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7 Agosto 2024

Intervista a Anina Barandun,
capo-redattrice delle edizioni Rotpunktverlag di Zurigo

Autore: Francesco Ziosi, Direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Zurigo

Intervista a Anina Barandun, <br>capo-redattrice delle edizioni Rotpunktverlag</br> di Zurigo

Prima di arrivare all’editoria pura, lei ha lavorato nel broadcasting. Ci racconta un po’ del suo percorso e delle specificità del lavoro editoriale rispetto agli altri settori dell’industria culturale? 

Dopo l’università (ho studiato letteratura tedesca e italiana) ho lavorato per la promozione culturale del Cantone di Berna, ma presto sono passata dall’amministrazione pubblica al mondo del teatro. Fra l’altro ho fatto l’assistente e l’interprete di Alessandro Marchetti, attore-regista italiano (e figlio d’arte) esperto di Goldoni e della Commedia dell’arte. Dal 2005 al 2021 sono stata impiegata presso la SRF, Radiotelevisione Svizzera di lingua tedesca, come responsabile per i radiodrammi e i programmi satirici.

Alla base del mio lavoro c’era sempre un testo letterario, ma sia nel campo teatrale sia nel radiodramma, un testo deve «funzionare» secondo i criteri concreti della messa in scena. Col tempo le condizioni per la produzione dei radiodrammi sono diventate sempre più difficili, gli obiettivi di risparmio sempre più duri. Perciò ho lasciato la SRF e trovato nel lavoro editoriale quello che cercavo: l’intensa collaborazione con scrittrici e scrittori. Alla casa editrice Rotpunkt posso osservare i loro progetti (quasi) dall’inizio e accompagnarli in un viaggio di cui spesso non si conosce la destinazione.

 

Il mercato letterario è sempre più alla ricerca del libro di immediato e breve successo: come vi ponete davanti a questo fenomeno a Rotpunktverlag? 

Osserviamo anche noi questa tendenza che ci preoccupa molto. Ma essendo una casa editrice conosciuta per libri di alta qualità letteraria e di saggistica politica non possiamo (e non vogliamo) pubblicare semplicemente ciò che il mercato chiede (per esempio gialli regionali o libri «romantasy»). Piuttosto cerchiamo di intensificare il nostro lavoro di stampa e di creare eventi per presentare un nuovo libro o una scrittrice giovane. Questo è però un lavoro molto impegnativo perche i media danno sempre meno valore alla critica letteraria. D’altronde bisogna dire che, nonostante la predominanza del successo breve, ci sono sempre i «longseller», nel caso di Rotpunkt per esempio La pozza del Felice di Fabio Andina (in tedesco Tage mit Felice) oppure Tamangur di Leta Semadeni. In fin dei conti non possiamo far altro che pubblicare i libri in cui crediamo e sperare che, con una promozione intensa, destino l’interesse dei critici, dei librai ed in primo luogo, dei lettori.

 

Una domanda sulla percezione della cultura italiana in Svizzera, e specialmente in Svizzera tedesca: esistono delle caratteristiche proprie rispetto al resto del mondo germanofono? La nostra idea, come Istituto Italiano di Cultura, è che la storia e l’importanza dell’immigrazione italiana in Svizzera giochino un ruolo importante. 

Condivido questa idea, sì, l’immigrazione è una tematica importantissima. Mi fa pensare subito ai «nostri» autori Vincenzo Todisco, Alexandre Hmine o Franco Supino. Forse uno dei motivi di questa prevalenza è che abbiamo dimenticato come gli italiani sono venuti in Svizzera. Ci ricordiamo con entusiasmo delle canzoni italiane, della cucina italiana, della moda italiana che hanno conquistato la nostra vita quotidiana negli anni settanta e ottanta, ma abbiamo ignorato troppo a lungo la disperazione dei lavoratori stagionali. Solo adesso i bambini clandestini di allora, diventati vecchi, – o le loro storie – ce lo fanno ricordare.

In Germania mi sembra che prevalga una visione più idealizzata dell’Italia, quasi l’eco lontana della famosa poesia di Goethe: «Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn?» («Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?»). Una delle ragioni sarà che in Germania i maggiori gruppi d‘immigranti vengono dalla Turchia, dalla Polonia e dalla Russia. Dunque l’occhio critico e analitico guarderà piuttosto lì, mentre l’Italia rimane una destinazione per le vacanze. (So bene che in questa risposta c’è del cliché, ma se leggo che tanti tedeschi ancora considerano la mafia una specie di folclore …)

 

Ci può descrivere un paio di progetti di Rotpunkt sull’Italia?

Con piacere! Seguiamo due strade, anzi tre: ci dedichiamo alla diffusione dei nostri «classici» italiani, Gino Vermicelli (abbiamo ripubblicato il suo romanzo sulla resistenza in Ossola con una nuova introduzione di Ferruccio Cainero) e Cesare Pavese (dopo la pubblicazione di quattro volumi di romanzi stiamo preparando una edizione rivista del suo diario, Il mestiere di vivere). Nel campo della letteratura moderna siamo sempre in cerca di voci nuove – l’ultima scoperta è stata Valentina Mira (attualmente in lizza per il Premio Strega). Ma naturalmente seguiamo anche la letteratura svizzera di lingua italiana (è in vista un nuovo romanzo di Fabio Andina).

Vorrei anche ricordare le nostre guide, che sono il terzo programma di Rotpunkt, accanto alla letteratura e alla saggistica politica: l’Italia settentrionale è molto importante per i nostri lettori-escursionisti. Con le nostre guide li invogliamo a partire per la Val Grande, la Valle Maira, il Lago Maggiore, il Lago d’Orta o addirittura per la Grande Traversata delle Alpi.

Intervista a Anina Barandun, <br>capo-redattrice delle edizioni Rotpunktverlag</br> di Zurigo
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