Intervista a Alice Flemrová, traduttrice ed editrice – Edizioni Meridione, Praga
Autore: Marialuisa Pappalardo, Direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura di Praga

Quando si pronuncia il suo nome, il collegamento immediato è all’Italia. Ha ottenuto vari premi per i suoi saggi e le sue traduzioni, che sono più di cento. Con la versione ceca di Hanno tutti ragione di Paolo Sorrentino ha ottenuto il premio Jungmann, Massima distinzione cui nel suo paese un traduttore possa aspirare. Oltre a essere riconosciuta come una delle più importanti italianiste della Repubblica Ceca, Alice Flemrová ha insegnato per diversi anni alla facoltà di italianistica di Praga, dove ha formato un’intera generazione di traduttori e studiosi.
Quando è nata la prima idea di fondare Meridione e cosa l’ha spinta a lanciarsi nell’avventura editoriale?
Tra la nascita dell’idea e la nascita della casa editrice c’è stato un periodo di lunga gestazione. Alla fine, sono stati i cambiamenti avvenuti nel mondo editoriale e in quello accademico che mi hanno spinto a realizzare quello che molta gente considerava “una follia”. Il mio lavoro all’Università diventava sempre meno libero e sempre più subordinato a una serie di regole e direttive insensate. Da filologa seguivo da vicino e con crescente preoccupazione la svalutazione del lavoro del traduttore. Il lavoro del mediatore culturale non veniva apprezzato in nessun modo, come se un italianista (o un anglista, ispanista etc.) non dovesse mantenere il dialogo anche con il pubblico nazionale. E dall’altra parte mi dava fastidio il lavoro poco professionale di alcune componenti del mondo editoriale: l’editing inesistente o superficiale, copertine orrende e impaginazioni fatte con i piedi…
Come definirebbe la vostra linea editoriale? Quali collane avete aperto e come si caratterizzano?
Per ora abbiamo avviato cinque collane: quella dei “Classici moderni”, che rimarrà l’unica puramente italiana, con cui intendiamo pagare il debito nei confronti dei grandi autori e autrici dell’Otto e Novecento che sono sconosciuti o dimenticati nella Repubblica Ceca. C’è poi “Prosa contemporanea” in cui oltre agli italiani pubblicheremo anche scrittori di altri paesi del Sud europeo. Quest’anno, per esempio, abbiamo in cantiere un romanzo sloveno e uno portoghese. La terza collana è “Memorie”, dedicata alle autobiografie e alla memoria collettiva. Abbiamo poi una collana per i più giovani, “Bambini e ragazzi”, dove vogliamo promuovere illustratori cechi. La quinta si chiama “Relax”, e per ora offre titoli di genere poliziesco. Ci sarebbe poi anche una sesta collana “Viaggi e luoghi” che però, in questa fase, è solo programmata. L’idea che sta alla base del nostro progetto editoriale è sempre stata di rivolgersi a un pubblico il più ampio possibile, senza distinzione di genere, età, gusti o esperienza di letture particolari.
Il settore editoriale è in crisi, si legge sempre meno, e questo vale persino in Repubblica Ceca, paese che può sicuramente vantare una percentuale di lettori forti molto più alta rispetto all’Italia. In questo contesto, non è un po’ temerario fondare una nuova casa editrice indipendente rivolta primariamente a un settore di nicchia, come quello della letteratura italiana? E perché si chiama Meridione?
Della crisi del settore editoriale si sta parlando almeno da quindici anni, dei lettori che non leggono si lamentavano già gli autori alla fine dell’Ottocento. Non è questo che mi spaventa. Il vantaggio di una casa editrice piccola è che non ha bisogno di milioni di lettori per sopravvivere, gliene bastano pochi ma buoni, nel senso di assidui e fedeli. Ovviamente, se uno pensa solo in termini di profitto economico, fondare una nuova casa editrice può sembrare una follia. Meridione si chiama proprio così perché vogliamo diventare il punto di riferimento per tutti quei lettori cechi che vogliono conoscere meglio il Sud nel concetto più vasto del termine. La nostra casa editrice ha l’ambizione di diffondere cultura, informazioni, emozioni, bellezza, insomma tutto quello che può offrire la letteratura. Non a caso, il nostro motto recita: “Siamo la vostra finestra sul Sud”. A differenza delle grandi case editrici che sfornano a mio avviso una esagerata quantità di libri, noi vogliamo offrire ai lettori solo i titoli la cui qualità possiamo “garantire” personalmente. Proprio la nostra specializzazione di nicchia può diventare il nostro punto di forza. In questa fase è certamente ancora troppo presto per fare bilanci, e non è detto che riusciremo a farcela, ma per me non provarci sarebbe stato il fallimento più grave.
Quali sono gli svantaggi e i vantaggi di conoscere il lavoro editoriale da un punto di vista così specifico, quali sono dunque i vostri punti di forza e gli aspetti del mestiere con i quali avete invece fatto più fatica a misurarvi?
Durante la mia lunga carriera di traduttrice ho imparato molto sul lavoro editoriale, ho fatto scouting letterario, consulenza editoriale, ho preparato richieste di sovvenzioni, scritto le quarte di copertina, medaglioni degli autori, ho fatto editing, la correttrice di bozze, e ho organizzato incontri con autori, letture, dibattiti. La vera sfida è orientarsi nel complesso sistema amministrativo e burocratico. Anche se abbiamo una contabile, molte cose in ambito amministrativo e marketing abbiamo dovuto impararle da sole e spesso al volo.
Non di rado i traduttori si lamentano della mancanza di coraggio degli editori: molte delle loro proposte più interessanti vengono respinte perché considerate invendibili. Come è cambiato il vostro modo di vedere i libri da quando avete assunto anche il ruolo di editori?
Il mio non è cambiato, anzi: alla fine abbiamo fondato Meridione soprattutto per poter pubblicare i libri che vogliamo e come li vogliamo. Ovviamente non possiamo pubblicare soltanto i libri che hanno già in partenza un basso potenziale di vendibilità, ma a volte bisogna anche rischiare e cercare di “formare” i propri lettori, alzare il loro orizzonte di aspettativa, sorprenderli e non assecondare quelli che potrebbero essere gusti ordinari.
A fondare Meridione insieme a lei sono state altre due traduttrici dall’italiano, Sára Rodová e Monika Štefková. Delle sue socie, una è sua figlia, l’altra ha fatto il dottorato con lei. All’interno di Meridione vige la democrazia o nella redazione e al momento di prendere le decisioni fa valere la sua autorità? Come scegliete i libri da pubblicare?
Diciamo che vige la democrazia anche se io a volte devo fare valere la mia autorità, basata su un’esperienza più lunga. Il nostro parere e i nostri gusti non concordano sempre, ma per ora siamo sempre riuscite a trovare un accordo. Alcuni libri avevo in mente di pubblicarli già da tempo, questo riguarda soprattutto i classici moderni. Ma scegliamo sempre in base alle nostre letture, spesso ci consultiamo anche con altre traduttrici e traduttori con cui collaboriamo. Il libro ci deve parlare, ci deve illuminare, non ci interessano le mode o i trend editoriali del momento.
Quanto sono importanti i contributi alla traduzione per una attività come la vostra?
Purtroppo, ci sono editori che chiedono incentivi anche per libri molto mainstream, invece i contributi sono importanti proprio per poter offrire ai lettori più esigenti quei libri che sono più impegnativi e quindi non vendono numeri importanti. Non va mai dimenticato che chi traduce tali libri merita una retribuzione più alta, anche se di solito non si tratta di titoli lucrativi. La traduzione delle cosiddette belles lettres, insomma di opere dal forte valore letterario, è un’occasione importante di dialogo tra le culture e le epoche. Ma è anche uno strumento per la creazione di un patrimonio culturale comune e condiviso tra diverse nazioni, che non può essere valutato solo in termini di vendibilità.
