interviste
9 Gennaio 2025

Librerie italiane nel mondo
La libreria PIENA di Lisbona

Autore: Clelia Bettini

<span style=Librerie italiane nel mondo
La libreria PIENA di Lisbona
" />

Clelia Bettini intervista Sara Cappai, una delle due socie e proprietarie della libreria PIENA. LIBRI, CULTURE E VISIONI di Lisbona.

 

Allora, Sara, iniziamo subito in medias res. Come, quando e perché avete scelto di aprire una libreria italiana a Lisbona?

La scelta di aprire una libreria italiana a Lisbona è nata durante gli anni della pandemia. Io mi ero da poco trasferita a Lisbona e lavoravo da remoto per un’agenzia di comunicazione. Nei miei primi mesi da lisboeta, avevo conosciuto Elisa Sartor, poi diventata mia complice e socia in questa avventura. Elisa è laureata in architettura e portava avanti a Lisbona, già da alcuni anni, un altro progetto di ludo-linguistica e design legato alle parole e al cibo italiani. Poco dopo esserci conosciute, abbiamo avuto l’idea di mettere su un gruppo di lettura in italiano, frequentato però anche da persone portoghesi, o comunque straniere, che leggevano in italiano. Ci era sembrato un bel modo per riappropriarci dello spazio della città, perché dopo il lockdown sentivamo un forte bisogno di tornare fuori, di incontrarci: leggere insieme ad altri era per noi un modo di ripartire, di riniziare a vivere. E la risposta delle persone è stata sorprendente! C’era voglia di leggere, di condividere, di stare insieme “con i libri” in italiano, e così ci è venuta in mente l’idea della libreria e nel giro di un anno eravamo pronte a partire. È stato tutto molto veloce.

La cosa forse un po’ più difficile è stata trovare il luogo adatto. Non volevamo stare in una zona turistica, perché il nostro desiderio era quello di dare vita a una libreria capace di entrare in contatto con la comunità in cui si andava a inserire, capace di creare relazioni con e sul territorio, una libreria di quartiere, per la comunità italiana, certo, ma non solo. E così, abbiamo scelto di radicarci ad Arroios, uno dei bairros [quartieri, n.d.r] di Lisbona con il quale ci identificavamo di più: sia io che Elisa lo abbiamo sempre frequentato molto, perché ci vivono molte persone amiche e ci sono molte realtà indipendenti, anche altre librerie. Ci è sembrato subito il posto più giusto dove far crescere la nostra idea.

 

Per chi ci legge e non conosce Lisbona, possiamo dire che Arroios è un quartiere confinante con le zone storiche più celebri come Graça, Mouraria, Alfama e Baixa-Chiado, sviluppatosi nei primi decenni del Novecento essenzialmente come zona residenziale, che conserva ancora molto del suo impianto tradizionale, con i mercati rionali, le botteghe e le tascas, le tipiche trattorie cittadine di Lisbona.

 

Sì, diciamo che è un quartiere ancora vivo, abitato in gran parte da portoghesi, anche se non solo, come del resto è giusto e bello che sia. È un posto dove le persone vivono e lavorano. Insomma, è ancora un quartiere nel vero senso della parola.

 

Concentriamoci su PIENA, per conoscerla meglio. Da dove viene questo nome?

 

Abbiamo scelto PIENA perché è un nome italiano che suona bene anche in portoghese, non troppo difficile da pronunciare. È un nome versatile, che si può usare in molti modi diversi. PIENA è una parola molto femminile, molto tonda, che però ha mille significati. Essere PIENA d’ amore, avere la pancia PIENA, oppure che ‘sono PIENA’ da non poterne più… Insomma, era una parola che si prestava a molti significati, ma alla fine prefigurava un po’ anche il posto, perché è molto piccolo e si riempie facilmente. PIENA è sempre piena, e questo è un bene, sotto tutti i punti di vista.

 

Quasi fosse essa stessa un’opera letteraria, la libreria porta con sé un “sottotitolo” esplicativo: libri, persone e visioni. Che cosa significa?

 

Dentro al payoff di PIENA ci sono, in primis, i pilastri della libreria, ovvero i libri e le persone. Per quanto riguarda la scelta della terza parola visioni, deriva dal fatto che, da sempre, abbiamo desiderato che PIENA non fosse solo una libreria. È sicuramente un progetto aperto e che si trasformerà col tempo, in cui, però, abbiamo da subito immaginato di presentare anche opere ed eventi legati al mondo della grafica e del design: questa è la parte più di Elisa, espressione delle sue competenze e della sua creatività che, del resto, è possibile ritrovare ovunque nelle cose della libreria: dalla comunicazione alla grafica, dalla decorazione della nostra vetrina, ai laboratori che organizziamo. La parola visioni sta a indicare l’apertura di orizzonte “visivo”, ma anche una caratteristica che sento molto nostra, perché per aprire una libreria italiana a Lisbona bisogna essere un po’ “visionarie”, ovvero, capaci di immaginare altri orizzonti, di credere a qualcosa che ancora non c’ è. In questo senso siamo state “visionarie”, persone capaci di vedere le possibilità che si possono aprire, che si possono realizzare.

 

 

Un lettore o una lettrice che entra da PIENA, si trova davanti un vastissimo assortimento che non ha nulla da invidiare a quello di una libreria in Italia. Si spazia dalla saggistica più recente al pensiero femminista militante, dalle ultime uscite di narrativa italiana ai classici della letteratura europea in traduzione, passando per il fumetto e la letteratura per l’infanzia. Quali sono i criteri che sottendono alla costruzione del catalogo della libreria?

 

I criteri dietro il catalogo della libreria sono molto legati a quelli che sono dei messaggi che vogliamo portare dentro alla comunità di lettori e lettrici di PIENA. In un tempo come il nostro, in cui basta veramente digitare il titolo di un libro per acquistarlo in quattro secondi e il giorno dopo ti arriva a casa, abbiamo pensato che oltre ai libri dovevamo portare una proposta. E quindi, di nuovo, una visione delle visioni del mondo che ci rispecchiamo come persone, perché sono legate ai temi che abbiamo più cuore, come l’antirazzismo, l’inclusività o il femminismo. Più semplicemente, i libri sono scelti con l’idea di offrire ai lettori e alle lettrici delle possibili chiavi di interpretazione del mondo contemporaneo. I libri possono darti la possibilità di leggere il mondo, leggere le persone, sono degli strumenti potentissimi.

 

Perché aprire una libreria non è come aprire un qualunque altro esercizio commerciale.

 

No, aprire una libreria non è solo avviare un’attività commerciale, per il semplice motivo che insieme ai libri ci sono le persone. E quindi aprire una libreria è dare vita a uno spazio che sarà attraversato da persone: torniamo di nuovo all’idea di quartiere, di territorio entro il quale la libreria esiste. Io credo che nelle nostre città ci vorrebbero più spazi in cui le persone si sentano libere di entrare, scambiare due chiacchiere, parlare, trovare risposte alla propria curiosità o comunque delle questioni che sono urgenti nella contemporaneità. Una libreria è un luogo in cui si fa cultura, non la si vende solamente in quanto prodotto culturale.

 

E chi sono i/le vostri/e clienti, ce li/le descrivi brevemente?

Forse è stato questo l’aspetto più sorprendente e anche gratificante. La nostra clientela è molto variegata, perché Lisbona è una città composita a livello umano. Innanzitutto, non è composta solo da italiani ma, per almeno un 35%, anche da portoghesi: è stato bello vedere che c’ è molta curiosità, molta apertura, molta passione per la cultura italiana. Senz’altro c’è un legame culturale forte tra Italia e Portogallo, basti pensare che uno dei nostri autori più richiesti è Antonio Tabucchi, un autore italo-portoghese, possiamo definirlo così sotto molti punti di vista. Molti/e dei/delle nostri/e clienti sono studenti/studentesse italiani/e che fanno l’Erasmus a Lisbona ma anche portoghesi che hanno fatto l’Erasmus in Italia e vogliono mantenere vivo il legame con la lingua e la cultura italiana, poi ci sono i giovani impiegati delle grandi multinazionali che hanno delocalizzato in Portogallo e tanti/te ricercatori/ricercatrici universitari/e italiani/e che vivono e lavorano qui a Lisbona. Si ritrovano tutti/e intorno ai libri, e nei libri, mi sembra, trovano qualcosa che a loro manca, qualcosa di cui, inevitabilmente, quando vivi fra due paesi, hai nostalgia. I libri possono essere anche casa.

 

PIENA ha a cuore le persone, dunque, e organizza molti incontri, con il suo pubblico: presentazioni, laboratori, gruppi di lettura etc. Che tipo di risposta avete in carne e ossa, in questo tempo in cui tutto è dominato dai social, dal virtuale, da internet. La gente ha ancora piacere a partecipare?

 

Sì, la gente ha ancora piacere a venire, basta darle la possibilità di farlo. Il fatto che 20 o 30 persone vengano a sentire la presentazione di un libro in una libreria italiana all’ estero, magari di venerdì sera, con la stanchezza di un’intera settimana sulle spalle, non può essere che un dato positivo. Per noi è importante anche la dimensione online, perché ci piace stare sui social e usarli come mezzo di comunicazione, siamo comunque figlie del nostro tempo.

 

E, infatti, avete aperto uno shop online, perché anche chi non risiede fisicamente a Lisbona possa avere accesso ai libri di PIENA. Come sta andando?

 

Sta andando bene, ci permette di raggiungere anche persone che vivono in altre zone del Portogallo, ma abbiamo spedito anche in Brasile e in Germania. Ma non si tratta solo di spedire i libri: le persone ci scrivono per chiederci dei consigli, esiste uno scambio umano importante.

 

L’interesse per il libro italiano in generale per la cultura italiana in Portogallo è in crescita?

 

Non saprei dire se è in crescita, ma sono certa che c’è molto interesse per l’Italia e la sua cultura. Chi si dedica allo studio della lingua e della cultura italiana, lo fa quasi sempre per passione, e non per dovere. Questo determina una motivazione molto pura, molto bella e, soprattutto, libera. A questo proposito, credo che abbia da sempre un ruolo chiave l’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona, presente e attivo sul territorio da moltissimi anni. Del resto, anche noi, fino dai nostri inizi, abbiamo trovato nell’Istituto, nel suo direttore Stefano Scaramuzzino e in tutto lo staff, degli interlocutori e delle interlocutrici attenti/e e disponibili, con i/le quali è nata una sinergia che ci ha permesso di raggiungere dei grandi obiettivi, nonostante che PIENA sia una realtà molto giovane e relativamente piccola. Mi fa piacere ricordare brevemente la venuta a Lisbona del Premio Strega Mario Desiati, nel 2022, o di Viola Ardone nel 2023, due eventi organizzati dall’IIC con la partecipazione di PIENA, ma anche numerosi incontri realizzati in libreria con il sostegno dell’Istituto. Insomma, per noi è stato fondamentale interfacciarci con l’IIC, e poterlo fare sentendo sempre entusiasmo e stima reciproca, è stato ancora più bello.

 

 

Dal vostro punto di vista di libraie quali iniziative potrebbero essere invece prese dall’Italia per promuovere la vendita dei libri italiani all’estero?

 

Avremmo bisogno di un ulteriore sostegno prima di tutto logistico, che avrebbe senza dubbio una ricaduta molto positiva a favore della sostenibilità di progetti come il nostro. In quanto librerie italiane all’estero, infatti, non possiamo accedere alla rete di distribuzione italiana e, dunque, non possiamo usufruire delle condizioni favorevoli disponibili sul territorio nazionale. Dobbiamo sia fronteggiare lo svantaggio determinato dalle ingenti spese di spedizione, sia dalla mancata possibilità di tenere i libri in conto vendita, perché i nostri fornitori non accettano i resi. Tutto quello che vedi da PIENA, è stato già acquistato: se non lo vendiamo, il costo ricade interamente sulla libreria.

Noi abbiamo scelto di non caricare sul cliente finale le spese di spedizione e di vendere i libri al prezzo di copertina, sia per potere almeno in questo competere con i grandi rivenditori on-line, sia perché siamo coscienti del fatto che il tenore di vita in Portogallo è, attualmente, più basso rispetto a quello di altre grandi città europee come Berlino, Parigi o Bruxelles. È una scommessa, certo, non caricare questo costo sul cliente finale, in modo tale che acquistino più libri di quanti ne prenderebbero se costassero di più. Speriamo che sia vincente, ma sarebbe bello poter contare su un sostegno maggiore da parte dell’Italia, a piccole realtà imprenditoriali del settore editoriale all’estero, come la nostra.

 

https://www.pienalibreria.com/

 

treccani

Registrati al portale Treccani

Per essere sempre aggiornato sulle novità di newitalianbooks