Editori italiani all’estero
L’orma a Parigi
Intervista a Lorenzo Flabbi
Autore: Paolo Grossi
Lorenzo Flabbi è critico letterario e fondatore, assieme a Marco Federici Solari, della casa editrice L’orma. Ha insegnato letterature comparate nelle università di Paris III e Limoges, dedicandosi in particolare agli aspetti teorici della traduzione. Ha tradotto, tra gli altri, Apollinaire, Rushdie, Valéry, Rimbaud, Stendhal e Gracq. Per le sue traduzioni di Annie Ernaux ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui il Premio Stendhal e il premio «La Lettura – Corriere della Sera» per la miglior traduzione dell’anno 2018.
- Nel 2020 la casa editrice L’orma ha aperto una propria sede a Parigi e avviato la pubblicazione di titoli in lingua francese. Perché questa iniziativa e con quali obiettivi?
Fin dalla sua fondazione nel 2012 L’orma editore nasce sotto il segno di una forte vocazione europea. L’idea di una casa editrice che portasse in Italia le voci più interessanti e cruciali delle letterature di lingua francese e tedesca ci venne mentre vivevamo a Berlino agli inizi degli anni Dieci. All’epoca, circondati da un cosmopolitismo per così dire endemico, pensammo da subito a una realtà plurinazionale, sapendo che il primo passo doveva essere un’officina culturale che lavorasse con lo strumento della nostra lingua madre, l’italiano. Una volta avviata più che solidamente l’esperienza collettiva de L’orma editore, è stato quindi naturale traghettare quell’impresa anche oltralpe. Abbiamo deciso di entrare nel mercato editoriale francese esportando e traducendo una delle nostre collane italiane più iconiche e di maggior successo. Si tratta de «I Pacchetti», volumi di piccolo formato che si possono spedire per posta grazie a una sovraccoperta che si chiude a busta. La collana ospita selezioni dagli epistolari di grandi figure della cultura, classici da riscoprire in inediti percorsi attraverso le loro scritture private. Quando questa idea ha superato le 100.000 copie vendute in Italia, abbiamo capito che i tempi erano maturi per l’avventura francese. Ai «Plis» – nome francese della collana – è recentemente seguita la «Plurabelle», omaggio a quella «pluralità della bellezza» che vibra per i confini sfumati e porosi del nostro continente. Qui pubblichiamo, appunto, letteratura europea senza steccati di lingua o nazionalità.
L’obiettivo principale è di continuare a contribuire a dare corpo a quella secolare repubblica delle lettere che è il ragionato e democratico governo delle vite, delle menti e dei corpi sotto cui amiamo vivere.
- Quale primo, provvisorio, bilancio ritiene di poter fare, a circa tre anni dalla creazione della sede di Parigi?
Il primo bilancio è di certo molto positivo, nonostante il fatto che il lancio della casa editrice francese sia avvenuto nelle peggiori condizioni possibili. L’uscita dei primi sei titoli, programmata con largo anticipo per il 19 marzo 2020, è coincisa infatti con l’inizio del lockdown in Francia. Nelle librerie appena chiuse i nostri «Plis» attendevano invano lettrici e lettori costretti in casa. Ma dopo appena un paio di mesi, una robusta campagna istituzionale di sostegno ai librai ha portato a record di vendita di cui hanno beneficiato anche i nostri libri. In tre anni abbiamo pubblicato 37 epistolari con un riscontro tale da raggiungere e superare in breve i risultati italiani. Come dicevo, da qualche mese abbiamo cominciato a pubblicare anche narrativa europea, ma i tempi di questa nuova iniziativa sono ancora troppo ravvicinati per avere una visione prospettica.
- Quale spazio è dedicato nel catalogo delle Éditions L’orma di Parigi a titoli di autori italiani?
Con i «Plis» stiamo offrendo nuove o inedite traduzioni dei carteggi di grandi autori e pensatrici d’Italia come Leopardi, Montessori, Gramsci e altri ancora; ma è nella nuova «Plurabelle» che intendiamo proporci come mediatori di voci nuove o misconosciute della letteratura italiana. Non a caso abbiamo inaugurato la collana con la traduzione del romanzo Notturno di Gibilterra, di Gennaro Serio, vincitore del premio Calvino 2019. Fedeli all’idea di creare reti e collegamenti tra intellettuali europei, abbiamo accompagnato l’edizione francese con una postfazione del grande scrittore spagnolo Enrique Vila-Matas, peraltro tra i personaggi principali del libro di Serio. L’ultima uscita è invece un repêchage, Il cappello del prete di Emilio De Marchi, primo romanzo poliziesco della letteratura italiana, definito da Giovanni Raboni «un noir alla Simenon, scritto sei anni prima che Simenon nascesse», un libro che in Francia ancora nessuno conosceva.
- Quali progetti prevede, a breve o a lungo termine, per consolidare questa proiezione verso l’internazionale?
Nel prossimo futuro vorremmo rendere il percorso della casa editrice francese il più simile possibile a quello della sua sorella maggiore italiana. Continuando a puntare su «I Plis» come testa di ponte nelle librerie di Francia, progettiamo di ampliare l’offerta della «Plurabelle» con autori di diverse provenienze – magari pure qualche fuoriclasse italiano –, senza escludere di ospitare anche opere di scrittori e scrittrici francesi che affidino a noi il loro sguardo sul mondo e in particolare sull’Europa.