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12 Luglio 2022

Intervista a Viviana Vuscovich, rights manager, gruppo GeMS

Autore:
Katherine Gregor, traduttrice editoriale dall'italiano verso l'inglese

Per cominciare, potresti raccontarci qualcosa di te?

Malgrado il cognome, temo di non aver alcun legame con il mondo slavo. Sono italiana, nata a Genova. Per una decina d’anni ho vissuto in Francia, al seguito di mio padre, poi sono rientrata con la mia famiglia a Genova, dove ho passato l’adolescenza e mi sono successivamente laureata in lingue straniere. Vent’anni fa mi sono trasferita a Milano, spinta dalla mia folle passione per i libri.

 

Raccontaci il tuo percorso e come sei diventata Rights Manager del grupp GeMS.

Terminato un master in editoria nel 2002, ho lavorato per tre anni presso un’importante agenzia letteraria di Milano, la Grandi e Associati. Farsi le ossa in un’agenzia è, a mio avviso, la condizione migliore per acquisire una visione completa del mondo editoriale. Nel 2006 sono entrata nel Gruppo editoriale Mauri Spagnol, occupandomi nei primi anni di acquisizioni e, tra le altre cose, di cessione di diritti di libri allegati ai giornali, che in quegli anni erano molto di moda, e di diritti audiovisivi. Dal 2010 mi occupo stabilmente della vendita dei diritti di traduzione e audiovisivi degli autori italiani pubblicati dalle sigle editoriali del gruppo. 

 

Descrivici un po’ come funziona il ruolo di una Rights Manager.

Sento una grande responsabilità quando scelgo i testi da proporre all’estero. Essere aggiornati sull’editoria mondiale, sulle tendenze più attuali e sulle linee editoriali di ciascun editore, è certamente importante. Ma all’origine di tutto deve esserci la passione per i libri e per i loro autori. Solo così puoi alimentare la curiosità e riuscire ad essere sempre pronta a cogliere l’opportunità di trovare la circostanza decisiva che fa incontrare un editore straniero e un libro italiano.

Faccio molto lavoro d’ufficio ma, appena posso, mi piace partecipare alle grandi fiere commerciali, ed anche a quelle meno famose, ad esempio, la Sharjah International Book Fair (Emirati Arabi) e la Fiera del libro non fiction di Mosca.

C’è sempre, è vero, il problema della lingua… L’Italia possiede un patrimonio culturale importante. Ma non dobbiamo mai dimenticare che purtroppo l’italiano è parlato da solo una piccola minoranza della popolazione mondiale e questo rappresenta un ostacolo non trascurabile, in quanto ci sono pochi lettori di italiano in giro per il mondo. Di conseguenza sono poche le persone in grado di apprezzare i libri in originale.

 

A causa della pandemia, ci sono stati cambiamenti nel campo della traduzione di libri italiani verso altre lingue, sia in termini di numeri che di generi? In particolare, per quanto riguarda il Regno Unito, che cosa è cambiato da quando è entrata in vigore la Brexit? 

Nonostante lo shock del periodo iniziale della pandemia, quando tutto si è fermato, l’editoria ha reagito rapidamente. I risultati in Italia sono stati sorprendenti: le vendite di libri in formato cartaceo sono cresciute del 16% nel 2021. A livello europeo, questa crescita del 16% del mercato italiano è superiore a quella della Germania e del Regno Unito, e seconda solo a quella della Francia (che ha recuperato dopo un calo nel 2020) e della Spagna.

Ci sono stati tagli, cambiamenti e rimodulazioni dei piani editoriali, ma nessuno ha smesso di pubblicare e di leggere buoni libri. Tuttavia, sono diminuiti i libri italiani in traduzione. Gli editori stranieri sono stati più cauti nelle loro scelte e hanno privilegiato autori affermati e classici moderni. 

Inoltre è un periodo difficile per i romanzi d’esordio di qualità, perché gli autori non hanno avuto sufficiente visibilità, non hanno potuto promuovere i loro libri, fare presentazioni in Italia, partecipare e festival e a tour di librerie all’estero. La narrativa di genere – gialli con protagonisti e ambientazioni di forte impatto, romanzi al femminile, narrazioni storiche e saghe – si esporta più facilmente. 

Un romanzo che si situa tra due generi è spesso più difficile da vendere, soprattutto in Germania e presso gli editori di lingua inglese. In Italia, siamo più aperti a questa commistione di generi. Lo stesso accade per quello che noi chiamiamo noir d’atmosfera. In Italia, in questo genere, l’indagine classica è spesso un veicolo per raccontare l’Italia contemporanea, il suo contesto sociale e politico, il suo retroterra e il suo territorio: e questo è considerato troppo “locale” dagli editori stranieri. 

Una nuova tendenza, forse dovuta alla pandemia, è l’esigenza di conoscere meglio noi stessi e la nostra salute, e imparare a curarci e guarire. C’è una vera esplosione di “saggistica pop”.

Per quanto riguarda il mercato inglese, non ho notato particolari cambiamenti dopo la Brexit; forse gli editori anglofoni sono in generale meno curiosi nei confronti della nostra produzione e meno aperti a misurarsi con i nostri autori. 

 

Ci sono paesi in cui la vendita di diritti di traduzione è più facile o meno difficile rispetto ad altri? E vi sono generi particolarmente apprezzati in certi paesi?

Di solito vendo i diritti prima in Francia, Spagna e Germania perché sono più vicini. L’Albania e la Grecia sono note per la loro rapidità di reazione. Negli ultimi anni anche i Paesi arabi hanno iniziato a tradurre alcuni dei nostri libri. L’Estremo Oriente mostra grande interesse, ma tende a preferire l’acquisto di libri brevi, soprattutto di non fiction.

Più in generale, è piuttosto difficile vendere letteratura straniera ai mercati scandinavi, se non in inglese. Da un lato, hanno una forte tradizione letteraria nazionale, dall’altro, sono molto influenzati dalla cultura anglosassone (più di quanto non accada nell’Europa meridionale).

 

È noto che il mondo anglofono, nel suo complesso, pubblica ben poche traduzioni, rispetto ai paesi non-anglofoni. Secondo te, come si potrebbe stimolare le case editrici anglofone, e in particolare quelle britanniche, a pubblicare più traduzioni dall’italiano? Quale potrebbe essere il contributo dell’editoria italiana?

In Italia siamo ancora un po’ indietro rispetto ad altri Paesi europei – come la Francia, ad esempio – nel sostenere la promozione e la traduzione di libri all’estero.

Lo strumento principale e indispensabile per allineare l’Italia agli altri Paesi è costituito da contributi alla traduzione che siano facili da richiedere e da ottenere. Ci sono sempre stati sussidi da parte del Ministero e di altri enti, ma spesso l’iter procedurale è macchinoso, sia in fase di richiesta sia in fase di riscossione. Ma qualcosa sta cambiando: nel giugno 2020, mentre la pandemia era in pieno svolgimento, il MAECI – il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – ha reso disponibili ulteriori sovvenzioni per la promozione di libri italiani. Questo annuncio è stato ripetuto nel 2021 dal Cepell, il Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura, che ha erogato circa 650.000 euro a 217 titoli. 

Spero che in futuro la questione dei contributi alla traduzione venga gestita in modo più sistematico, soprattutto ora che si profilano all’orizzonte due grandi eventi internazionali in cui in cui l’Italia sarà ospite d’onore: Parigi 2023 e Francoforte 2024. 

 

In chiusura, qualche previsione sull’andamento del mercato delle traduzioni…

Come dicevo, nel periodo della pandemia gli editori hanno puntato sulla vendita di titoli forti. Questo ha portato a una sostanziale “bestsellerizzazione” del mercato che dovrà essere valutata nella lunga durata.

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