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Land grabbing. Come il mercato delle terre crea il nuovo colonialismo

Questo libro rappresenta un reportage al mondo sull’allarmante e dilagante fenomeno del land grabbing. Dopo la crisi finanziaria del 2007, la terra da coltivare (specie quella del Sud del mondo) è diventata un bene sempre più prezioso, oggetto di un frenetico ‘accaparramento’ in cui sono impegnati sia i paesi, come quelli arabi, ricchi di liquidità ma privi di terre fertili, sia le multinazionali dell’agrobusiness, interessate a creare enormi piantagioni per la produzione di biocarburanti, sia una serie di società finanziarie, convinte che l’investimento in terre possa garantire guadagni sicuri. Il risultato è l’avvento di una nuova forma di colonialismo che rischia di alterare gli scenari internazionali (come dimostrano per reazione le recenti rivolte nordafricane, legate all’aumento dei prezzi delle derrate alimentari). Viaggiando fra l’Etiopia e il Brasile, l’Arabia Saudita e la Tanzania, passando per la borsa di Chicago, la FAO e le convention finanziarie, Liberti fa luce su un fenomeno poco indagato ma di scottante attualità, svelandoci come i legami fra politica internazionale e mercato globale stiano cambiando il volto del mondo in cui viviamo.


Stefano Liberti pubblica da anni reportage di politica internazionale su diversi periodici italiani e stranieri. Ha scritto, tra gli altri, Il grande carrello (con Fabio Ciconte, Laterza 2019) e Terra bruciata (Rizzoli 2020). Per minimum fax – oltre a Land grabbing, tradotto in più di dieci paesi – ha scritto A sud di Lampedusa. Cinque anni di viaggi sulle rotte dei migranti e I signori del cibo. Viaggio nell’industria alimentare che sta distruggendo il pianeta.

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