Esiste una dimensione internazionale della rappresentanza letteraria?
Autore: Laura Pugno
In un’editoria che diventa, giorno dopo giorno, sempre più globale, esiste una dimensione internazionale anche per quanto riguarda la rappresentanza letteraria?
In Italia, come sappiamo, il tradizionale rapporto tra agente e autore ha tardato più che in altri Paesi ad affermarsi come standard editoriale, a differenza di quanto accaduto nel mondo anglosassone, come pure altrove. E oggi, questo rapporto professionale è ancora legato, soprattutto all’ambito nazionale e/o linguistico, insiemi che non coincidono completamente, o sta andando anche in altre direzioni?
In questa inchiesta per New Italian Books, abbiamo intervistato autori e agenti, mettendo insieme un mosaico di opinioni e punti di vista, tra “effetto Ferrante” e nuovi sviluppi.
Partiamo dal meccanismo. Come ci racconta Maria Paola Romeo, di Grandi e Associati, storica agenzia per autori italiani, “ad assicurare la dimensione internazionale alle agenzie in Italia sono le subagenzie straniere con cui si stabiliscono rapporti di reciprocità, con le realtà italiane che agiscono a propria volta come subagenzie del partner straniero. Questo soprattutto in Paesi lontani dall’Europa, come Canada e Australia, o in mercati particolari come Cina, Giappone, Corea, dove bisogna tener conto anche delle barriere linguistiche. In Europa, può non essere necessario. Fondamentale poi il ruolo degli scout letterari e dei loro suggerimenti sugli hot titles delle case editrici straniere. Anche se naturalmente la dinamica lì è diversa, perché lo scout lavora per l’editore, mentre il subagente lavora per l’agenzia”.
Per Claire Sabatié-Garat, direttore generale di The Italian Literary Agency (TILA), nata nel 2015 dalla fusione di tre agenzie – l’ALI, la più antica agenzia letteraria italiana, fondata nel 1898 a Torino da Augusto Foà, con la Luigi Bernabò e Associati e la Marco Vigevani e Associati – nel rapporto tra agente e autore continua a pesare “una dimensione locale perché una conoscenza profonda del mercato nazionale, degli autori, editori e dell’ambiente culturale è fondamentale per il successo di un libro e del suo autore ma non basta più. L’aspetto internazionale è diventato sempre più strategico anche per l’andamento di un titolo nel proprio mercato e spesso si lavora sui due fronti in simultanea, creando sinergie, grazie a una rete di contatti internazionali, corrispondenti, conoscenze, traduttori etc… La rappresentanza degli autori prevede interventi culturali anche su testate straniere, e non solo nei periodi di promozione del loro libro.” Maria Vittoria Puccetti, anche lei di TILA, sottolinea quanto abbia contato, a beneficio dell’immagine di scrittrici e scrittori italiani all’estero, e soprattutto per il mercato nordamericano, “quello che possiamo chiamare l’effetto Elena Ferrante. Dialoghiamo molto con gli altri Paesi, anche se l’autore straniero rappresentato direttamente dall’Italia è un’eccezione. La relazione tende a passare per il rapporto di subagenzia con agenzie straniere, vale per esempio per nomi affermati come Jonathan Franzen, Paul Auster, o tra i nuovi autori, Amanda Gorman.” Prosegue Chiara Piovan, sempre di TILA, ricordando l’importanza, “nel rapporto con le subagenzie in Europa ma anche in Giappone, Corea, Turchia, Cina, della riscoperta dei classici del XX secolo. Un grande patrimonio italiano che per un po’ di tempo era rimasto silente, mentre adesso è possibile valorizzarlo in modo nuovo, anche grazie alla distanza storica che consente di mettere a fuoco autori e autrici in modo diverso. Sulle autrici, come ad esempio Natalia Ginzburg ed Elsa Morante, anche qui l’effetto Ferrante si è fatto sentire. C’è stato tutto un movimento successivo all’exploit de L’amica geniale che ha creato un interesse che non avevamo riscontrato prima, con le traduttrici americane che si sono fatte parte attiva di questa riscoperta del nostro secondo Novecento. Ultimamente, va detto, è più frequente vedere anche autori italiani contemporanei che trovano direttamente agenti internazionali”.
Logico che tra i primi a seguire questa nuova tendenza siano gli autori italiani con un forte radicamento all’estero, come lo scrittore, giornalista e docente alla New York University Film and Television Department Antonio Monda, direttore artistico della Festa del Cinema di Roma, che è nella lista di una delle più note agenzie mondiali, la Andrew Wylie Agency, con sedi a New York e a Londra. “Devo alla mia agenzia, che ha un approccio molto dinamico e internazionale, l’essere stato tradotto in 11 Paesi” commenta Antonio Monda, ricordando come nella client list di Wylie “ci siano anche gli estates di classici italiani come Giorgio Bassani e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, oltre ad autori italiani di bestseller internazionali come Alessandro Baricco e Roberto Saviano”.
Nata a Smirne e cresciuta a Milano, Ekin Oklap è una degli agenti della sede di Londra di Wylie, nonché la traduttrice in inglese di Orhan Pamuk, candidata nel 2016 Man Booker International Prize. Commenta per New Italian Books: “Nonostante moltissimi scrittori siano ancora rappresentati perlopiù da agenzie nazionali, oppure direttamente dai loro editori, esiste sicuramente una dimensione internazionale della rappresentanza letteraria. È anche una dimensione in crescita, e forse è logico che sia così. La qualità di un libro non dipende dalla lingua in cui è stato scritto o dal Paese in cui è stato pubblicato, e come agenti abbiamo il dovere di lavorare affinché la migliore letteratura e la migliore non-fiction – indipendentemente dalla nazionalità dell’autore – siano lette e tradotte nel maggior numero possibile di lingue.”
Tra i più giovani autori italiani dell’agenzia Wylie c’è Francesca Manfredi, diplomata alla Scuola Holden nel 2014 e vincitrice, nel 2017, del Premio Campiello Opera Prima con la raccolta di racconti Un buon posto dove stare (La nave di Teseo). Racconta così la sua storia: “Dopo il diploma ero rimasta alla Scuola Holden per sviluppare un progetto. Andrew Wylie ha tenuto per noi una lezione, si è detto disponibile a leggere i racconti di alcuni studenti e neodiplomati della Scuola Holden per rappresentarli, e sono stata scelta io. Wylie legge l’italiano e mi ha fatto mettere in contatto con Ekin Oklap, che mi segue. Ho apprezzato i tempi di risposta molto rapidi e la partecipazione attiva e concreta alle fiere internazionali, come Londra e Francoforte, lockdown, naturalmente, a parte. Il mio romanzo L’impero della polvere (2019, La Nave di Teseo) è già uscito in Francia, con Laffont, e poi negli Stati Uniti con Norton.”
Ci sono, quindi, autori italiani che attivano un rapporto di rappresentanza con agenzie straniere. Alcuni di questi autori decidono poi di tornare a farsi rappresentare in Italia, come Paolo Giordano, che dall’agenzia Wylie è passato con la Monica Malatesta Agency. La fondatrice, Monica Malatesta, dichiara a New Italian Books: “Molte agenzie rappresentano sia autori appartenenti al Paese (o all’ambito linguistico) in cui l’agenzia ha sede sia autori stranieri. Noi rappresentiamo invece, in Italia e in tutto il mondo, esclusivamente autori che scrivono in italiano. Questa circostanza deriva in modo naturale dal modo di lavorare della nostra Agenzia, che è costruito “su misura” intorno a ciascuno degli autori rappresentati: l’attenzione al particolare, che è la cifra distintiva della MalaTesta Lit. Ag., sarebbe infatti impossibile da esercitare con altrettanta meticolosità in una varietà di contesti che non si conoscessero perfettamente in ogni loro piega. I contesti privilegiati, dal nostro punto di vista, sono il mercato editoriale italiano e il mercato editoriale internazionale per quanto riguarda i titoli tradotti dall’italiano. Per quanto riguarda il mercato straniero, si può lavorare alla costruzione di un percorso internazionale per gli autori italiani, e penso ad esempio alla pubblicazione contemporanea in decine di Paesi, nei mesi del lockdown del 2020, di Nel contagio di Paolo Giordano, con lancio stampa coordinato lo stesso giorno sulla press italiana, francese, tedesca e spagnola, oppure alla costruzione di un percorso internazionale per autori come Matteo Strukul, Paolo Cognetti, Marco Missiroli: l’agenzia italiana coordina il lavoro degli editori nei diversi Paesi tra loro e tra loro e l’Italia, in una modalità di lavoro virtuosa e resa possibile dalla rapidità di scambio di informazioni e aggiornamenti in tempo reale”.
Ci sono poi agenzie italiane che hanno nella propria lista clienti anche autori stranieri: è il caso, per esempio, di Fiammetta Biancatelli e della sua Walkabout, che fa parte di ADALI, l’associazione degli agenti letterari italiani fondata nel 2020. “Tra i nostri autori” racconta Fiammetta Biancatelli, c’è la scrittrice Ersi Sotiropulos, molto tradotta e proposta per il premio Nobel dalla Grecia. Ersi scrive in greco e parla un ottimo italiano. Ci siamo conosciute negli anni in cui lavoravo come ufficio stampa editoriale. Il suo editore greco è Patakis, mentre la nostra agenzia segue per lei soprattutto le relazioni internazionali. Si tratta di un’autrice letteraria molto amata, che in Grecia ha vinto sia il Premio Nazionale di letteratura che il Premio Nazionale della Critica. Un altro autore che rappresentiamo in Italia, tramitela sua agente turca, è Burhan Sönmez. Quando esce uno dei suoi libri lavoriamo al lancio con l’ufficio stampa e il direttore editoriale. Normalmente questo non è un passaggio di cui ci si faccia carico quando si lavora in termini di subagenzia, ma noi consideriamo Burhan Sönmez come se fosse un nostro autore. In ADALI ci sono molte agenzie che hanno come core business la rappresentanza di altri cataloghi o di altre agenzie, ma non è il caso di Walkabout. Negli ultimi anni abbiamo visto una crescita costante e l’anno della pandemia, in realtà, è stato per noi l’anno stellare dell’agenzia. Nonostante non sia stato possibile frequentare presenzialmente le fiere le nostre vendite all’estero non sono diminuite, grazie soprattutto al digitale e all’impennata dei diritti cinematografici. Sempre per quanto riguarda l’estero, abbiamo un rapporto professionale forte con Jessica Craig di Craig Literary, un’agente letteraria americana che vive a Barcellona e ha molti autori che provengono dall’Iran, dall’Africa… Lavoriamo alcuni suoi titoli in Italia. Tuttavia, il nostro impegno maggiore sono certamente gli autori italiani dell’agenzia che ormai sono un centinaio”.
Vive a Barcellona, e ha diversi autrici e autori italiani nel proprio catalogo Sandra Pareja Colantoni – nata in Canada, di origini italiane e peruviane – che dopo otto anni nella prestigiosa agenzia spagnola Casanovas & Lynch, dov’era responsabile dei diritti esteri, dal 2020 è tra gli agenti della statunitense Massie & McQuilkin Literary Agents. Racconta Sandra Pareja: “La sfida più recente nella mia carriera professionale oggi è rappresentare autori in lingue che sono mie, come lo spagnolo e lo spagnolo latinoamericano, oltre all’italiano, ma non sono la mia lingua madre, che è l’inglese. Per anni, a Casanovas & Lynch, ho seguito le vendite dei diritti esteri di grandi autori, come per esempio Javier Marías, in tutto il mondo. Forse vent’anni fa il mondo letterario era più parcellizzato: presso gli editori stranieri c’erano responsabili della narrativa straniere specializzati nelle varie letterature nazionali, e in grandi case editrici come Gallimard ci sono ancora, ma si tratta ormai di un cinque per cento dei casi. Oggi i responsabili della narrativa straniera hanno uno sguardo trasversale sulle letterature e sempre in modo trasversale cercano storie interessanti. Lo stesso spagnolo è una lingua che in sé contiene altre lingue, e per me, affiancare alla rappresentanza di autori spagnoli e latinoamericani gli autori italiani è stato un passo naturale, propiziato anche da incontri interessanti in Italia, come ad esempio nelle edizioni di Tempo di Libri a cui ho partecipato. Non è facile trovare scrittori libri e opere che diano senso al lavoro di un agente, almeno per come lo intendo io…a volte l’agente deve saper pensare come uno scout o come un editore. Spesso mi capita di ricevere richieste per “la prossima Elena Ferrante”, ma l’interessante è sviluppare strade nuove. Non sempre, per altro, libri italiani che sono grandi successi a livello nazionale – e questo vale anche per gli autori latinoamericani – funzionano all’estero. Tra gli scrittori italiani che rappresento c’è un filo comune, dialogano molto con altri mondi, hanno un sentire diverso e poco comune: per aver viaggiato molto, come Giovanna Giordano, in corso di ripubblicazione con Mondadori, o perché sono italiani all’estero, come Alessia Biasatto che sta per esordire con La Nave di Teseo. Ecco, questo degli italiani all’estero è un filone letterario nuovo che sta nascendo adesso. In linea generale i miei autori hanno un rapporto forte con altre letterature, potremmo dire, in senso positivo, che sono degli outsider, sempre un po’ stranieri nel proprio Paese”. Tra le autrici italiane rappresentate da Sandra Pareja troviamo così Viola Di Grado che ha vissuto a lungo in Giappone e ora abita a Londra, e Claudia Durastanti, nata a Brooklyn e traduttrice di Ocean Vuong e Donna Haraway. Ci racconta Claudia Durastanti: “Ho scelto un’agente straniera capace di leggermi in italiano, senza filtri intermedi, in una dimensione un po’ diastorica. Condividiamo un senso di apertura ma anche di radicamento, tra Europa e Stati Uniti. Questo effetto-specchio ha creato tra noi una grande sintonia, soprattutto rispetto al libro che ci ha fatto incontrare”, il romanzo di Durastanti non a caso intitolato La straniera (La nave di Teseo).
Altri autori italiani, come Francesco Pacifico – autore di Storia della mia purezza (Mondadori) e rappresentato da Anna Stein di Curtis Brown, confermano l’importanza del vissuto personale rispetto a una propria scelta internazionale. Racconta Francesco Pacifico: “Già all’inizio della mia storia di scrittore avevo cercato una prospettiva diversa, con l’agente australiana Kylee Doust. Non si tratta di esterofilia, è mi che piace stare un po’ sospeso tra i mondi. Dal 2008 ho iniziato a trascorrere dei periodi a New York, grazie a Martina Testa e Marco Cassini, allora in Minimum Fax, e a sviluppare rapporti con la scena letteraria americana. Sono cresciuto leggendo la Lost Generation e la Beat Generation, scrittori che erano sempre in giro per il mondo… La mia agente legge in italiano ma apprezzo anche il fatto di dover trasmettere il senso e l’energia di quello ho scritto in un’altra lingua.” Concorda con questa prospettiva Veronica Raimo, autrice di Miden (Mondadori), anche lei rappresentata da Anna Stein. “Proprio una certa misura di distanza è quello che contribuisce a far funzionare la relazione con un’agenzia straniera, insieme alla tipologia di autori rappresentati. Si crea un maggior equilibrio tra dinamiche editoriali e testuali e percorsi extraeditoriali, extratestuali. Molto importante, per quanto riguarda con la mia agenzia, è il ruolo di scout come Rebecca Servadio”, che vive a Londra. (E al ruolo degli scout contiamo di dedicare un altro approfondimento per New Italian Books).
Vive tra due Paesi, l’Italia e la Francia, anche Chiara Mezzalama, che ne Il giardino persiano (E/O) ha raccontato la sua infanzia in Iran al seguito del padre diplomatico, e che di recente ha affiancato all’agente francese Magalie Delobelle, di So far so good, anche l’agente italiana Loredana Rotundo: “La mia situazione è stimolante e anche complessa e dà vita a intrecci inediti. Magalie Delobelle e io ci siamo conosciute al Salon du Livre a Parigi, dove abito, e il nostro è stato un incontro molto forte. Io mi ero appena trasferita in Francia e lei aveva appena aperto la sua agenzia, inoltre, io avevo appena cominciato a scrivere in francese. Essere a metà strada tra due Paesi per me e per la mia creatività è un approccio che funziona, ci vuole solo un po’ più di pazienza. Per esempio, per il mio ultimo romanzo, Dopo la pioggia, Magalie segue il mondo francofono e la Scandinavia e Loredana il resto del mondo, mentre ci sono dei miei progetti in francese in cui accade il contrario”.
Approfondisce il quadro, soprattutto per quanto riguarda la Francia, un’altra italiana all’estero, Gaia Cangioli, che nel 2007 è partita per Parigi per fare studi di traduzione e da allora in poi ha lavorato nell’editoria, oltre che presso l’Università della Sorbona come chargée de cours. Per alcuni anni ha gestito l’agenzia Amaca insieme ad Arianna Malacrida, che ora con Ghirigori rappresenta artisti e illustratori, tra cui moltissimi italiani, come Manuele Fior ed Elisa Talentino. Gaia Cangioli, che ora si occupa di rappresentare editori stranieri da vari Paesi, come Spagna, Canada e Stati Uniti, verso l’Italia, oltre a progetti e testi di editori italiani per la Francia, tira così le somme: “Rispetto a pochi anni fa certamente oggi le case editrici italiane riservano maggiore attenzione ai diritti esteri e laddove non hanno un ufficio interno che se ne occupi, come accade con i piccoli editori, cercano un’agenzia che li rappresenti all’estero. Anche il percorso dell’Italia verso Livre Paris, con aiuti economici e visibilità, crea un movimento e un interesse, nel nostro Paese, per l’area linguistica della francofonia. In Francia, l’italiano è una lingua che è sempre stata tradotta ma non è tra le più tradotte, dato che l’inglese fa la parte del leone. Tuttavia, i grandi bestseller come Roberto Saviano e Elena Ferrante hanno spinto molti editori francesi a interessarsi di più alla narrativa italiana in generale. Anche a livello di grande pubblico possiamo parlare di una nuova moda del romanzo italiano, soprattutto per le saghe familiari e la letteratura al femminile, un po’ come è stato anche per il romanzo svedese. Inoltre, soprattutto per la narrativa, vi sono traduttori e traduttrici di altissima qualità in Francia che non solo fanno un grandissimo lavoro a livello linguistico, ma hanno anche delle competenze metaletterarie e si intendono di relazioni internazionali e di meccanismi editoriali, e sono spesso accanto al lavoro delle agenzie, all’origine di nuove traduzioni e nuovi progetti. Per esperienza diretta, è invece più difficile vendere opere di non fiction o di saggistica, specie se di piccole case editrici indipendenti. Lì tendono a contare di più i nomi nazionali, l’autorevolezza dei percorsi universitari, inoltre c’è più difficoltà a reperire dei bravi traduttori perché la narrativa, il romanzo, attirano di più.”
In questo allargamento d’orizzonti, nuovi sviluppi nascono poi non solo nei rapporti con l’estero, ma anche grazie alla crossmedialità e transmedialità delle narrazioni degli autori italiani di oggi, che approfondiamo con Chiara Melloni e Irene Pepiciello, di S &P Literary, la branca letteraria del gruppo Sosia&Pistoia, storica agenzia del mondo dello spettacolo che da molti anni ha esteso le proprie attività al campo letterario, con autori come Teresa Ciabatti, Paolo di Paolo, Jonathan Bazzi o Chiara Tagliaferri. Formatesi in ambiente editoriale, tra Einaudi e le case editrici romane indipendenti, Chiara Melloni e Irene Pepiciello lavorano in team, dividendosi l’Italia l’estero. La strategia dell’agenzia è di rappresentare solo autori italiani. Racconta Chiara Melloni: “In S&P abbiamo un sistema di subagenzie, in esclusive e non in esclusiva, anche per singoli titoli, che ci permette di focalizzarci meglio Paese per Paese, mentre per mercati particolari come la Cina abbiamo delle relazioni stabili con subagenzie partner. I nuovi sviluppi transmediali rappresentano una via preferenziale per l’estero. In questo contesto, anche gli scout editoriali, che hanno iniziato a seguire le produzioni cinematografiche, giocano un ruolo importante perché svolgono una funzione di raccordo tra i mondi. Se un titolo è interessante, le segnalazioni si moltiplicano, si coordinano i percorsi. Anche la professione di scout è in crescita tra editoria e cinema”. Conferma Irene Pepiciello: “Sempre più oggi i progetti nascono in dialogo con gli autori, e poi si scelgono i media per i quali declinarli, che sia la carta stampata, l’audio o il video. Un libro prima di essere un libro può essere un progetto di serie televisiva, anche su richiesta degli stessi produttori. C’è una serie di flussi incrociati. Questo porta ad avere più appeal nel panorama internazionale, oltre a grande vitalità e grande crescita. È un momento molto interessante per lavorare nell’editoria”, conclude.
Da più parti e più voci, emerge così come l’anno terribile della pandemia si sia rivelato, per l’editoria italiana, e in modo particolare per molte agenzie letterarie, un momento di crisi ma anche – senza retorica e nella consapevolezza delle difficoltà vissute – di vere opportunità. E l’augurio, naturalmente, è che questa tendenza continui.