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26 Novembre 2025

“Nel sanguinoso pandemonio della storia”: intervista a Katharina List, traduttrice del Giornale di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda

Autore: Katharina List, Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt

“Nel sanguinoso pandemonio della storia”: intervista a Katharina List, traduttrice  del <i>Giornale di guerra e di prigionia</i> di Carlo Emilio Gadda

Katharina List insegna letteratura italiana e francese all’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt. Ha conseguito il dottorato di ricerca con una tesi su Carlo Emilio Gadda e ha pubblicato, in particolare, studi sul XIX e XX secolo italiano. Un altro suo ambito di ricerca è la letteratura francese del Rinascimento. È inoltre traduttrice dall’italiano.

È uscita qualche settimana fa in Germania, presso Friedenauer Presse la prima traduzione integrale in tedesco del Giornale di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda. Ne parliamo con la traduttrice.

 

Come si iscrive questa traduzione nel contesto delle traduzioni delle opere di Carlo Emilio Gadda? In altre parole, qual è oggi la “situazione traduttoria” di Gadda nel mondo germanofono?

Gadda è stato tradotto in tedesco relativamente presto – la versione tedesca del Pasticciaccio è stata pubblicata già nel 1961 – e molte delle sue opere sono state tradotte, almeno in parte. Eccezion fatta per i due romanzi maggiori, il Pasticciaccio e la Cognizione, disponibili nella loro integralità, degli altri testi narrativi sono state pubblicate solo delle scelte, spesso in raccolte diverse da quelle originali. Inoltre, le ultime traduzioni risalgono essenzialmente agli anni Novanta e ormai sono quasi tutte disponibili solo sul mercato dell’usato. Di ciò che da allora è successo nel mondo delle edizioni di Gadda – penso in particolare all’eccellente nuova edizione completa di Adelphi, i cui volumi stanno uscendo da dieci anni a questa parte ed offrono spesso importanti innovazioni o integrazioni dei testi – non è ancora arrivato nulla in Germania. C’è quindi ancora molto da fare!

 

Come mai il Giornale di guerra e prigionia sino ad oggi non era mai stato tradotto in tedesco? Per le difficoltà della traduzione o piuttosto perché nell’insieme dell’opera gaddiana era considerato, in qualche modo, come un’opera minore, laterale?

Una parte del Giornale risalente al periodo della detenzione di Gadda nel campo di Celle era già stata tradotta in tedesco e pubblicata nel 2014 dalla casa editrice Zu Klampen insieme alle memorie di Bonaventura Tecchi sulla comune prigionia di guerra dei due scrittori. Nel complesso, però, è sicuramente vero che il libro in Germania è rimasto nell’ombra dei testi narrativi in senso stretto di Gadda: le difficoltà di traduzione, che pure esistono, non sono quindi la causa principale dell’assenza di una versione integrale. Questo vale, tra l’altro, in generale per molti altri Paesi: il diario è stato tradotto finora solo in francese, sulla base dell’edizione censurata e molto più breve di Einaudi del 1965. Se in Italia questo testo occupa giustamente un posto centrale nell’opera di Gadda, a livello internazionale deve ancora ottenere questo riconoscimento.

 

Nell’affrontare questa traduzione, ha ritenuto importante confrontarsi con il vasto universo della letteratura di testimonianza sulla Prima Guerra mondiale?

Durante il lavoro preliminare di studio e successivamente nel corso della traduzione mi sono immersa in questo universo ormai quasi sconfinato e ho letto molti diari, lettere e memorie successive alla Prima Guerra mondiale, sia in tedesco sia in italiano. A parte la diversissima tipologia di questi testi, è stato interessante vedere come determinati eventi (ad esempio Caporetto, la grande sconfitta italiana in cui Gadda cade prigioniero dei tedeschi nell’ottobre 1917) siano stati percepiti, descritti e valutati in modo differente dai due lati del fronte. Naturalmente, anche altre testimonianze dell’epoca sono state per me una lettura utile e necessaria, come gli almanacchi militari storici o alcuni manuali molto specifici, per poter comprendere e tradurre, ad esempio, ciò che Gadda descrive in modo dettagliato sul meccanismo di funzionamento della sua mitragliatrice St. Étienne: in questi passaggi si riconosce chiaramente la mano del futuro ingegnere.

 

Quali sono state le maggiori difficoltà da Lei incontrate nel corso del Suo lavoro di traduttrice di questo libro: il lessico? la sintassi?

Il lessico presenta talora delle difficoltà, soprattutto per quanto riguarda le armi, le attrezzature militari o i gradi, mentre la sintassi è relativamente semplice per gli standard di Gadda. Maggiori problematicità di traduzione sono invece dovute al genere specifico del diario, un tipo di testo che, per la sua natura stessa, può contenere incongruenze linguistiche o grammaticali. Nel diario di Gadda questo accade sorprendentemente di rado, ma laddove si verificano tali incongruenze, nella traduzione non le ho appianate, bensì riportate, cosicché anche in tedesco ci si imbatte di tanto in tanto in ripetizioni di parole o in squilibri sintattici.

 

Quale uso ha ritenuto necessario di fare dell’annotazione a piè di pagina?

Mi ha fatto molto piacere che Andreas Rötzer della casa editrice Matthes & Seitz abbia subito accettato la mia proposta di un’edizione commentata. Ritengo che le note siano particolarmente utili per un pubblico di lingua tedesca che non conosce bene la vita di Gadda e gli eventi storici italiani nel dettaglio. Le note riguardano diversi ambiti: da un lato forniscono una panoramica del contesto personale e familiare di Gadda, dei parenti, degli amici o dei luoghi che egli menziona nel diario. Dall’altro ho inserito informazioni di carattere storico-politico, relative a eventi, battaglie o personaggi citati nel testo, nonché alcune informazioni sulla prigionia di guerra in Germania. Altri commenti riguardano questioni e decisioni relative alla traduzione, altri ancora contestualizzano i numerosi riferimenti letterari o citazioni di Gadda e stabiliscono collegamenti con le sue opere successive. Tradurre significa confrontarsi in modo molto intenso con il testo; ci si trova costretti a riflettere a lungo su determinati punti e questo porta a sua volta a commenti che gettano nuova luce su alcuni passaggi del diario.

 

Perché un pubblico germanofono, che magari non conosce ancora Gadda, dovrebbe leggere questo libro?

Il diario è, da un lato, un documento estremamente illuminante in quanto testimonianza diretta di un conflitto di eccezionale importanza. Ciò vale in modo particolare per il pubblico di lingua tedesca, poiché Gadda riporta naturalmente varie riflessioni su un nemico che è odiato, ma anche ammirato. Durante la sua prigionia a Rastatt e poi nel campo di Celle, non solo Gadda approfondisce la sua conoscenza della lingua tedesca, ma nella fase finale della guerra acquisisce progressivamente una visione, interna ed esterna, molto interessante sulla Germania, ad esempio sui processi rivoluzionari, e sui tedeschi, che da carcerieri diventano degli sconfitti.

Se non si conoscono ancora o si conoscono poco i romanzi e i racconti di Gadda, il diario è proprio un’introduzione ideale alla sua opera: nei quaderni non solo emergono in modo molto plastico i tratti caratteristici della personalità dello scrittore, la sua inclinazione all’osservazione acutamente analitica, la sua emotività, il suo umorismo, ma si trovano anche molti temi e motivi che troveranno sviluppo nei testi letterari successivi. Si può addirittura affermare a ragione che tutta la sua opera sia stata scatenata dal trauma della Prima guerra mondiale. Quanto questa esperienza sia stata significativo per lui e in quale misura, lo dimostrano in modo impressionante, quasi in tempo reale, le pagine del Giornale.

 

N.B. La traduzione in tedesco del Giornale di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda è stata pubblicata con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Italiano e del SEPS (Segretariato Europeo per le Pubblicazioni Scientifiche).

 

 

“Nel sanguinoso pandemonio della storia”: intervista a Katharina List, traduttrice  del <i>Giornale di guerra e di prigionia</i> di Carlo Emilio Gadda
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