Ricerca avanzata nel catalogo dei libri di New Italian Books

Skip to content Skip to footer
12 Dicembre 2022

Intervista a Laura Brignon, traduttrice dall’italiano verso il francese

Autore:
Luigi Visconti

Laura Brignon ha studiato all’università lettere e lingue straniere. Si dedica a tempo pieno alla traduzione letteraria da tre anni. Ha tradotto una trentina di libri, soprattutto di narrativa contemporanea.

 

Sono ormai passati dieci anni da quando ha cominciato a tradurre libri italiani in francese. Come ha preso avvio questa sua attività? E quali sono state le tappe decisive del suo itinerario professionale? 

Tutto è cominciato dall’amore per la lettura, fin dall’infanzia. L’italiano è entrato nella mia vita quando ero adolescente, dopo un viaggio in Italia. Ho voluto imparare la lingua per conoscere meglio questo paese, per il quale avevo avuto un vero colpo di fulmine. E al liceo, ho avuto la fortuna di avere un’insegnante straordinaria.

All’epoca, non mi immaginavo che si potesse vivere di traduzioni. Ho perciò seguito dei corsi universitari di lettere e di lingue all’università, mi sono laureata in italiano, senza avere alcun progetto professionale specifico, anche se mi capitava di fare delle traduzioni di testi italiani che mi avevano particolarmente colpito. Il desiderio di tradurre si è consolidato parallelamente alla scoperta di nuovi libri, penso in particolare alla lettura di alcuni classici del Novecento come La pelle di Curzio Malaparte e Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi. Dopo la laurea, mi sono resa conto che la traduzione poteva essere un “vero” mestiere. Mi sono iscritta allora a un master di specializzazione, durante il quale ho tradotto il mio primo libro, un’opera teatrale: è stata una grande soddisfazione e la conferma che quella era la mia strada. Nello stesso periodo, ho fatto uno stage alle edizioni Anacharsis, un’esperienza che si è rivelata molto utile per capire la traduzione dal punto di vista dell’editore. Poi ho partecipato alla “Fabrique des traducteurs”, un programma promosso dall’associazione ATLAS e rivolto a giovani traduttori: per due mesi sei traduttori debuttanti, ognuno nella propria lingua di specialità, hanno lavorato a un progetto di traduzione sotto la guida di traduttori esperti. È stato un momento-chiave del mio percorso, in cui ho imparato ad affinare il mio sguardo e i miei riflessi di traduttrice, in un contesto di lavoro molto stimolante. La traduzione da me realizzata per la “Fabrique des traducteurs”, di testi inediti di Malaparte, è stata subito pubblicata da Arléa, e questo ha segnato un’altra tappa decisiva. Dopo, ho fatto una tesi, anche se questo non rientrava nei miei progetti iniziali, ma l’argomento mi appassionava e mi sono impegnata a fondo. L’argomento della mia tesi era l’autobiografia-fiume di uno scrittore siciliano poco più che alfabeta, Vincenzo Rabito. È un testo di letteratura “primitiva”, scritto a orecchio, in un misto di siciliano e di italiano, in cui domina la dimensione orale: mi sono chiesta come si potesse tradurre un testo simile e questo ha stimolato una riflessione su che cosa sia la traduzione. Accanto a queste riflessioni più teoriche, ho continuato a tradurre dei libri, in modo più regolare dal 2015. Dopo la tesi, ho cercato di fare della traduzione la mia attività principale. 

A ogni tappa importante del mio percorso sono associate delle persone (traduttori e editori) a cui debbo molto, perché mi hanno concesso fiducia nel momento in cui muovevo i primi passi in questa attività.

 

Oltre a tradurre, propone anche dei titoli alle case editrici, in qualità di “scout”? 

Sì, questa è una parte molto importante del mio lavoro, perché mi obbliga a tenermi aggiornata, a guardare con curiosità a ciò che accade in Italia, a scrutare negli interstizi dei grandi circuiti commerciali, e mi permette anche di proporre dei “repêchages” di testi dimenticati o, incredibilmente, mai tradotti. E soprattutto mi consente di dare libero corso alla mia sensibilità di lettrice, un po’ come in un caccia al tesoro.

Ad oggi, i libri che ho proposto e tradotto sono dei classici inediti (Malaparte per Arléa, Carlo Levi per Nous: un omaggio ad autori che hanno segnato la mia scoperta della letteratura italiana) e dei contemporanei (Claudio Morandini per Anacharsis, Alessandro Cinquegrani per Do). Inoltre, dal 2020, partecipo a un programma intitolato “Levée d’encres”, anch’esso promosso dall’associazione ATLAS, che ha l’obiettivo di incoraggiare e valorizzare certi aspetti del mestiere – la ricerca e la proposta di titoli –, spesso poco riconosciuti e molto dispendiosi in termini di tempo. 

 

Negli ultimi anni, quali tendenze e orientamenti ha osservato nella letteratura che si pubblica in Italia ? e in quella comprata in Francia ?  

Una constatazione preliminare si impone: gli scambi editoriali tra Francia e Italia sono intensi e questa è una grande opportunità per i traduttori.

Quanto poi a cogliere delle tendenze, il mio punto di vista è inevitabilmente parziale e condizionato dalle mie letture, che sono certamente limitate rispetto all’immensa quantità di titoli pubblicati. Tuttavia, mi sembra di cogliere, almeno in una parte della letteratura italiana di oggi, una forte attenzione alla realtà locale, molto circoscritta e definita, cui si accompagna spesso il ricorso al dialetto, un vero rompicapo per il traduttore.

E, per una parte dei titoli comprati in Francia, una tendenza a rimanere ancorati a una immagine dell’Italia un po’ stereotipata. Specifico « per una parte », perché, in un caso come nell’altro, vi sono testi decisamente più originali e sorprendenti , quanto a contenuti o scelte formali

 

Qual è l’aspetto più appagante del suo lavoro? E quale quello più ingrato?

Quello più appagante è certo il fatto di abitare mille vite e voci che non sono le mie, di avere l’impressione di beneficiare, grazie alla traduzione, di un allargamento delle mie esperienze di vita. E, più a terra a terra, il fatto di essere indipendente, di poter organizzare il mio tempo come voglio.

I momenti più difficili sono quelli in cui il testo resiste, in cui temo di non riuscire a trovare la soluzione più adeguata, in cui il dubbio diventa vertiginoso e paralizzante, ed ho l’impressione che la mia lingua non ce la faccia a reggere il confronto con il testo da tradurre.

 

A quali libri lavora attualmente? Quale autore le piacerebbe poter tradurre?

Le mie prossime traduzioni riguardano titoli di autori che ho già tradotto (Claudio Morandini, Giulia Caminito). Lavoro inoltre alla ritraduzione di alcuni libri di Mario Rigoni Stern : insomma, non mi posso lamentare…

Un autore che mi piacerebbe tradurre : Vincenzo Rabito, una vera sfida…

© 2020 NEW ITALIAN BOOKS  redazione@newitalianbooks.it