virtuosi arrivano a valorizzarlo sulla stessa copertina. Sul tema della visibilità del traduttore c’è comunque ancora tanto da fare e la Casa delle Traduzioni manterrà vivo il suo impegno. Ma, al di là delle specifiche attività, generalmente rivolte agli specialisti della materia, o spesso anche a studenti e a lettori forti, un’istituzione culturale può e deve assumersi il compito di operare su un piano più ampio e, di promozione della lettura in maniera trasversale, confrontandosi con tutti i lettori e in primis con i più giovani, con i ragazzi delle scuole, perché comprendano che un testo tradotto di qualità è il risultato del lavoro di intermediazione operato da un professionista di grande cultura e competenza.

La Casa delle Traduzioni ha in programma particolari iniziative per il prossimo futuro?

L’attuale fase di emergenza sanitaria ha costretto anche la Casa delle Traduzioni a sospendere e a rimodulare la programmazione delle attività, condotte al momento per lo più da remoto. Non appena ci saranno le condizioni, la residenza sarà resa nuovamente disponibile ai traduttori e saranno riprese tutte le iniziative già in calendario.
Per la programmazione delle attività culturali da qualche anno la Casa delle Traduzioni si avvale del sostegno di un Comitato scientifico, costituito da sei specialisti della materia che operano a titolo consultivo. Per il prossimo futuro l’idea è quella di lavorare con maggiore impegno sulla lingua italiana: vediamo infatti che molti giovani che si avviano alla professione di traduttore hanno talora una non adeguata conoscenza e consapevolezza dell’uso letterario non tanto della lingua di partenza quanto della lingua d’arrivo.

Alla presidenza del Cepell è stato da poco nominato Diego Marani, scrittore ma anche linguista e traduttore. Quale proposte intende presentare al nuovo Presidente?

Al nuovo Presidente del Centro per il Libro Diego Marani, che conosce dall’interno il lavoro del traduttore e il mondo della traduzione, inviamo innanzitutto i migliori auguri di buon lavoro. Quello che gli chiediamo è di sostenere il lavoro della Casa delle Traduzioni, così come è stato fatto in questi anni, e di continuare a incoraggiare la promozione dell’editoria italiana e la mobilità del traduttore grazie alle borse di studio Cepell già destinate alla residenza. La nostra proposta, inoltre, è di favorire l’incontro dei traduttori dall’italiano con i nostri scrittori, perché possano conoscere le loro opere e proporle alle case editrici estere. Per lo svolgimento di questi incontri, penso alla Casa delle Traduzioni come anche alla Casa delle Letterature, pure afferente al sistema delle Biblioteche di Roma. Ma questo l’ha già proposto lo stesso Presidente Marani.

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