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11 Gennaio 2021

Alberto Savinio in altre lingue

Autore:
Eugenia Maria Rossi, Université Sorbonne Nouvelle

Savinio in francese
Una riflessione sulla circolazione delle opere di Alberto Savinio all’estero deve necessariamente muovere da una disamina della loro diffusione in francese, lingua presente nell’orizzonte dell’autore sin dalla formazione, ulteriormente rafforzata da due lunghi soggiorni a Parigi e consolidata da una consuetudine con l’universo culturale d’Oltralpe mantenuta costante anche nella maturità.

Segno di una chiara progettualità d’autore, le prime pubblicazioni in francese vedono la luce mentre Savinio è ancora in vita e hanno come intermediario l’amico-editore Henri Parisot, conosciuto per il tramite di Paul Éluard. I primi prodotti del sodalizio tra Savinio e Parisot sono due testi scritti già in origine in francese: Les Chants de la mi-mort (Parisot, 1938) e Introduction à une vie de Mercure (Éditions de la Revue Fontaine, 1945). Grazie all’interessamento di Parisot, direttore della collana “L’Age d’or” presso le Éditions de la Revue Fontaine, appare nel 1946 la traduzione di Capitano Ulisse ad opera di un altro amico dell’autore, il musicista di origina greca Michel Dimitri Calvocoressi. Per la stessa collana, passata alle Éditions Premières, esce nel 1950 la traduzione a quattro mani di La nostra anima (Psyché), realizzata da Savinio e Parisot, recante in copertina un disegno di Max Ernst. Si esauriscono qui le traduzioni in francese delle quali Savinio riesce a vedere la pubblicazione, nonostante i molti progetti, in gran parte sfumati, dovuti a quell’attaccamento privilegiato al pubblico francese confessato in una lettera a Parisot del luglio 1949: «Je tiens beaucoup à ce que mes livres paraissent en France. Mon éditeur a passé un contrat pour mes livres avec un éditeur allemand (Stuttgarter Verlag). Mais ce n’est pas la même chose».

Dopo l’improvvisa morte dell’autore, nel 1952, l’operosità dei molti amici rimasti in Francia è all’origine di una stagione di lavoro estremamente prolifica, avviata nel 1967 dalla traduzione collettiva pubblicata da Flammarion di Vie des Fantômes, curata da André Pieyre de Mandargues, Bona de Pisis ed Henri Parisot. All’attività di Nino Frank all’interno delle Éditions Gallimard si deve la pubblicazione di Toute la vie (1975 e 1993), Achille enamouré (Gradus ad Parnassum) (1979) ed Encyclopédie nouvelle (1980). Sulla scorta di quello che sarebbe parallelamente accaduto in Italia – ma in misura forse ancora maggiore –, gli anni Ottanta in Francia vedono le opere di Savinio al centro di una riscoperta critica da cui scaturisce in una vera e propria febbre editoriale. Nel breve spazio di una manciata d’anni vedono la luce le edizioni di Ville, j’écoute ton cœur (Jean Noël Schifano, Gallimard, 1982), Monsieur Dido (Bertrand et Eric Lavergeois, Flammarion, 1983), Angélique ou La nuit de mai (Jean-Baptiste Para, Arcane 17, 1985), Souvenirs (Jean-Marie Laclavetine, Fayard, 1986), Hermaphrodito (René de Ceccatty, Fayard, 1987), La maison hantée (Jean-Marie Laclavetine, Fayard, 1988), Destin de l’Europe (Lise Chapuis, C. Bourgois, 1989), Enfance de Nivasio Dolcemare (Ariel Piasecki, Gallimard, 1989).
Negli ultimi trent’anni scritti saviniani meno conosciuti hanno attirato l’attenzione di case editrici indipendenti, a riprova di un interesse da parte del mercato editoriale francese che non si è estinto con la pubblicazione delle opere maggiori. È il caso delle Éditions Allia – per i cui tipi sono apparsi i due libelli L’intensité dramatique de Leopardi (Philippe Di Meo, 1996) e Dix procès (Monique Baccelli, 2001) – e delle edizioni Christian Bourgois, presso cui sono usciti L’encyclopédie interminable, traduzione di Torre di guardia ad opera di Gérard-Georges Lemaire, con prefazione di Leonardo Sciascia (1999), Vie de Henrik Ibsen (1999) e una nuova edizione di Le Capitaine Ulysse (2000), entrambe tradotte da François Bouchard.

In altre lingue
Anche guardando al resto d’Europa, è evidente come gli anni Ottanta abbiano segnato un punto di svolta nella fortuna dell’autore, sebbene la scelta delle opere oggetto di traduzione sia di volta in volta cambiata da un paese all’altro. In Germania sono stati selezionati La nostra anima (Unsere seele, 1983), Nuova enciclopedia (Neue Enzyklöpadie, 1983), Maupassant e “l’Altro” (Maupassant und der “andere”, 1988), Ascolto il tuo cuore, città (Stadt, ich lausche deinem Herzen, 1989, giunto nel 1993 alla terza edizione). Queste traduzioni sono state seguite negli anni Novanta e nei primi Duemila, con una cadenza regolare, da un buon numero di altre pubblicazioni, che hanno reso l’opera di Savinio una presenza affermata nel mercato editoriale tedesco. Una dinamica analoga si verifica in Spagna, dove alle prime edizioni degli anni Ottanta – Casa “La Vida” (1982), Nueva enciclopedia (1983), El destino de Europa (1984) –, si sono progressivamente aggiunte altre pubblicazioni.

Piuttosto sorprendente è il vuoto che si registra nel panorama anglofono, auspicabile terreno di nuovi cantieri traduttivi. Se si escludono il capitolo di Hermaphrodito intitolato The departure of the Argonaut (George Scrivani, 1986) e l’antologia The lives of the Gods (James Brook, Susan Etlinger, 1991), contenente scritti giovanili apparsi per lo più in rivista, le uniche opere pubblicate in lingua inglese sono Speaking to Clio (John Shepley, 1987), Childhood of Nivasio Dolcemare (Richard Pevear, 1994) e la più recente raccolta di racconti Signor Dido: Stories (Richard Pevear, 2014).
Non sono mancate traduzioni in altre lingue – portoghese, olandese, russo, ungherese, ceco, polacco –, tra cui merita una menzione speciale il greco, lingua alla quale Savinio, nato ad Atene da genitori italiani, rimarrà sempre legato, come a tutta la memoria della propria infanzia levantina.
Il generale silenzio degli anni recenti è stato interrotto da due traduzioni in lingua spagnola – Contad, hombres, vuestra historia (2016) e Maupassant y «el otro» (2018) –, entrambe realizzate da José Ramòn Monreal per le edizioni Acantillado, segno di una capacità d’attrazione dell’opera saviniana all’estero tutt’altro che esaurita.

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