Intervista all’editore Giuseppe Grosso (edizioni Altamarea, Madrid)
Autore: Marialuisa Pappalardo, Director of the Italian Cultural Institute in Madrid
In Spagna dal 2007, Giuseppe Grosso (1982) ha studiato linguistica tra Milano e Pavia e filosofia presso l’Universidad Autónoma di Madrid. Prima di fondare Altamarea ha tenuto corsi di lingua e letteratura italiana all’Universidad Autonoma de Madrid, è stato traduttore, corrispondente per il Manifesto e ha collaborato con varie case editrici spagnole e italiane.
Altamarea nasce da un’idea di Giuseppe Grosso e Alfonso Zuriaga con l’intenzione di creare un ponte letterario e culturale tra Spagna e Italia. Tale idea resta alla base della proposta editoriale della casa editrice, che si è però ampliata e ramificata in varie direzioni che comprendono generi oltre la narrativa e letterature oltre quella italiana. Il nome, Altamarea, prende ispirazione dal mar Mediterraneo, che unisce – ma allo stesso tempo divide – Spagna e Italia, due paesi prossimi eppure non sempre comunicanti.
Quando e perché ti sei lanciato nell’avventura editoriale con la fondazione di Altamarea Ediciones?
La casa editrice è stata fondata nel 2018 a partire da un’idea mia e dello spagnolo Alfonso Zuriaga, e nasce come la convergenza dell’interesse di entrambi per la letteratura italiana del Novecento. Avendo lavorato in ambito editoriale qui in Spagna, avevo notato l’assenza di un riferimento per la letteratura italiana, ovvero di un editore che fosse dichiaratamente specializzato in narrativa italiana e venisse identificato dai lettori come tale (come, accade, per esempio, in Italia con Sur e la letteratura ispanica). Da lì la convinzione che ci fosse uno spazio commerciale -oltre che culturale- per il progetto Altamarea.
In quali linee editoriali si articola il vostro catalogo e quali sono i criteri di scelta delle opere che pubblicate?
C’è, appunto, una collana di letteratura italiana che è la pietra angolare della casa editrice; ad essa ne abbiamo affiancata fin da subito una di non fiction -aperta ovviamente ad autori di varie nazionalità- che raccoglie soprattutto saggi su temi politici e sociali (tra gli autori, Chomsky, Russell, Searle, Gramsci, Montessori, etc.).
Attualmente il catalogo si compone anche di una collana di autori ispanofoni, una di libri di piccolo formato di generi periferici (pamphlet, teatro, epistolari, interviste, etc.), una di libri biografici e di viaggio e un’altra, appena inaugurata, di critica letteraria e temi concernenti la scrittura e il mondo editoriale. La linea di non fiction è stata recentemente rinforzata con un’ulteriore raccolta di dodici monografie dedicate ad altrettante protagoniste del pensiero politico moderno e contemporaneo creata in collaborazione con l’istituto Salvemini di Torino e intitolata Mujeres y pensamiento político. Prossimamente pubblicheremo la nostra prima graphic novel (Pasolini, di Davide Toffolo), che è un genere che sta esprimendo opere molto interessanti, anche sul versante italiano.
In merito ai criteri di scelta: prediligiamo i «classici» per quanto riguarda la lettura italiana (Pasolini, Pavese, Moravia, Maraini, Levi, Sciascia, alternati a proposte un po’ più di nicchia come Berto, Sapienza, Aleramo, Vassalli, Flaiano), con sporadiche incursioni nella contemporaneità: Cognetti e Starnone, le prossime. Per quanto riguarda la non fiction, cerchiamo di pubblicare libri che abbiano una connessione con questioni di attualità politica o con temi di interesse sociale. All’interno della saggistica, lavoriamo poi volentieri su un filone abbastanza inusuale come quello della letteratura sportiva di taglio sociale: Fubolítica, Futból y fascismo, Dio patria y muerte. El fútbol en la guerra de los Balcanes, Fútbol y poder en la URSS, Las futbolistas que desafiaron a Mussolini, sono alcuni dei titoli di questo tipo che abbiamo in catalogo.
Quale peso hanno gli autori italiani nel vostro catalogo? Quali sono gli autori italiani piú conosciuti in Spagna e quali, secondo la vostra esperienza, potrebbero avere buone opportunitá di successo con i lettori spagnoli?
Gli autori italiani hanno sicuramente un peso preponderante nel nostro catalogo: non solo numericamente, ma anche, e soprattutto, a livello di immagine di marca. La cultura italiana del periodo che va dal dopoguerra fino alla fine degli anni Settanta è qui in Spagna particolarmente apprezzata, anche perché quel periodo di eccezionale fermento culturale in Italia ha coinciso con gli anni dell’oscurantismo franchista in Spagna. Autori come Pasolini, Pavese, Calvino, Levi, sono qui molto letti, conosciuti e considerati dei riferimenti.
Quali autori possono funzionare qui? Magari lo sapessimo! Scherzi a parte, è difficile a dirsi, soprattutto se si vuole uscire dalla rosa dei grandi nomi. Ad ogni modo, è relativo, perché un risultato che una grande casa editrice considererebbe un fiasco può essere un ottimo risultato per un editore indipendente.
Qual è il vostro rapporto con l’editoria digitale? Pensate che possa facilitare la diffusione anche nel mercato latino americano?
Un rapporto piuttosto freddo, anche se gran parte dei titoli escono anche in ebook, e alcuni in audiolibro. Il digitale è potenzialmente una buona modalità di diffusione in America latina, ma, a conti fatti, la potenzialità non trova un riscontro significativo nei fatti. È sicuramente un canale da tenere d’occhio e da presidiare, ma per ora il cartaceo -anche per il tipo di catalogo che abbiamo e l’importanza che attribuiamo alla fattura del libro- rappresenta per noi il grosso del volume di vendita, anche in America Latina, dove, da un paio d’anni, abbiamo distribuzione diretta (in Messico, Argentina, Chile, Uruguay e Colombia).
Le vostre pubblicazioni sono molto curate, hanno una grafica “pulita” e facilmente riconoscibile: fa parte di una precisa strategia di marketing e qual è , secondo te , il vostro elemento distintivo?
Sì, fa parte della strategia di marketing e di una passione personale per la cura del libro come oggetto. Fin dall’inizio, l’idea è stata quella di pubblicare letteratura «classica» con una veste grafica moderna e innovatrice e sicuramente la gamma cromatica e il linguaggio grafico accattivante (pensato ed elaborato dai grafici spagnola Ricardo Juárez e Sara Maroto) sono alcuni dei nostri tratti distintivi, insieme, appunto, all’«italianità» che va associata alla marca.
Nella vostra strategia, quali sono le prossime sfide e i progetti che attendono Altamarea?
Una sfida è senz’altro continuare con questo ritmo di pubblicazioni mantenendo la qualità delle edizioni e della proposta culturale; l’altra -molto complicata, anche a causa dei problemi strutturali che presentano i paesi ispanofoni d’oltreoceano- è aumentare e consolidare la presenza in America Latina.
Se dovessi definire Altamarea con tre aggettivi: quali sarebbero?
Indipendente, moderna, rigorosa.