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Milena Quaglini si toglie la vita il 17 ottobre 2001 nel carcere femminile di Vigevano, dove è in attesa di sentenza per l’omicidio di Angelo Porello, all’epoca dei fatti suo convivente. Non si tratta, però, dell’unico omicidio da lei commesso: Milena ha già ucciso. Milena uccide gli uomini violenti che abusano di lei. Eppure,  stavolta nessuna attenuante sembra poterla salvare dalla condanna che la terrà lontana dai figli, dalla possibilità di una vita normale. Quello di Milena Quaglini è uno dei casi di cronaca più noti in Italia. Prestandole la voce, Elisa Giobbi tesse la ragnatela dei pensieri che affollano la sua mente. Un viaggio tra i meandri di un’anima offuscata dal dolore, dall’alcol e il ricordo di un’infanzia di botte e umiliazioni. Il suo lungo racconto – intervallato da documenti ufficiali – restituisce un’indagine cruda e sincera sulla natura umana, sulla responsabilità e il senso di colpa, sull’istinto di sopravvivenza e la violenza di genere. Da questa indagine emerge tutta la fragilità di una donna costretta a subire, la facilità con cui la vittima può diventare carnefice , un dolore trasformatosi in depressione, l’assenza d’amore in un peccato da espiare.


Laureata in lingue e letterature moderne, operatrice culturale e turistica, ha pubblicato Rock”roll noir (Arcana, 2016), La rete (Stampa Alternativa, 2018), La sposa occidentale (Robin, 2019 – romanzo vincitore del Premio Luzi per la narrativa inedita e della menzione d’onore al Premio Casentino), Love (& Music) Stories (Odoya 2019) e La morte mi fa ridere, la vita no (Arcana, 2020).

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