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26 Ottobre 2020

Sibilla Aleramo in altre lingue

Autore:
Ada D’Agostino, Università “La Sapienza”, Roma

Rina Faccio (1876-1960), donna poliedrica ed emancipata, rinata nella scrittura col nome di Sibilla Aleramo, è autrice di racconti, romanzi, liriche. Deve la sua fortuna, italiana ed estera, principalmente alla sua opera d’esordio, Una donna. Nonostante la sua ricca produzione, definita da uno stretto intreccio tra opera letteraria, scrittura diaristica e corrispondenza, la diffusione dei suoi testi è caratterizzata da un interesse scarso e desultorio, in Italia ma soprattutto all’estero.

Il caso di Una donna
Una donna, «libro che sentivo necessario […] che mostrasse al mondo intero l’anima femminile moderna» (Aleramo) è pubblicato in Italia il 3 novembre 1906 dalla casa editrice Sten di Torino. Ottiene un immediato successo: alla prima traduzione estera – la spagnola Una mujer (1907), curata da José Prat – seguono, solo nel 1908, l’edizione svedese di G. Branting, la tedesca di Nina Knoblich, l’inglese di Maria Hornor Lansdale e infine la francese, di Pierre-Paul Plan. Peculiare è il caso della traduzione russa, firmata da Elena Lazarevskoj, presentata al pubblico sulle pagine della rivista russa «Obrazovanie» (1908); e di quella polacca, di Stanisława (Soava) Winawer, anch’essa edita in rivista («Prawda»), a puntate, tra il 1909 e il 1910.
Una donna suscita critiche ma anche molta ammirazione. In Italia vanta, tra gli altri, un lusinghiero commento di Luigi Pirandello: «pochi romanzi moderni io ho letti che racchiudono come questo un dramma così grave e profondo nella sua semplicità e lo rappresentino con pari arte, […] con tanta misura e tanta potenza». Ristampato nella Penisola durante tutto il corso del Novecento, il testo non trova altrettanta fortuna all’estero: dopo la versione polacca del 1910, bisognerà attendere il 1959, ben cinquant’anni, per una nuova traduzione, pubblicata questa volta in Cecoslovacchia. Una parziale riscoperta dell’autrice sembra avvenire tra il 1970 e il 1990, quanto l’opera è proposta, in nuove traduzioni, in Germania, Francia, Spagna e Regno Unito; e pubblicata per la prima volta in Olanda (1978), Grecia (1979), Cecoslovacchia (1981), Portogallo (1983), Danimarca (1985), Iran (1993). Negli anni 2000 il romanzo è riproposto in Francia (2002, 2007), e tradotto in albanese (2007), catalano (2013), macedone (2015), annoverando perfino un’edizione in lingua sarda (2011). Le edizioni estere più recenti, del 2020, sono pubblicate in Spagna (2020), e nel Regno Unito (2020) per la storica collana dei Penguin Books. Si segnala, inoltre, l’esistenza di una recente traduzione in lingua araba (2018).

Opere successive
Il romanzo Una donna, nonostante le riedizioni irregolari, annovera complessivamente traduzioni in 18 Paesi. Il dato sottolinea ed esalta l’enorme divario tra la fortuna di questo testo e le successive opere di Aleramo, molte delle quali totalmente ignorate dall’editoria straniera. Nessuna traduzione, ad esempio, esiste per le Liriche (1915), Andando e stando (1921), Momenti (1921), Il frustino (1932), Sì alla terra (1935) e altri testi ancora, comprese alcune scritture diaristiche e postume.
Dopo il romanzo d’esordio, solo in Francia si continua a riservare ai testi di Aleramo una certa attenzione, per quanto limitata e discontinua: la versione francese de Il passaggio, «autobiografia lirica» (Zancan, 2006) edita da Treves nel 1919, è pubblicata dall’editore Rieder nel 1922; l’anno successivo è rappresentato a Parigi, con scarso successo di pubblico, Endimione, poema drammatico, nella traduzione di Pierre-Paul Plan; e la raccolta Gioie d’occasione (1930), pubblicata nel 1933 nella traduzione di Yvonne Lenoir, ottiene il premio «Latinité» nel corso dello stesso anno. Altre opere, tradotte soltanto in francese, saranno presentate sul mercato editoriale in modo quanto mai tardivo: è il caso della raccolta Orsa minore: note di taccuino, del 1938, pubblicata a Parigi più di sessant’anni dopo, nel 2003. Il testo più tradotto dopo Una donna annovera soltanto tre edizioni all’estero: si tratta del romanzo Amo dunque sono (1927), che inaugura, in Italia, il rapporto tra Aleramo e la casa editrice Mondadori, ed è pubblicato in Ungheria (1928), e molto più tardi in Francia (1992) e in Spagna (2017). La raccolta di liriche Selva d’amore (1947), ancora edita per Mondadori, fa vincere ad Aleramo il Premio Viareggio (1948); ciò nonostante, il volume avrà un’unica traduzione, in catalano, nel 1987. Aiutatemi a dire, raccolta di poesie del 1951, annovera a sua volta una sola traduzione, pubblicata in Russia nell’anno successivo. Poco più fortunate le scritture diaristiche – i cui diritti sono ceduti, nel 1955, all’editore Feltrinelli – e le raccolte di lettere: il volume Lettere 1956-1958, che raccoglie la corrispondenza col poeta Dino Campana, edito nel 1958 e riproposto nel 1987 con il nuovo titolo Un viaggio chiamato amore, sarà tradotto molto più tardi in francese (2003) e in catalano (2012), e trasposto nel 2002 nell’omonima pellicola diretta da Michele Placido, distribuita da Rai Cinema. Tra le opere postume, Diario di una donna: inediti 1945-1960, del 1978, sarà tradotto solo in tedesco, in due edizioni successive (1980, 1991); mentre le Lettere d’amore a Lina (1982), saranno pubblicate in Germania (1984), e in Olanda (1986).

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