Intervista a Audrey Scarbel, editor per la letteratura italiana presso le Edizioni Grasset (Parigi)
Autore: Federica Malinverno (Actualitté)
Abbiamo incontrato Audrey Scarbel, editor per la letteratura italiana presso le Edizioni Grasset, per conoscere la sua visione della letteratura italiana e le scelte editoriali che guidano la pubblicazione degli autori transalpini all’interno della casa editrice. Nel 1982, questo stesso editore ha pubblicato Il nome della rosa di Umberto Eco. A quarant’anni di distanza, l’opera viene ripubblicata in un’edizione ampliata con una nuova veste grafica.
Venti o trent’anni fa, la letteratura italiana era meglio rappresentata in termini di numero di titoli nella sua casa editrice. A partire dal 2016 circa, sembra che Grasset abbia pubblicato meno testi italiani. Perché? È un segno di un declino d’interesse per questa letteratura?
Nel 2016 è cambiato l’intera équipe di letteratura straniera di Grasset. All’epoca erano stati acquistati solo i diritti del libro Anna di Niccolò Ammaniti. Ora, tra il momento dell’acquisto dei diritti e la pubblicazione del libro, spesso c’è un ritardo di due anni, da cui deriva questo piccolo gap iniziale. Ma l’anno scorso abbiamo pubblicato il romanzo di Sandro Veronesi Il colibrì, che ha vinto il Premio France Inter/Le Point in Francia, e l’affascinante indagine di Antonio Talia sulla ‘ndrangheta (Statale 106, minimum fax, 2019). Quest’anno abbiamo pubblicato, tra gli altri, Città sommersa (Bompiani, 2020), il superbo romanzo d’esordio di Marta Barone, tradotto da Nathalie Bauer, e il 16 novembre è uscita una nuova edizione del bestseller di Umberto Eco, con disegni e note preparatorie dell’autore, in occasione del quarantesimo anniversario de Il nome della rosa.
Ad aprile del prossimo anno pubblicheremo il romanzo di Teresa Ciabatti Sembrava bellezza (Mondadori, 2021), un testo dal potere magnetico che è stato un evento in Italia, e ci sono ancora altre cose in cantiere. Si tratta quindi di un processo di ricostruzione, non di una mancanza di interesse. Al contrario, la letteratura italiana è uno dei settori forti della letteratura straniera di Grasset, che l’azienda ha sempre difeso e a cui ha assegnato un ben specifico spazio nel catalogo. Inoltre, è una letteratura che interessa i lettori. Questo calo di pubblicazioni è quindi ciclico, piuttosto che il risultato di una politica editoriale.
Che tipo di letteratura italiana pubblica Grasset? Quali sono i criteri che guidano le sue scelte?
È sempre un po’ difficile rispondere a questa domanda perché al Grasset, con Joachim Schnerf (direttore della collezione di letteratura straniera), sono i “coups de cœur” a guidare le nostre scelte. Non cerchiamo temi specifici. D’altra parte, siamo particolarmente attenti a valorizzare le nuove voci, a costruire una sorta di equilibrio tra i grandi nomi della letteratura mondiale e le voci più giovani, e anche tra voci maschili e femminili. Stiamo cercando di portare nel catalogo una sempre più forte presenza di giovani e di voci feminili. Alla fine, ciò che è decisivo nella politica editoriale sono i testi stessi. Ma seguiamo anche un criterio di originalità. Cerchiamo testi che riteniamo di non aver mai letto, che si distinguono per la loro qualità letteraria, ma che devono comunque trovare dei lettori, perché siamo consapevoli della posta in gioco economica del mercato della letteratura straniera. Si tratta di trovare un equilibrio piuttosto delicato tra un elevato standard letterario da un lato e, dall’altro, una letteratura che possa trovare un pubblico di lettori.
Cerchiamo inoltre di equilibrare il numero di pubblicazioni per area linguistica nel nostro programma annuale. Pubblichiamo due o tre libri italiani all’anno, su un totale di quindici o venti titoli di letteratura straniera.
Grasset pubblica diversi romanzi che hanno vinto il premio Strega: questo premio è un criterio di selezione?
Seguo con interesse le notizie sui premi, ma poiché riceviamo i testi da agenti ed editori, la nostra decisione di acquistare i diritti francesi di un libro viene spesso presa al momento della sua pubblicazione italiana, o poco prima. Pertanto, quando il Premio Strega viene assegnato, spesso ho già fatto le mie scelte sui titoli – quelli di cui voglio acquisire i diritti e quelli che rifiutiamo. Presto anche molta attenzione al Premio Campiello e ad altri premi che ritengo interessanti. I risultati dello Strega del 2020 e del 2022 sono stati in un certo senso delle belle sorprese, dato che i libri di cui avevamo acquisito i diritti francesi (Il colibrì di Sandro Veronesi e Mario Desiati, Spatriati, pubblicato da Einaudi e vincitore del Premio Strega nel 2022, NdR) sono stati premiati prima.
Pensa che ci sia qualcosa di specifico della letteratura italiana che possa attrarre, ad esempio, i lettori francesi?
L’Italia è un paese con una grande letteratura e una vera e propria tradizione in fatto di romanzi, in cui figurano titoli che esercitano inevitabilmente un’influenza su quello che si scrive oggi; in questo senso, certo, c’è una specificità nella letteratura italiana, come può esserci in altri Paesi, in Francia, in Spagna, in Inghilterra… Ho l’impressione, però, che oggi gli autori europei si leggano tra loro forse anche più di prima, e lo fanno da anni, quindi le specificità nazionali sono un po’ meno marcate, perché le influenze sono diverse. In ogni caso, “il tratto nazionale” non è un criterio in sé per noi, anche se è vero che i titoli di letteratura italiana che hanno avuto grande successo negli ultimi anni hanno tutti un vero e proprio ancoraggio locale. Penso naturalmente a Elena Ferrante, o a Borgo Vecchio di Giosuè Calaciura (Les Éditions noir sur blanc, 2019, tradotto da Lise Chapuis e pubblicato nel 2017 da Sellerio), un romanzo molto radicato nella realtà siciliana: ho l’impressione che i lettori lo apprezzino.
Pensa che ci sia stata un’ondata di letteratura italiana in Francia dopo la pubblicazione di Elena Ferrante?
Credo che gli editori si siano resi conto che i lettori erano interessati a questa letteratura. E può esserci stato un “effetto tetralogia”. D’altra parte, ho l’impressione che ci sia un andamento ciclico: nel corso di qualche anno emergono diverse voci interessanti e poi, per un po’, si rarefanno; questo succede in Francia, in Italia, un po’ ovunque… Secondo me, per esempio, alla fine degli anni 2010 che lei ha citato prima, molte pubblicazioni italiane interessanti, anche di giovani, erano prodotte da autori già pubblicati da altri editori in Francia, come Paolo Cognetti, Nadia Terranova, o anche Marco Missiroli, solo per citarne alcuni. D’altra parte, negli ultimi anni sono aumentati i libri italiani di qualità di autori che mai prima tradotti in Francia, come Marta Barone, Claudia Durastanti o Mario Desiati – perché il ritmo degli acquisti dipende anche dai ritmi editoriali.