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La storia è qui narrata di un giovane provinciale di più di duemila anni fa, Catullo di Verona, in cerca di fortuna nella grande Roma; una storia in larga misura d’amore, che ci stupisce ancor oggi per la sua tormentata freschezza e la sua attualità. Questo Romanzo di Catullo, pubblicato ora per la prima volta, contiene circa una metà dei componimenti del poeta veronese, distribuiti in una sequenza che si propone di ricostruire una «’vita di Catullo’ o meglio una ‘presentazione di Catullo’, poiché il poeta è presentato al lettore insieme con la sua poesia, cioè insieme a quello che più ci interessa di lui». È una scelta, questa, che rende estremamente godibile la lettura del testo: un racconto che mette al centro Catullo, con la sua giovanile esuberanza e con le sue non dissimulate emozioni, ma agganciando il discorso alle poesie, sia nell’originale sia nell’efficace traduzione di De Benedetti. Catullo è in effetti, tra i poeti latini, quello che gode anche oggi di popolarità presso gli studenti liceali, verosimilmente consonanti con uno dei carmi più famosi, il V, col suo invito a Lesbia a non curarsi del «brontolar dei vecchi / Troppo severi» e ad abbandonarsi all’amore («Or mille baci / Dammi e poi cento e poi ancora mille …»). Dalla Presentazione di Luca Serianni.


Rinaldo De Benedetti (alias Didimo o Sagredo) (1903-1996) è stato un pioniere della divulgazione scientifica. Ingegnere, viene licenziato in quanto non iscritto al partito fascista. Lavora alla Treccani e segretamente, in quanto ebreo, alle Garzantine. Collabora al “Corriere” e alla “Stampa”. Dai suoi 20 anni non si spense mai in lui una tenace vocazione letteraria. Ricordiamo, in versi e in prosa: Modi Antichi, Sonetti Vespertini, Le storie di Alazor, Memorie di Didimo.

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