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Nel mondo di Chandra, dove la parola è anche immagine e poesia, meditare è anzitutto stare fermi; sedersi e seguire umilmente e con pazienza il respiro, accoglierlo in silenzio, conoscere ma senza pensare. Meditare è seguire i movimenti della nostra mente smettendo di affaccendarci in azioni, pensieri, preoccupazioni per il futuro, ricordi del passato.

Meditare non è fare il vuoto intorno a noi. Anzi: è non separare i mondi, non dividere quel che consideriamo spirituale da quel che riteniamo ordinario. E i gesti quotidiani di cucinare, lavare i piatti, telefonare, pulire, lavarsi, leggere, scrivere, possono diventare forme di preghiera. È insomma stare dentro noi stessi, dentro tutto ciò che siamo in quel momento, consapevolmente.

Spesso si pensa che la soluzione al dolore, all’ansia e alla paura sia altrove, ma è nel dolore la soluzione del dolore (come nell’ansia e nella paura è la soluzione all’ansia e alla paura). Sentendolo, abitandolo, assaporandolo, diventa non piú un estraneo, ma a poco a poco un ospite scomodo, irruente, tempestoso e infine in un pezzo di noi.


Chandra Livia Candiani è poetessa, traduttrice di testi buddhisti e tiene corsi di meditazione. Ha pubblicato le raccolte di poesie Io con vestito leggero (Campanotto 2005), La nave di nebbia. Ninnananne per il mondo (La biblioteca di Vivarium 2005), La porta (La biblioteca di Vivarium 2006), Bevendo il tè con i morti (Viennepierre 2007), La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore (Einaudi 2014) e Fatti vivo (Einaudi 2017).

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