La memoria di un passeur: Maurice Nadeau e la letteratura italiana in Francia
Autore: Marco De Cristofaro, Université de Mons/Université de Namur
L’attenzione che Maurice Nadeau (1911-2013) ha rivolto alla letteratura italiana nella sua lunga e poliedrica attività di critico, scrittore, promotore culturale ed editore, non può certo essere ricondotta a un interesse saltuario, ma sembra assumere, piuttosto, i tratti di una vera e propria scelta programmatica. Nei tre corposi volumi che raccolgono un’ampia parte della sua produzione giornalistica, intitolati Soixante ans de journalisme littéraire e usciti tra il 2018 e il 2022 per i tipi della casa editrice Les Lettres Nouvelles-Maurice Nadeau (Nadeau 2018; Nadeau 2020; Nadeau 2022), abbiamo individuato oltre duecento articoli pubblicati su giornali e riviste che, in forma di recensione o di saggio critico, l’intellettuale parigino ha consacrato ad autori italiani. Ad essi si affiancano i libri che lo scrittore dell’Histoire du Surréalisme, nelle vesti di passeur editoriale, ha fatto tradurre e circolare in Francia. Fin dai suoi esordi ufficiali sul mercato librario, infatti, la letteratura italiana popola le collane fondate e dirette da Nadeau. Se inizialmente si tratta di scelte piuttosto isolate, presto la produzione letteraria della Penisola si rivela un elemento ricorrente nella selezione delle opere.
I vari interventi che ricostruiscono la sua traiettoria intellettuale (1) concordano con l’idea che, dopo l’abbandono di «Combat», e la fondazione di una nuova rivista, «Les Lettres Nouvelles», l’intellettuale parigino intraprende un cammino «vers l’indépendance» (Samoyault 2020, p. 7). In questa ottica si colloca il suo passaggio, nel 1954, alla corte di un ambizioso editore: René Julliard. Julliard, nel tentativo di opporsi all’egemonia culturale di Gallimard, impronta la propria strategia su tre pilastri fondamentali: pubblicare velocemente, pubblicare tanto e, soprattutto, pubblicare autori giovani (Simonin 1998). In un simile panorama, a Nadeau è assicurata la sua indipendenza: le risorse economiche della nuova casa editrice gli garantiscono la libertà necessaria per cercare autori giovani o poco noti che, pur non raggiungendo vendite elevate, non pesano eccessivamente sulle finanze dell’editore, che si poteva fregiare, dal canto suo, di una certa aura intellettuale (Nadeau 2011). Grazie al più ampio margine di manovra, Nadeau allarga l’offerta di autori italiani in Francia. Nella neonata collana “Les Lettres Nouvelles”, che porta significativamente lo stesso nome della rivista, escono Ugo Pirro con Des filles pour l’armée nel 1957 e, in particolare, Renzo Rosso di cui vengono pubblicati nel 1963 Un été lointain e nel 1965 L’Écharde. Il caso di Rosso apre a una fase nuova nell’atteggiamento di Nadeau verso l’editoria: il critico parigino avverte la possibilità di intraprendere una politica autoriale che, con alcuni scrittori italiani, sarà programmatica.
Ciononostante, all’inizio degli anni Sessanta, ragioni economiche interne a casa Julliard costringono Nadeau a cercare uno spazio nuovo per dare seguito alla sua attività editoriale e, così, la collana “Les Lettres Nouvelles” cambia marchio, passando a casa Denoël. È una scelta senz’altro obbligata ma attenta alle dinamiche del mercato e volta a conservare un’autonomia decisionale e operativa. Il marchio Denoël, infatti, pur trovandosi nell’orbita del gruppo Gallimard, ha conservato una propria indipendenza che sarà garantita anche a Nadeau. Presso Denoël, il critico parigino costruisce un legame solido e duraturo con un autore italiano che gli sarà a lungo fedele: Leonardo Sciascia. Il rapporto tra Nadeau e Sciascia è caratterizzato da una serie di eventi contrastanti che coinvolgono il legame personale e amicale tra i due, i rapporti di forza interni al campo editoriale francese, le dinamiche economiche e commerciali tipiche dell’editoria, soprattutto in un quadro transnazionale, nonché le incomprensioni, le antipatie, le simpatie e le manie che danno forma al mercato librario. La relazione tra Sciascia e Nadeau e la sua influenza sulla fortuna dell’autore siciliano presso il pubblico transalpino sono state indagate da Mario Fusco (1996), che ha sottolineato come Nadeau sia un catalizzatore fondamentale dell’interesse per Sciascia in Francia, e da Giovanna Lombardo (2012), che ha effettuato una prima ricognizione dello scambio tra l’autore del Giorno della civetta e l’intellettuale parigino attraverso materiale d’archivio consultato presso la Fondazione Leonardo Sciascia. Per arricchire ulteriormente il quadro mi permetto di rimandare a un mio articolo (De Cristofaro 2023) in cui ricostruisco, grazie alla consultazione di materiale d’archivio inedito ritrovato presso l’Institut Mémoires de l’édition contemporaine (IMEC), quei vuoti lasciati dagli studi precedenti, in particolare nella congiuntura di fine anni Settanta quando Sciascia transita provvisoriamente per il catalogo Grasset, per poi tornare, in nome di una relazione personale e a scapito di interessi puramente commerciali, dal suo editore prediletto: Maurice Nadeau, che pubblicherà in totale tredici titoli dell’autore siciliano.
Ma quest’ultimo non è l’unico scrittore italiano a definire l’identità editoriale di Nadeau. Alla fine degli anni Settanta, l’ennesima crisi commerciale della sua collana, incapace di garantire stabilità in termini di vendite, lo porta ad abbandonare casa Denoël e, dopo una collaborazione di brevissima durata con Robert Laffont – un solo titolo all’attivo, per quanto di rilievo, il Candide di Sciascia – Nadeau prende una scelta definitiva per la sua futura carriera, fondando la casa editrice che porta il suo nome. La decisione non è frutto esclusivamente di un’esigenza momentanea ma è il risultato di una serie di circostanze che definiscono un cambiamento profondo nel mercato del libro in Francia. Nel 1981, dopo una trattativa lunga diversi anni tra le varie parti in causa – politici, distributori ed editori – viene varata la legge Lang, ministro della cultura del governo guidato da François Mitterand, che impedisce di applicare uno sconto superiore al 5% al prezzo di copertina dei libri. Allo stesso tempo, il fenomeno dell’iperconcentrazione, avviato a metà del Secolo (Schwuer 1998), sembra aver causato due movimenti contrapposti: da un lato, si formano gruppi editoriali sempre più dominanti sul mercato, dall’altro, manager esperti intraprendono iniziative indipendenti e, tra il 1974 e il 1988, sulla spinta di questi veterani dell’editoria, nascono circa cinquanta nuove micro case editrici ogni anno (Mollier 1995). La casa di Nadeau rientra appieno in questo movimento centrifugo, riconoscendo nelle opere tradotte una linea principale del catalogo e, all’interno di questo filone, uno spazio di rilievo è riservato agli autori italiani. A popolare le fila della neonata casa editrice ci sono Pier Paolo Pasolini (La Nouvelle Jeunesse, 1979), Alessandro Manzoni (Les Fiancés, 1982; Histoire de la colonne infâme, 1982), Giorgio Caproni (Le mur de la terre, 1985; Le compte de Kevenhüller, 1987), Giuseppe Pontiggia (Le joueur invisible, 1985; Le Rayon d’ombre, 1988), cinque opere di Sciascia, tra riedizioni e nuove uscite, e cinque titoli di Andrea Zanzotto.
Agli articoli e ai volumi si affiancano altre modalità attraverso cui Nadeau interagisce con la cultura italiana, favorendone un’ampia diffusione in Francia. Il critico parigino è uno dei protagonisti di quell’ambiziosa iniziativa, nata negli anni Sessanta, che mirava a realizzare una rivista transnazionale con una triplice redazione franco-italo-tedesca. Il progetto, che prenderà il nome di Gulliver e che ha nella sua sconfinata ambizione le cause del proprio fallimento, non vedrà mai la luce, ma sarà il pretesto per la creazione di una rete di relazioni tra l’editore francese e alcuni degli intellettuali italiani più in vista di quegli anni, come Elio Vittorini, Francesco Leonetti e Italo Calvino. Con Vittorini, Nadeau stringerà una solida amicizia scrivendo la prefazione alla traduzione francese del Diario in pubblico (Vittorini, Journal en public, 1961). Diversi anni dopo, nel 2006, anche Nadeau pubblicherà il suo Journal en public, rendendo così omaggio all’amico. Non è l’unica volta in cui l’intellettuale parigino si incarica, attraverso una prefazione, di presentare al pubblico francese un autore italiano: nel 1995 Nadeau introduce Fontamara di Silone (Grasset, 1995), ricordando il clamore suscitato dal testo alla sua prima uscita in Francia nel 1934.
Il legame profondo, carsico, quasi innato tra Nadeau e la letteratura italiana è testimoniato dalle sue memorie editoriali, date alle stampe nel 1990 per i tipi di Albin Michel (Nadeau 1990). Tra i tanti autori francesi ed europei deputati a rappresentare altrettante svolte identitarie nell’esperienza personale di Nadeau ci sono due italiani: Ignazio Silone e Leonardo Sciascia. Entrambi descritti come amici di vecchia data, sono personaggi a un tempo reali e fittizi che svolgono una funzione testuale e simbolica: ricordare al lettore la complessità di rapporti umani, commerciali, ideologici, culturali e sociali implicati con la letteratura e, più in generale, con il mercato librario.
Ma la centralità di questo rapporto è confermata anche da una prospettiva esterna. Quando Laure Adler chiede a Nadeau di spiegare il significato autentico dell’essere editore, si affida in primo luogo al ricordo degli scrittori italiani:
Il y a autour de toi comme une sorte de constellation d’auteurs très importants, qui appartiennent désormais à l’histoire de la littérature contemporaine mondiale, qui ont aussi été des amis. Évoquons tout d’abord les écrivains italiens.
Sono, prima di tutto, gli autori italiani, classici della letteratura mondiale ma anche amici, che delimitano il perimetro irregolare e caleidoscopico di quel passeur tridimensionale che è Maurice Nadeau.
(1) Per una ricostruzione delle vicende biografiche di Nadeau si rimanda al libro-intervista di Laure Adler Maurice Nadeau. Le chemin de la vie (2011), alle prefazioni scritte da Tiphaine Samoyault per i primi due tomi di Soixante ans de journalisme littéraire (2018; 2020) nonché al documentario realizzato dal figlio di Nadeau, Gilles, dal titolo Maurice Nadeau. Révolution et littérature (2005). Per una traiettoria, che analizzi sociologicamente le scelte editoriali di Nadeau dal 1952 al 1990, mi permetto di rinviare al mio lavoro Tra politica, editoria e letteratura: Maurice Nadeau critico-editore (De Cristofaro 2025).
Bibliografia
Marco De Cristofaro, “Tra politica, editoria e letteratura: Maurice Nadeau critico-editore”, Studi francesi, n. 206, maggio-agosto, 2025, pp. 409-422
Marco De Cristofaro, «Pour vous j’ai existé»: il ruolo del passeur nella memoria editoriale di Maurice Nadeau, in M. De Cristofaro, F. Fossati, N. Sforza (a cura di), Passeurs. La literatura italiana fuera de Italia (1945-1989). Receptión e imaginario, Facultad de Filosofía y Letras-Universidad de Buenos Aires, Buenos Aires, pp. 120-134
Mario Fusco, Per una storia della presenza di Sciascia in Francia, in M. Simonetta (a cura di), Non faccio niente senza gioia. Leonardo Sciascia e la cultura francese, La Vita Felice, Milano, 1996, pp. 37-44
Giovanna Lombardo, Sciascia e Nadeau. Di amicizia, agenti letterari, e passioni mai spente, in «Todomodo», II, Olschki, Firenze, 2012, 265-274
Jean-Yves Mollier, Paris capitale éditoriale des mondes étrangers, in Pascal Fouchet (ed.), L’édition française depuis 1945, Éditions du Cercle de la Librairie, Paris, 1998
Maurice Nadeau, Grâces leur soient rendues. Mémoires littéraires, Albin Michel, Paris, 2011
Maurice Nadeau, Le chemin de la vie. Entretiens avec Laure Adler, Verdier, Paris, 2011
Maurice Nadeau, Soixante ans de journalisme littéraire, tome 1, Les Années de “Combat” 1945-1951, Les Lettres Nouvelles-Maurice Nadeau, Paris, 2018
Maurice Nadeau, Soixante ans de journalisme littéraire, tome 2, Les Années de “Lettres Nouvelles” 1952-1965, Les Lettres Nouvelles-Maurice Nadeau, Paris, 2020
Maurice Nadeau, Soixante ans de journalisme littéraire, tome 3, Les Années de “Quinzaine Littéraire” 1966-2013, Les Lettres Nouvelles-Maurice Nadeau, Paris, 2022
Tiphaine Samoyault, Vers l’indépendance, in Maurice Nadeau, Soixante ans de journalisme littéraire, tome 2, Les Années de “Lettres Nouvelles” 1952-1965, Les Lettres Nouvelles-Maurice Nadeau, Paris, 2020, pp. 7-11
Philippe Schuwer, Nouvelles pratiques est stratégies éditoriales, in Pascal Fouchet (ed.), L’édition française depuis 1945, Éditions du Cercle de la Librairie, Paris, 1998
[1] Per una ricostruzione delle vicende biografiche di Nadeau si rimanda al libro-intervista di Laure Adler Maurice Nadeau. Le chemin de la vie (2011), alle prefazioni scritte da Tiphaine Samoyault per i primi due tomi di Soixante ans de journalisme littéraire (2018; 2020) nonché al documentario realizzato dal figlio di Nadeau, Gilles, dal titolo Maurice Nadeau. Révolution et littérature (2005). Per una traiettoria, che analizzi sociologicamente le scelte editoriali di Nadeau dal 1952 al 1990, mi permetto di rinviare al mio lavoro Tra politica, editoria e letteratura: Maurice Nadeau critico-editore (De Cristofaro 2025).