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Il 20 marzo 1966 un giovane belga si schiera al via della Milano-Sanremo. Ha vent’anni e non si è mai misurato con un tracciato così lungo. Al traguardo vincerà la prima classica del suo palmarès. Quel giorno, come con Coppi all’indomani della guerra, si apre per il ciclismo una nuova èra. Fin da quella prima apparizione, Merckx ha mostrato di possedere, oltre al talento, il gusto dell’avventura e della prodezza inattesa. Al pari dei grandi del passato. Ma più di chiunque altro ha saputo interpretare la gara come «sfida totale», battaglia all’arma bianca. Ha imposto uno stile, «la corsa di testa», riportando il ciclismo alla sua vocazione originaria. Lo chiameranno l’Orco, il Coccodrillo, Attila, il Cannibale: temuto e invidiato, è stato «il più grande agonista» di uno sport arduo, a volte crudele. Per questo la sua storia – scritta sul pavé, nel fango, nella tormenta, segnata da cadute rovinose, nobilitata dai duelli con Gimondi, Ocaña, Fuente – merita un posto speciale nella «sconfinata biblioteca della bicicletta». Dall’esordio alla corte di Van Looy fino all’eclissi improvvisa, Claudio Gregori ricostruisce le imprese di Merckx come fosse un cavaliere impavido a caccia di tesori favolosi in una nuova chanson de geste. E ci restituisce intatti l’epica e l’incanto delle gare, l’altalena dei distacchi, gli inseguimenti spericolati, le crisi di fame, il «frinire della ruote» tra le pietraie roventi dove un uomo solo si batte contro un plotone di avversari, o forse contro sé stesso, inseguendo il fantasma di Fausto.


Claudio Gregori (Trento, 1945) ha lavorato per «La Gazzetta dello Sport», «Il Giornale», «Il Tempo» e «Il Messaggero». Ha seguito dodici Olimpiadi, ventotto Giri d’Italia e tre Tour, oltre a mondiali di calcio, nuoto, ciclismo, sci, atletica, scherma e ginnastica. È autore anche del Corno di Orlando (66thand2nd, 2017).

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