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14 Aprile 2021

Intervista a Diego Marani, nuovo Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi

Autore:
Laura Pugno

Scrittore e traduttore, dopo una lunga carriera presso l’Unione Europea e la Presidenza del Cepell, sei oggi direttore “chiara fama” dell’Istituto Italiano di Parigi. Possiamo dire che il tuo percorso si situa sotto il segno della mediazione culturale?

 Certamente nella mia esperienza professionale la mediazione culturale è stata di grande centralità. Fin dai miei studi linguistici nella complessa realtà di Trieste e poi nella mia attività di traduttore al Consiglio dei Ministri come nel mio incarico alla Direzione Generale “Cultura” della Commissione nella promozione del multilinguismo e dell’insegnamento linguistico che mi ha infine portato al varo di una diplomazia culturale europea con il Servizio europeo di azione esterna. La mediazione culturale l’ho praticata a tutto campo, non solo nello sviluppo di relazioni culturali con paesi partner dell’UE ma anche nel mio quotidiano lavoro con colleghi di altri paesi europei. L’Europa è senz’altro un mosaico di culture che si parlano, ma ognuna ha percezioni, sensibilità e attenzioni diverse che bisogna saper ascoltare e capire perché si possa lavorare insieme. La mia è decisamente un’esperienza di lavoro internazionale e se c’è una costante che ne posso trarre è la grande attrazione che ovunque ho sempre trovato per la cultura italiana. Certamente ad occuparmi di cultura in quanto italiano nell’ambito dell’Unione europea godevo di una specie di autorevolezza a priori, che mi veniva dalla mia nazionalità. Un’ulteriore prova della potenza della nostra cultura.

 

Che impronta conti di imprimere alla programmazione dell’Istituto nel corso del tuo mandato?

Intendo promuovere la cultura italiana in tutte le sue forme ed in un modo integrato che comprenda non solo gli aspetti tradizionali ma anche la tecnologia, la moda, il design, la gastronomia, il patrimonio culturale e il turismo. Voglio creare interazioni fra le realtà culturali italiane e l’Istituto, cosicché una mostra in un museo italiano o un nuovo restauro in un sito archeologico riceva visibilità in Francia. Ho in mente itinerari turistico-culturali che mettano in mostra l’Italia dei centri minori e le sue eccellenze in ogni campo, una realtà poco nota all’estero ma di grande pregio, la cui valorizzazione aiuterebbe a decongestionare le grandi destinazioni turistiche, una volta superata la pandemia. Intendo far conoscere i territori periferici e le aree di frontiera, dove la nostra cultura dialoga con quella vicina producendo quella mescolanza che io credo sarà il motore della nuova coscienza europea. In questo spirito voglio valorizzare il dialogo fra culture, soprattutto quello italo-francese e in un certo modo portare avanti anche da Parigi una dimensione europea della promozione culturale. Voglio riservare un’attenzione particolare ai giovani, all’arte contemporanea e alle espressioni culturali dei “nuovi italiani” emersi dall’immigrazione. Voglio che l’attività dell’Istituto sviluppi una narrazione culturale coerente e instauri un dialogo con le istituzioni culturali francesi ma anche di altri paesi, valorizzando anche il ruolo dell’Istituto di Strasburgo, interlocutore ideale del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa.

Nel 2022 l’Italia dovrebbe essere “pays à l’honneur” del Salon du Livre de Paris, anche se sussistono dubbi sull’avvenire di questa manifestazione.  Quali saranno le strategie dell’Istituto da te diretto in vista di questo appuntamento?

La traduzione e la promozione di opere italiane saranno le mie priorità in vista del Salon du Livre, anche qui con un’attenzione particolare a realtà letterarie e autori meno conosciuti e più significativi per il pubblico francese. Voglio insistere soprattutto sull’aspetto della traduzione perché troppo spesso in Italia l’opera del traduttore è poco considerata mentre in Francia il traduttore è quasi un secondo autore dell’opera. Sarà mia priorità promuovere scrittori contemporanei, che facciano conoscere ai francesi la modernità italiana. Ma non voglio trascurare i classici o anche quegli autori del passato meno noti che possono rivestire un’importanza per una migliore conoscenza della nostra letteratura in Francia. La promozione del libro italiano richiede strategia e sistema. In questa prospettiva conto di avvalermi di tutti gli strumenti che l’Italia mette in campo per sostenere il settore del libro e di collaborare strettamente con enti come il Centro per il libro e la lettura, con il nuovo strumento di newitalianbooks sviluppato dalla Treccani e con Istituti italiani di cultura in altri paesi francofoni. Ma voglio coinvolgere anche gli editori e sviluppare con loro sinergie di promozione mettendo a disposizione l’Istituto per incontri e eventi che siano da corollario al Salon. La Francia è un paese di lettori sofisticati ed è quindi importante presentare al Salon una letteratura di spessore e di sostanza. Ma non voglio limitarmi alla letteratura bensì promuovere anche la saggistica italiana e soprattutto riservare la dovuta attenzione anche ad altre forme espressive come il fumetto e la novella grafica, molto popolari in Francia e nel cui settore l’Italia vanta eccellenti autori. Soprattutto, è mia intenzione far sì che il Salon du Livre non resti solo un grande e isolato evento, ma garantisca una continuità di azione che prosegua anche dopo e mantenga vivo l’interesse per il libro italiano in Francia.

 

Diego Marani, ferrarese, laureato all’Università di Trieste, di formazione interprete, ha lavorato al Consiglio dei Ministri dell’Unione europea e successivamente alla Commissione europea dove si è occupato di multilinguismo e sostegno alla traduzione letteraria. È stato consigliere del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali durante la Presidenza italiana dell’UE nel 2014 e dal 2015 al 201 ha lavorato presso il Servizio europeo di Azione Esterna come coordinatore della politica culturale dell’Unione europea. Diego Marani è anche autore di romanzi e saggi. Con Nuova grammatica finlandese, tradotto in 15 lingue, ha vinto il Premio Grinzane-Cavour. Con L’ultimo dei Vostiachi è stato finalista al Premio Campiello ed ha vinto il Premio Stresa. L’ultimo suo libro, La città celeste, è uscito nel 2021 per La Nave di Teseo. È altresì l’inventore della lingua-gioco Europanto, in cui ha scritto centinaia di articoli in diversi giornali europei e ha pubblicato la raccolta di racconti Las adventuras des Inspector Cabillot. Dal 1° aprile 2021 dirige l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi.

 

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