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14 Settembre 2021

Machiavelli in altre lingue

Autore:
Emanuele Cutinelli-Rendina, Università di Strasburgo

Con la Divina Commedia e con Pinocchio, il Principe di Niccolò Machiavelli è il testo più diffuso e tradotto della letteratura italiana, quello che, ancor più degli altri due, porta con sé, nell’immaginario collettivo, qualcosa della cultura da cui proviene (non sempre, a dir il vero, in senso positivo!). Mentre tuttavia il poema di Dante e l’immortale epopea del fanciullo di legno contano su un pubblico certo amplissimo ma formato da coloro che sono attratti anzitutto dal valore letterario dei testi, il Principe è ricercatissimo dalle più svariate categorie di lettori: filosofi e storici delle idee, politologi e sociologi, ma anche chiunque a vario titolo sia interessato alle dinamiche e ai meccanismi più intimi del comportamento umano. Il Principe ha poi avuto un effetto di trascinamento, generando l’interesse per il resto della produzione del Fiorentino: dalle opere storiche e trattatistiche a quelle letterarie, ossia dall’Arte della guerra e dai Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio alla Mandragola e alla Favola di Belfagor, opere ormai anch’esse largamente tradotte.

È impossibile pertanto abbracciare con un unico sguardo sintetico e panoramico la presenza di Machiavelli, e del Principe in particolare, in altre culture e in altre lingue, trattandosi peraltro di una vicenda che comincia appena dopo la morte del Fiorentino, e che coincide di fatto – tra ripulse e appropriazioni – con l’elaborazione dell’autocoscienza politica occidentale. Anche solo volendosi limitare all’epoca strettamente contemporanea, va detto che le celebrazioni nel 1969 per il quinto centenario della nascita, hanno dato una tale accelerazione agli studi machiavelliani che non c’è più lingua moderna che non abbia la sua traduzione almeno del Principe; e tutte le lingue di maggiore diffusione hanno ormai le opere complete di Machiavelli tradotte in collezioni moderne e affidate a specialisti, da cui poi si generano edizioni divulgative destinate al più largo pubblico dei non specialisti. È così per il giapponese, per il coreano, per il mandarino, tanto per limitarsi a esemplificare con lingue che rappresentano centinaia di milioni di lettori.

Volendosi restringere, come lo esigono i limiti di chi redige questa scheda, a indicare le maggiori lingue di cultura in Europa occidentale, si può osservare che in Francia esistono nel commercio librario almeno una decina di traduzioni del Principe, tutte piuttosto recenti, e più o meno ben accompagnate dagli opportuni apparati critici e storici. Per limitarsi alla più innovativa e impegnativa di esse, si segnala quella uscita nel 2000 per le Presses Universitaires de France a cura di due dei maggiori specialisti del Fiorentino, Jean-Louis Fournel e Claude Zancarini: si tratta di un volume di ben 642 pagine, per un testo che ne conta poche decine, poiché il commento storico, linguistico e teorico è amplissimo. Questa monumentale edizione è stata poi alla base di una versione più maneggevole, uscita nel 2014 presso lo stesso editore, più volte ristampata. Tra le tante traduzioni di testi minori di Machiavelli (ma come dire ‘minore’ la Mandragola o l’Arte della guerra?), si può segnalare, per il rigore scientifico e l’aderenza linguistica, quella dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, uscita presso Gallimard nel 2004 per le cure di Alessandro Fontana e Xavier Tabet.

Il caso dei paesi anglofoni è reso quanto mai complesso da un interesse nei confronti di Machiavelli che non ha paragoni con altre aree linguistiche e culturali, compresa l’italiana, per il numero di studi, di convegni, di traduzioni appunto, che sono consacrati al Fiorentino. Per un certo periodo negli Stati Uniti si è pubblicato persino un periodico accademico interamente consacrato a Machiavelli. Sarebbe insomma il compito di una monografia, non facile e non breve, districarsi negli esiti di questo straordinario interesse, e quindi nel numero delle traduzioni, soprattutto del Principe, talvolta di carattere popolare, talvolta destinate a un pubblico accademico, talaltra alla ricerca di una conciliazione tra i due formati; o dar conto di altre forme di traduzione-divulgazione (per esempio, una parte del testo del Principe riversato in fumetti  o in videogiochi). Va detto comunque che le maggiori traduzioni sono dovute non a traduttori di professione, ma (come ormai è necessario) ad autentici specialisti del Rinascimento e, più particolarmente, di Machiavelli. In ordine cronologico segnaliamo anzitutto quella dovuta a un grande specialista di storia del pensiero politico e di Machiavelli come Quentin Skinner (Cambridge University Press, 1988). Un altro noto specialista, ma americano e non inglese come Skinner, Harvey C. Mansfield, ha dato la sua traduzione del Principe nel 1998 presso la University of Chicago Press, e nel 1996 già aveva pubblicato quella dei Discorsi in collaborazione con Nathan Tarcov. Uno dei maggiori studiosi odierni di Machiavelli, l’americano William J. Connell, ha tradotto il Principe accompagnandolo con diversi documenti utili alla contestualizzazione (Boston, Bedford, 2016). Grande diffusione, e diverse ristampe, ha conosciuto inoltre la traduzione di Peter Bondanella, accompagnata da un’introduzione di Maurizio Viroli, per la Oxford University Press, 2008. E va segnalata, per la ricchezza delle note e per la felice resa linguistica, anche la traduzione di James B. Atkinson, Indianapolis, Hackett Pub., 2008, il quale l’anno prima aveva dato, in collaborazione con David Sices, un’assai pregevole traduzione di tutto il teatro di Machiavelli, con il testo italiano a fronte, sempre presso lo stesso editore.

Quanto all’ambito ispanofono, rimane molto diffusa e continuamente ristampata dal 1981 la traduzione di Miguel Ángel Granada (Maquiavelo, El príncipe, Madrid, Alianza), alla quale però da qualche anno fa concorrenza Nicolás Maquiavelo, El príncipe, edición bilingüe con texto italiano de G. Inglese, estudio preliminar, traducción y notas de Helena Puigdoménech, Madrid, Tecnos, 2011. Entrambe dal Brasile vengono invece le due più diffuse traduzioni destinate ai lettori lusofoni: Maquiavel, O Príncipe, ediçao bilíngue, traduçao de José Antônio Martins, São Paulo, Hedra, 2007 (20202); e quindi l’altra, sempre con testo italiano a fronte, a cura di Diogo Pires Aurélio, São Paulo, ed. 34, 2017.

Tralasciando aree linguistiche sulle quali chi scrive non ha alcuna competenza (non senza però aver segnalato che il bel libro di Mark A. Youssim, La fortuna di Machiavelli in Russia, Roma, Aracne, 2019, dà molte notizie sulle traduzioni recenti e meno recenti di Machiavelli in russo, comprese le proprie), va salutato il recente e assai fecondo interesse nei confronti di Machiavelli in area germanofona. Si segnala per il suo valore anche simbolico, oltre che per la qualità critica e filologica dell’iniziativa, la Machiavelli Edition, avviata a Colonia nel 2015 sotto la responsabilità di Dirk Hoeges. Tra studi e traduzioni ne sono usciti finora sei volumi: tra le traduzioni, una, nel 2015 il poema L’Asino; nel 2016 tutte le poesie del Fiorentino; e nel 2018 il solo piccolo scritto su Cesare Borgia. La collezione si appresta a coprire nel tempo l’intero arco della produzione machiavelliana. Ma altre iniziative in tal senso, ossia traduzioni commentate di tutto Machiavelli in tedesco, si annunciano anche altrove, come quella di un gruppo di ricerca attivo presso l’Università di Friburgo in Brisgovia, che pubblicherà a breve, in occasione del quinto centenario della prima edizione (1521), una nuova traduzione commentata dell’Arte della guerra. Meritano di essere segnalate inoltre la traduzione integrale, uscita nel 2016, delle Istorie fiorentine, per l’editore Boer, a cura di Johann Ziegler e Franz N. Baur, e la recente traduzione (2019) del solo Principe a cura Rudolph Enno per l’editore Meiner di Amburgo. Invece manca un’aggiornata traduzione dei Discorsi: quella che continua a essere ristampata da Kröner di Stoccarda, dovuta Rudolf Zorn, risale alla prima metà del Novecento e risulta alquanto invecchiata da più punti di vista.

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