Parigi: editori indipendenti e letteratura italiana. Interviste a Laurent Feneyrou (Edizioni Triestiana), Patrizia Atzei (Edizioni NOUS) e Isabella Checcaglini (Edizioni Ypsilon).
Autore: Paolo Grossi
Triestiana – Laurent Feneyrou
Ricercatore presso il CNRS, membro dell’Académie Charles Cros e del Comitato Scientifico della Fondazione Levi (Venezia), Laurent Feneyrou è editore di scritti di compositori, autore di opere sulla musica del XX secolo e traduttore di poeti triestini e dell’area triestina.
Cos’è Triestiana e come è nata l’idea di questa iniziativa?
Triestiana è una casa editrice associativa, nata dalla passione condivisa per la letteratura, soprattutto poetica, di una regione. Tra il Nord e il Sud, l’Est e l’Ovest, un tempo tra Bisanzio e la potenza carolingia, si trova Trieste, Triest o Trst che, sotto l’Impero absburgico, incarnò la realtà politica, economica, amministrativa e culturale della Mitteleuropa. Se le opere di Umberto Saba e Italo Svevo sono ormai conosciute in tutto il mondo, noi abbiamo in programma di pubblicare, al ritmo di due o tre volumi all’anno, poeti editi per la prima volta, per la maggior parte, in francese. In coedizione con le Éditions de l’éclat, tradurremo, senza nostalgia per le divisioni territoriali di un tempo, una letteratura che si estende dalle antiche contee di Gorizia e Gradisca, alla costa ora slovena e croata dell’antica Histria, dalle tensioni che precedettero la Prima guerra mondiale fino ai giorni nostri. Questa letteratura è talvolta in italiano, talvolta in dialetto, il triestino di Virgilio Giotti, il graisan di Biagio Marin o il rovignese di Ligio Zanini. Ecco perché è così importante per noi pubblicare i nostri volumi in versione bilingue. Le raccolte o le antologie saranno in genere precedute da prefazioni scritte da specialisti italiani, seguite da una postfazione che traccia il percorso di un’opera e richiama altre poesie dell’autore, prima di un breve apparato critico e di una bibliografia che invita a ulteriori letture.
Quali sono i primi titoli della collezione?
Il primo è Piccolo canzoniere in dialetto triestino (1914) di Virgilio Giotti, un’ammirevole raccolta di versi leggeri e tristi, che oscillano tra l’innocenza, lo scherzo galante, e l’autoesame, la lamentazione, una dolorosa meditazione sull’esistenza. Di questa raccolta, la prima del suo autore, dopo le traduzioni in dialetto di Dante e Leopardi, abbiamo scelto di tradurre il titolo, per il lettore francofono, come Petit Chansonnier amoureux, che Giotti aveva a suo tempo previsto. Nel 1907, per sfuggire agli obblighi militari, il poeta si era stabilito a Firenze. Lì insegnò ai sordomuti e viaggiò attraverso la Carnia, la Valtellina e la Svizzera, vendendo giocattoli e prodotti artigianali. A Firenze aveva anche incontrato altri scrittori triestini in esilio e frequentato, pur senza mai collaborarvi, la famosa rivista “La Voce”. Paradossalmente, fu proprio a Firenze che Giotti trovò la sua lingua, questo dialetto triestino che non volle mai parlare, per farne la “lingua della poesia” e per raccontare degli umili, dell’etica della povertà, della semplice bellezza del mondo, della sua caducità e vanità, della fuga delle ore, della solitudine insita nell’esistenza, di una saggezza che si tinge di disperazione. Ci sono tutti i temi che continueranno a caratterizzare il suo lavoro e ad acquistare sempre maggiore profondità.
L’altro volume, che appare in contemporanea, è Monàde (1978) di Fery (Ferruccio) Fölkel. Incarnazione dell’identità di confine del territorio triestino, Fölkel è figlio di un taciturno e ombroso ebreo viennese, “inesistente” dopo la fine degli Absburgo, secondo il figlio, e di una donna cattolica triestina di origine slovena e tedesca proveniente dai dintorni di Gorizia. Monàde, il cui titolo è un’espressione dialettale che Joyce usa in una lettera a Svevo, e che noi abbiamo tradotto come Nonsense, esalta gli splendori della Mitteleuropa, le sue tradizioni ebraiche e le sue lingue, così come le sue tragedie storiche. Mosso da una nostalgia che lui stesso definiva “feroce”, acuto di spirito ed essenziale, Fölkel si mostra malinconico e irascibile nel suo amore per ciò che non è più e che viene perciò amato ancora di più, un mondo passato che lo ha reso poeta, ma anche, e altrettanto, cronista e testimone. Egli instaura così un dialogo commovente e senza compromessi, a volte amaro, con se stesso, con suo padre e con la Storia, nel ricordo di cerimonie fastose o funebri, reali o immaginarie, animato da una passione civile mai sazia.
Quali sono i prossimi titoli in programma?
Il prossimo volume sarà una raccolta di Biagio Marin, nel dialetto di Grado, La Girlanda de gno suore, pubblicata nel 1922 da Giovanni Paternolli, libraio, tipografo, editore e mecenate, ellenista, conoscitore di Omero, dei tragici e di Platone, nonché delle filosofie presocratiche e orientali, una figura in cui si riflette tutta la straordinaria vitalità intellettuale del circolo di Marin a Gorizia, dove si incrociavano filosofi, ellenisti, latini e germanisti. Contemporaneamente uscirà un primo volume dedicato a Gino Brazzoduro, nato a Fiume (Rijeka) nel 1925. Dal 1980 in poi, questo ingegnere specialista di metallurgia ha pubblicato raccolte semplici e profonde sulla condizione umana, “in equilibrio precario tra le innumerevoli frontiere che lo coinvolgono e lo attraversano”. Altri volumi di Carolus L. Cergoly e Fedoro Tizzoni sono in corso di traduzione, così come nuove raccolte di Brazzoduro, Giotti e Marin.
Ha altri progetti editoriali che riguardano l’area triestina, anche al di fuori di Triestiana?
Sì, due, e un desiderio. Per i “Cahiers de l’Hôtel de Galliffet”, è in preparazione un’antologia di dieci racconti di Giani Stuparich, tra cui “Un anno di scuola” e “L’erba nocca”, e un’antologia di poeti triestini per le Éditions de la Revue Conférence. Quanto al desiderio, sarebbe quello di convincere un editore a tradurre e pubblicare lo studio di Scipio Slataper su Ibsen. Da un punto di vista filosofico, questo studio mi sembra di importanza pari a quella de La persuasione e la retorica di Carlo Michelstaedter.
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Edizioni NOUS – Patrizia Atzei
Patrizia Atzei è filosofa, traduttrice e co-direttrice di NOUS.
Quali sono i titoli italiani più importanti pubblicati da NOUS, tutti i generi compresi?
Questa è una domanda difficile, per un editore ogni titolo conta! L’ambito italiano è molto importante per NOUS, e ogni titolo è motivo di orgoglio. Per esempio, ci sono autori la cui opera è ancora inspiegabilmente sconosciuta o almeno sottovalutata in Francia, e che sono particolarmente a noi cari. Potremmo fare i nomi di Edoardo Sanguineti, Franco Fortini, Carlo Levi o Andrea Zanzotto.
Qualche parola sui suoi programmi di pubblicazione in ambito italiano e sui criteri che hanno guidato le sue scelte.
Il nostro programma di traduzioni in italiano è sempre molto ricco. Ad esempio, continueremo a pubblicare testi di Carlo Levi e Leonardo Sciascia per la collezione “VIA”, che riunisce testi di autori del passato e del presente dedicati all’Italia e al viaggio in Italia. Abbiamo in programma anche Sputiamo su Hegel, un libro cult della femminista italiana Carla Lonzi, e L’anello forte di Nuto Revelli, un magnifico lavoro di indagine sulla vita delle donne contadine in Piemonte. Due libri molto importanti, di cui pubblicheremo la prima traduzione completa in francese.
L’Italia sarà il Paese d’onore del Festival del Libro di Parigi nel 2023. In vista di questo evento, ha già pensato a qualche iniziativa particolare?
Riteniamo che la partecipazione della casa editrice NOUS sia necessaria, data l’importanza del settore italiano nel nostro catalogo.
Quando ha pubblicato titoli di autori italiani, ha mai chiesto agli istituti di cultura italiani in Francia (Parigi, Strasburgo, Lione e Marsiglia) di organizzare delle presentazioni?
Abbiamo avuto il piacere di organizzare incontri presso l’Istituto Italiano di Parigi e saremmo lieti di intensificare questo tipo di eventi, in particolare a Parigi e Marsiglia.
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Edizioni Ypsilon – Isabella Checcaglini
Isabella Checcaglini è nata nel 1975 a Foligno, si è trasferita a Parigi nel 1994. Negli stessi anni in cui ha lavorato alla sua tesi di dottorato sull’opera di Mallarmé all’Università di Parigi 8, ha fondato le Edizioni Ypsilon (2007) per continuare in altre forme la sua ricerca sulla letteratura.
Negli ultimi anni, quali sviluppi e quali tendenze ha osservato nella letteratura italiana? E, in particolare, nella letteratura italiana edita in Francia?
Come lettrice di classici moderni e amante dei classici, cerco l’atemporalità nelle opere contemporanee… Mi sembra che se la letteratura italiana è molto amata in Francia, non è detto che gli stessi autori siano i più letti in entrambi i Paesi; le opere conosciute in Italia non sono altrettanto conosciute in Francia; un autore molto ammirato come Michele Mari, per esempio, non ha lo stesso successo nella magnifica traduzione francese di Jean-Paul Manganaro che ha nella sua lingua. Ma forse Maria Attanasio troverà un pubblico più ampio qui in Francia che nella sua Italia, che è e rimane, purtroppo, troppo maschile, per non dire maschilista…
Quali sono i titoli italiani più importanti pubblicati da Ypsilon, in tutti i campi (narrativa, giovani, fumetti)?
Piccole virtù di Natalia Ginzburg, Variazioni belliche di Amelia Rosselli, Il libro degli errori di Gianni Rodari…
Ci parli dei suoi programmi editoriali in ambito italiano e dei criteri che hanno guidato le sue scelte.
La casa editrice è stata creata per pubblicare opere inedite di autori che hanno lasciato una traccia nel loro tempo, come Pier Paolo Pasolini, una figura importante della letteratura italiana, particolarmente importante per me perché in Francia non era veramente conosciuto come poeta e a me piace soprattutto questa parte della sua immensa opera. Perciò sono andata a cercare nei due volumi dei “Meridiani” che raccolgono le sue poesie e ho trovato una pepita: la lunga poesia intitolata F. che l’autore stesso desiderava pubblicare separatamente, come testimonia una lettera al suo editore. Abbiamo pubblicato C. in un’edizione bilingue italiano-francese, F. per Fica, C. per Chatte, uno dei soprannomi dati al sesso femminile. Ma ho anche contribuito alla scoperta in Francia di Amelia Rosselli, pubblicando il suo primo libro di poesie Variazioni belliche, a riscoprire Sandro Penna e Natalia Ginzburg, offrendo nuove edizioni e traduzioni dei loro libri più importanti che erano diventati introvabili in Francia. Inoltre, ho avuto la possibilità di pubblicare altri due libri singolari di due grandi autori italiani molto conosciuti in Francia, Sciascia e Tabucchi, il primissimo libro del siciliano, Le favole della dittatura, pubblicato nel 1950 e purtroppo un po’ dimenticato; e il “libro greco” del narratore toscano, Una camicia piena di macchie : un titolo che figura nella sua bibliografia dal 1999, mai tradotto né in italiano né in francese, ma che l’autore ha voluto far tradurre dal traduttore francese del grande poeta greco Yannis Ritsos.
Quando ha pubblicato titoli di autori italiani, ha mai chiesto agli istituti di cultura italiani in Francia (Parigi, Strasburgo, Lione e Marsiglia) di organizzare delle presentazioni?
Dopo molti anni in cui non ho chiesto nulla all’Italia e alle sue istituzioni, ho deciso di contattarle di nuovo, per il libro di Michele Mari, per il libro di Gianni Rodari e per i due libri di Maria Attanasio, senza molto successo…