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Soffro dunque siamo. Il disagio psichico nella società degli individui

La depressione, è stato detto, è la malattia del ventunesimo secolo. Gli antidepressivi rappresentano una delle principali componenti della spesa farmaceutica pubblica e stanno emergendo forme del disagio psichico che non erano rilevanti nella psicopatologia del Novecento: disturbi di panico, disturbi borderline, anoressia, bulimia, fenomeni di ritiro sociale. Questo «contagio», cui la pandemia ha fatto da moltiplicatore, ci dice molto sulla natura della nostra civiltà ipermoderna e neoliberale – quella che ha preso corpo negli anni Ottanta all’insegna del motto thatcheriano: «La società non esiste. Esistono solo gli individui». Grazie a una ricerca lucida e incentrata sulle testimonianze dirette di chi dal disagio psichico è stato travolto e di chi si sforza ogni giorno di comprenderlo e curarlo, Rovelli mostra la profonda connessione tra le nuove psicopatologie e una società «degli individui» in cui vige l’imperativo della prestazione e della competizione. E riflette su come la psichiatria egemone concepisca la «malattia mentale» come il frutto di una macchina cerebrale malata e da riparare, escludendo la dimensione psicosociale sia come fattore generativo, sia come cura.


Marco Rovelli è cantautore, narratore, saggista. Ha pubblicato i reportage narrativi Lager italiani (BUR 2006), Lavorare uccide (BUR 2008), Servi (Feltrinelli 2009); Il contro in testa (Laterza 2012), La meravigliosa vita di Jovica Jovic (con Moni Ovadia, Feltrinelli 2013); vari romanzi e alcune raccolte di poesie. È stato cantante e autore nel gruppo Les Anarchistes prima di intraprendere un percorso solista.

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