Dolores Prato in altre lingue
Autore: Elena Frontaloni - scientific director Centro Studi Dolores Prato
Scrittrice dagli esordi tardivi e difficili per distinzione di pensiero e naturale antagonismo nei confronti delle imposizioni più repellenti (fascismo, riti della vita borghese, mode e miserie del mondo culturale e politico del dopoguerra), Dolores Prato (Roma, 1892- Anzio, 1983) per ironia della sorte vide tradotto e stampato un proprio libro in polacco mentre era in vita. Si tratta di Sangiocondo, storia di un paese, di una comunità e di un prete ribelle sotto il fascismo, proposta a concorso nel 1948, rifiutata da numerosi editori italiani e che lei stessa stampò in autoedizione nel 1963 per l’editrice Campana di Roma. Nel 1965, il libro fu tradotto da Barbara Sieroszewka per i tipi dell’Instytut Wydawniczy Pax di Varsavia; l’autrice tornò in seguito su Sangiocondo, sconfessando la prima edizione: l’ultima versione è stata pubblicata postuma, nel 2009, dall’editore Avagliano, a cura di Noemi Paolini Giachery, col titolo Campane a Sangiocondo.
Sostanzialmente postuma è stata in Italia la scoperta della maggioranza degli altri lavori di Prato, per esempio Scottature, breve narrazione di perimetro autobiografico su un’educanda (come l’autrice è stata dal 1905 al 1911, prima di diventare insegnante di materie letterarie dopo la laurea all’università di Roma) che abbandona il convento, l’odio del corpo e gli scrupoli imposti dalle suore per rispondere al richiamo dell’eros e della gratuità. Questo racconto, vincitore del Premio Stradanova nel 1965, venne pubblicato in un’antologia nel 1966, poi in volumetto a solo nel 1967 per una tipografia di Roma, la Canella, ed è stato riproposto nel 1996 e nel 2024 da Quodlibet, che, insieme al Centro Studi Dolores Prato e al Comune di Treia, ha nel frattempo avviato un progetto di recupero degli scritti editi e inediti e di valorizzazione delle scritture di Prato comprensivo anche della traduzione in altre lingue.
Scottature, in particolare, è uscito in francese per le edizioni Allia a cura di Monique Baccelli nel 2000 (Brûlures, “racconto perfetto, condensa in sé un universo poetico elaborato lungo tutta una vita” e la sua potenza si conferma nella “prodigiosa registrazione del momento del passaggio, di apertura al mondo, con la sua spaventosa promessa di felicità e libertà”), poi in spagnolo per Editorial Minúscula nel 2017 a cura di César Palma (Quemaduras è il “racconto, non privo di ironia, di un’adolescenza trascorsa tra le mura di un collegio di suore, che ci trasporta, grazie allo sguardo potente di Prato, in tempi passati in cui persone e cose acquistano un’impressionante densità mitica”).
Oltre a Sangiocondo e Scottature, Dolores Prato pubblicò tra gli anni Cinquanta e Settanta, soprattutto sul periodico vicino al PCI “Paese Sera”, una serie di articoli su Roma, sulle devastazioni perpetrate durante il processo unitario e all’epoca delle speculazioni edilizie (Roma, oltre ad essere un argomento di studio per l’autrice, è quasi un suo alter ego per l’indocile resistenza alla breve stupidità dell’uomo): questi articoli, raccolti e riproposti nel 2022 da Quodlibet col titolo Roma, non altro (a cura di Valentina Polci) sono oggi in corso di traduzione in francese per Verdier ad opera di Jean-Paul Manganaro, grande estimatore della prosa di Prato, e Laurent Lombard. A Manganaro, appunto, avvertito sull’alta qualità del testo da Vincenzo Consolo come lui stesso ha raccontato, spetta la traduzione e l’accompagnamento presso il pubblico francese, insieme al collega Laurent Lombard, del libro ad oggi più celebrato dall’autrice: Giù la piazza non c’è nessuno.
Ampia, fantasmagorica rabdomanzia narrativa sulla propria infanzia di “bastarda integrale” nata a Roma da padre ignoto e da una madre che la affida treenne a due zii a Treia, nelle Marche, Giù la piazza non c’è nessuno venne composto da Dolores Prato a partire dagli anni Settanta (1058 le cartelle consegnate nel 1979 all’editore), venne accolto da Einaudi nei “Nuovi Coralli”, rilavorato e ridotto di due terzi da Natalia Ginzburg e da altri e, in questa veste, pubblicato nel 1980 dopo una correzione di bozze molto laboriosa per l’autrice (Prato chiese e ottenne, tra l’altro, di riportare l’incipit del libro nella sua forma iniziale, rifiutando la forma proposta da Ginzburg che era questa: “Sono nata sotto un tavolino. Mi ci ero nascosta perché avevo sentito sbattere il portone. Dunque lo zio rientrava. Lo zio disse: ‘Rimandala a sua madre, non vedi che ci muore in casa?’”). L’edizione integrale di Giù la piazza non c’è nessuno, condotta sulle carte lasciate dall’autrice, vide la luce solo nel 1997, a cura di Giorgio Zampa, per Mondadori; andò presto esaurita e venne ripresa ancora da Quodlibet nel 2009: su questa base hanno lavorato Manganaro e Lombard per Bas la place y’a personne, che, edito da Verdier nel 2018, ha suscitato nel pubblico e nella stampa francese un’attenzione di notevolissimo spettro, con accostamenti discreti a Leopardi, Gadda e Proust, confronti con l’infra-ordinario di Perec e con Philip Roth nonché il parallelo riconoscimento di una voce mai udita prima, secondo le stesse indicazioni di Manganaro, che ha individuato in Dolores Prato un unicum nel panorama del suo tempo e anche del nostro, tra l’altro perché la sua scrittura “non fugge dalla realtà, ma dal realismo come definizione estetica”.
Ancora su Giù la piazza non c’è nessuno si è concentrata l’attenzione di un traduttore colto e d’esperienza, Jan van der Haar, che, sottolineando tra l’altro la femminilità intrinseca alla scrittura di Prato e la giustezza delle ipotesi interpretative di Giorgio Zampa, nel 2021 ha pubblicato una traduzione in olandese del testo per i tipi De Arbeiderspers, anche questa accolta con curiosità e stupore da parte del pubblico e della stampa olandesi, ancora una volta con cenni alla Recherche e percezioni di incommensurabilità ad altre scritture, nonché il riconoscimento di un testo che si presenta come “caleidoscopico lessico senza capitoli di esperienze, pensieri e associazioni”. Il cammino di Giù la piazza non c’è nessuno continua: uscirà entro il 2024 in Germania per Hanser, tradotto da Anna Leube e con una postfazione della scrittrice Esther Kinsky; entro nel 2025 verrà tradotto e pubblicato per il pubblico inglese e americano rispettivamente da Picador e da Farrar, Straus & Giroux. Il seguito di Giù la piazza non c’è nessuno, Educandato (riproposto, dopo altre edizioni, da Quodlibet nel 2023), narrazione dall’andamento rizomatico e allucinato, fatta di flash come repentini risvegli e accecamenti, interrotta dalla morte dell’autrice che intendeva denunciare la deformazione linguistica e religiosa subita in collegio insieme ad altre donne che erano con lei (monache ed educande), è anch’esso in corso di traduzione in francese per Verdier.