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18 Dicembre 2025

Intervista a Irene Pepiciello (Viva Agenzia)

Autore: Federica Malinverno

Intervista a Irene Pepiciello (Viva Agenzia)

Irene Pepiciello è nata a Roma. Laureata in lingue, dopo alcune esperienze di studio e lavoro all’estero, ha maturato una competenza ventennale come ufficio diritti e traduttrice in varie realtà editoriali, diventando poi un’agente nel 2017. A inizio 2025 fonda con Chiara Melloni l’agenzia letteraria Viva.

 

Come avete deciso di fondare Viva Agenzia?

Era arrivato un momento in cui desideravamo avere non solo un’autonomia operativa, ma anche decisionale. Io e Chiara [Melloni, le due fondatrici dell’agenzia] abbiamo più di vent’anni di esperienza nel settore, ed eravamo pronte a camminare con le nostre gambe. In tanti anni di lavoro, in effetti, abbiamo sviluppato gusti, inclinazioni, preferenze in diversi ambiti.

 

Com’è strutturata l’agenzia?

In agenzia siamo io e Chiara, ci avvaliamo di una fidata e preziosa rete di subagenti per lavorare i diritti di traduzione dei nostri libri all’estero, di alcuni lettori per la valutazione dei dattiloscritti e di una consulenza per l’audiovisivo, dato che, oltre a gestire i diritti di traduzione dei libri dei nostri autori, ci occupiamo anche dei diritti audiovisivi. Io e Chiara siamo in supervisione su tutto e siamo in filo diretto perché ci piace confrontarci su scelte manageriali, finanziarie, progettuali. In più, ciò è necessario perché abbiamo due personalità diverse, sebbene abbiamo gusti molto affini, e confrontarsi è sempre un arricchimento. Siamo socie fondatrici, quindi abbiamo un occhio su tutto entrambe.

 

Hai parlato di gusti, inclinazioni, preferenze…  Come si traducono a livello di catalogo e di scelte autoria

Siamo aperte a tutti i generi. Tra gli autori che rappresentiamo ci sono personalità molto eterogenee, l’offerta è molto ricca. Quello che tiene insieme tutto è che per noi è necessario lavorare a progetti in cui crediamo: non c’è un titolo o un autore che non ci convinca. Tra l’altro, proprio la possibilità di inaugurare una realtà nuova ci ha permesso di fare questo tipo di scelta. Si va dal saggista, alla romanziera, all’autrice di graphic novel senza un filo rosso che li connetta, se non quello del nostro gusto. In effetti, per noi è fondamentale occuparci della qualità e promuoverla, e speriamo che questo si traduca in termini di vendite, prestigio e riconoscimento per gli autori. Un’altra condizione importante per noi è che il rapporto con gli autori sia di totale fiducia, da una parte e dall’altra: dobbiamo poterci sintonizzare con gli autori e le autrici in modo limpido e sereno.

 

Pensate che ci sia un limite di autori o progetti che una struttura delle vostre dimensioni può seguire?

Sarebbe prematuro darci un limite. Essendo agli inizi abbiamo potuto resettare la macchina, organizzare le prime fiere, trovare i consulenti, far partire gli ingranaggi… a modo nostro. C’è sempre spazio per bravi autori e brave autrici.

 

Quali sono i primi autori e progetti che avete venduto all’estero come Viva Agenzia?

La nostra prima vendita come Viva Agenzia è stata un testo di backlist. Appena uscito non aveva suscitato interessi particolari, ma poi, dopo qualche mese, è stato venduto e quindi questo non fa che confermare che la contemporaneità non è sempre una condizione necessaria alla vendita: alcuni titoli possono funzionare anche mesi e anni dopo la prima pubblicazione in Italia. Anche il nuovo romanzo di Letizia Pezzali, Un animale innocente (Einaudi Stile Libero, 2025), ha riscontrato grande interesse: i diritti di traduzione sono stati venduti in alcuni territori e stiamo riscontrando pareri positivi per una possibile trasposizione audiovisiva, perché è un libro che ha un respiro molto internazionale.

 

È così difficile per un testo italiano essere tradotto in lingua inglese? Quando ciò accade, questa traduzione apre le porte?

Sì, è difficile ottenerla e sì, quando succede apre delle porte. Certo, un limite esiste, spesso gli editori anglosassoni aspettano che il libro ottenga delle vendite, dei premi… Insomma, ci deve essere una base molto solida per generare un interesse. La vendita dei diritti in lingua inglese è qualcosa a cui in genere si può ambire dopo che si sono gettate delle basi concrete in Europa.

 

Cosa rappresentano per voi i traduttori?

I traduttori per noi sono una risorsa insostituibile. Spesso sono i primi ad essere informati su bandi e finanziamenti, e anche loro agiscono un po’ come dei promotori, degli scout. Il loro lavoro somma varie mansioni e spesso anche loro si fanno sponsor dei libri che vogliono tradurre. Certo, ora c’è il tema dell’intelligenza artificiale, ma c’è tutto un cono d’ombra che il lettore non conosce e noi addetti ai lavori comprendiamo un po’ di più.  A mio avviso, non è possibile replicare con una macchina le idee e le intuizioni che un essere umano può avere nel momento in cui si rapporta con un romanzo, né riprodurre le connessioni che un traduttore può stabilire con un editor straniero che potrebbe amare quell’opera. Quindi viva i traduttori e viva il lavoro che fanno!

 

 

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