interviste
25 Settembre 2025

Intervista a Piero Somaglino, direttore editoriale di Edizioni SEB27

Autore: Paolo Grossi

Intervista a Piero Somaglino, direttore editoriale di Edizioni SEB27

Piero Somaglino, a quella di editor preferisce la qualifica artigianale di redattore editoriale, attività che gli permette di campare da oltre trent’anni. In precedenza, si è impicciato di teatro, del suo fare e della sua storia, quanto di un numero congruo di altre occasionali corbellerie. Avendo consumato parecchio del suo tempo tra le bramosie degli autori e le riluttanze dei lettori, ha acquisito una distaccata consapevolezza sul senso del far libri e sulla «infinita vanità del tutto». Quando non si applica al mestiere, fondamentalmente legge per sollazzo, pratica amaca e viaggia per il continente in bicicletta. Nel 2021, in occasione dei trent’anni di Edizioni SEB27, ha pubblicato il volume Avere una musa di fuoco, un vagabondaggio narrativo, un’allegoria del teatro tra la rievocazione storica e un definitivo omaggio ai propri maestri.

 

 

Può raccontare in breve ai lettori di newitalianbooks come sono nate le Edizioni SEB27 (la loro storia, l’origine del loro nome, il loro programma)?

 

Edizioni SEB27 è stata concepita all’inizio degli anni Novanta. Gli ha fatto da incubatrice il mondo che condivideva una certa idea del teatro, quella che Gian Renzo Morteo aveva cercato di definire nella sua Ipotesi sulla nozione di teatro (1972, 2019). Con Marco Chianale, Paola d’Altoè, Fabrizio Dassano ci siamo appassionati alla ricerca, fatto esperienza di scrittura, di redazione, impaginazione e stampa con “Linea teatrale”, rivista di studi tra territorio e università. Noi quattro, come tutti i giovani fuoriusciti da quella che allora si chiamava Facoltà di Lettere e Filosofia, eravamo stati fantasmi operosi di svariate case editrici o cronisti di “imperdibili” eventi locali per testate più o meno significative. Mettendo insieme la fame con la sete abbiamo iniziato con una società di servizi editoriali, che divenne ben presto anche un’insegna di edizioni. Lo decidemmo una sera in osteria, quando l’entusiasmo inzuppato nell’ottimo vino “schifoso” prevalse sull’opportunità. Il nome venne deciso poco più tardi, quando l’oste ci buttò in strada, per riuscire finalmente a chiudere la bettola, e noi ci trovammo a prendere appunti sotto il bagliore di un lampione: il suo numero di matricola “SEB27”.

 

 

Quale itinerario ha conosciuto Edizioni SEB27 dal momento della loro creazione ad oggi? Vi sono stati cambiamenti di rotta o approfondimenti di percorso verso l’una o l’altra direzione?

 

Edizioni SEB27 ha avuto dalla nascita, il 1992, una propensione per la saggistica storica e per le questioni di valenza civile sulle quali si interroga il presente. Permane nel corso degli anni l’interesse per il teatro e la spettacolarità diffusa che si esprime nei volumi di studio e ricerca della collana “Linea Teatrale” che ha mutuato il nome dalla vecchia rivista fondata da Gian Renzo Morteo. In “Tamburi di Carta” l’attenzione sulla memoria si sposta dal saggio alla narrazione. Non mancano poi percorsi più specialistici come la collana “Psicoanalisi Lacaniana” o didattici come il progetto dedicato allo studio della lingua cinese “LCMS”. Nel realizzare l’intera offerta editoriale vengono sempre seguiti con scrupolo gli insegnamenti della tradizione: la grafica, la stampa, la legatura, la cura redazionale, sono una costante imprescindibile.

 

 

Come si presenta oggi il catalogo di Edizioni SEB27? Quali le ambizioni per il futuro?

 

Ci sono nel catalogo volumi destinati a durare nel tempo: molti i testi storici che mostrano le radici di questioni che si ramificano verso il presente proposti nella collana “Laissez Passer”. Lo storico Andrea Villa nelle sue Isole del sole ricostruisce la storia della colonizzazione italiana delle isole del Dodecanneso in un racconto avvincente. In Donne ai tempi dell’oscurità la storica italo-argentina Norma Berti riporta e analizza l’esperienza del carcere delle prigioniere politiche della dittatura di Videla; lei che è stata una di loro, descrive come un regime si possa accanire maggiormente su quelle cittadine che avevano dato doppiamente scandalo, come oppositrici del regime e come donne che di politica non avrebbero dovuto occuparsi. Una prospettiva femminile della lotta di liberazione dal fascismo, ma anche della lotta per acquisire credibilità nel mondo politico di un dopoguerra dominato dagli uomini, offrono i libri di Marisa Sacco, La pelliccia di agnello bianco, e quello di Marisa Ombra, La bella politica. Con qualità letteraria questi due volumi rendono testimonianza del valore di due donne che hanno rischiato la vita per riacquisire la libertà dalla dittatura, e della dedizione delle due autrici, durata tutta la vita, alla “bella politica” e alla memoria storica. Anche Esther Béjarano, musicista per forza nell’orchestra di Auschwitz, dedicherà gran parte della propria esistenza a ricordare gli abomini del passato e quelli che persistono; il volume La ragazza con la fisarmonica, ripercorre l’esperienza della deportazione ad Auschwitz e a Ravensbrück, ma analizza anche i rigurgiti di razzismo, di nazionalismo e di fascismo del presente. Esther Béjarano a 95 anni cantava con dei rappers per portare ai più giovani messaggi di pace e di fratellanza fra i popoli; dal palcoscenico ricordava l’esperienza dei profughi di ieri come di quelli di oggi, coloro che scappano dalle dittature, dalle guerre e da altre miserie. Di questi temi si occupava Esther Béjarano (che ci ha lasciato nel luglio del 2021) come se ne occupa da avvocato Maurizio Veglio, esperto di diritto dei migranti. Il giurista ha intitolato L’attualità del male il libro nel quale ha raccolto gli interventi di colleghi che come lui si occupano degli ultimi fra gli stranieri. La Libia dei Lager è verità processuale, questo il sottotitolo del volume: un’articolata analisi della sconvolgente sistematica violazione dei diritti umani dei migranti, nei campi di detenzione in Libia, perpetrata con le complicità politiche e materiali dell’Italia e dell’Europa, incuranti di esternare i propri confini in luoghi senza legge. Veglio è anche autore de La Malapena che affronta invece il vacuum di diritto, vigente sul territorio italiano nei luoghi di detenzione ed espulsione nei quali vengono rinchiusi i migranti a cui si nega la liceità del soggiorno. Il tema viene poi ampliato nel volume collettaneo Corpi reclusi in attesa di espulsione, pubblicato nella collana “Motivè” che illustra la detenzione amministrativa in Europa. Ma anche coloro che sono nati o cresciuti in Italia non riescono a ottenere i diritti che gli spetterebbero in un Paese civile: i Protagonisti di un paese plurale restano spesso Cittadini senza cittadinanza, come ben postulano i titoli di due libri della sociologa Roberta Ricucci, che ai figli degli immigrati ha dedicato anni di ricerca sul campo con la consapevolezza che il modo in cui viene affrontato il tema dei nuovi cittadini misuri il grado di civiltà di un Paese. Ancora l’avvocata Maria Concetta Tringali, nel suo Femminicidio e violenza di genere, analizza il fenomeno trasversale che persiste e che vede le donne impegnate in una lotta impari contro gli ex-partner violenti e uno Stato che con le sue leggi e istituzioni non le tutela come dovrebbe. Un libro in forma di dialogo fra un giurista di lungo corso, Paolo Borgna e un giornalista filosofo, Jacopo Rosatelli, ci racconta invece la storia della Magistratura negli ultimi 40 anni e la sua Fragile indipendenza. I fili tematici che attraversano le collane di saggistica si intersecano con quelli della collana “Tamburi di carta”, che ha un carattere più narrativo. La deutsche Vita è il racconto della giornalista Antonella Romeo, che ha vissuto per quasi vent’anni in Germania: esperienze e incontri professionali e privati, sui quali si riverbera il passato italiano e tedesco, dal Nazismo agli anni che seguono la Riunificazione tedesca. Della stessa autrice è il più recente Sgurbiol, la storia raccontata da una mezzadra e poi operaia modenese, Lelia, la cui vicenda personale accompagna il lettore nella storia sofferta degli anni di formazione della nostra Repubblica e i suoi drammatici precedenti.

 

Quali titoli del catalogo potrebbero essere a Suo avviso, di particolare interesse per un editore straniero?

 

Certamente molti dei titoli citati in precedenza e in particolare quelli che si presentano come strumenti di approfondimento sugli accadimenti contemporanei: Il disegno neoimperiale della Russia di Putin e le sue guerre oppure Giustizia e conflitti internazionali, riflessioni a partire da Ucraina, Israele e Gaza, per segnalarne ancora due recentissimi. Si tratta di raccolte di saggi storico-giuridici sul presente, hanno sicuramente un respiro internazionale o potrebbero destare interesse presso editori stranieri. Allo stesso modo anche i volumi di “Tamburi di carta” potrebbero essere goduti da lettori stranieri. Tra questi i già citati volumi di Antonella Romeo, La deutsche Vita (peraltro già pubblicato in Germania) e Sgurbiol; i racconti favolistici e surreali di Alfonso Cipolla, Orchi, antropofagi e macellai e Cadaveri e papere; la memoria editoriale di Roberto Cazzola, Un quarto di pera di Giulio Einaudi, come il suo ultimo romanzo epistolare Luce; o ancora il saggio narrativo Tra le pagine della fame, nel quale Luisa Ricaldone ci accompagna in un viaggio nelle letterature che hanno raccontato il desiderio e assenza del cibo nelle sue molteplici sfaccettature.

 

 

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