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Quando papà Raimundo scelse il nome del suo primogenito dalla Repubblica di Platone, già immaginava per lui un futuro importante. Da filosofo, da medico, o da rivoluzionario. E in effetti Sócrates Brasileiro è stato un po’ tutto questo, ma è passato alla storia come uno degli interpreti più originali dell’arte del futebol: per le sue caratteristiche fisiche e tecniche, e per quel modo di concepire il calcio più come un divertimento che una professione, «un microcosmo nel macrocosmo della società». Non a caso, proprio attraverso il calcio il Doutor è stato l’artefice di un’esperienza unica nel mondo dello sport: l’ideazione di un laboratorio politico capace di contaminare un paese – il Brasile degli anni Ottanta – vessato da due decenni di dittatura militare. Un’ode all’autogestione chiamata Democrazia corinthiana. Lorenzo Iervolino ha ricostruito la voce di Sócrates, «un uomo dal cuore grande come una sala da ballo», visitando le città in cui è cresciuto e si è affermato, parlando con i suoi familiari, gli ex compagni di squadra e gli amici di una vita. Senza trascurare l’amara esperienza italiana, ripercorsa attraverso le testimonianze di coloro che a Firenze lo hanno amato ma anche criticato. Un viaggio tra invenzione letteraria e reportage narrativo alla scoperta di un campione che amava la birra al pari della conoscenza, ma odiava ogni forma di gerarchia. E che non ha mai rinunciato a concepire la vita come un inatteso e seducente colpo di tacco. In appendice, The player, la storia della prima partita di calcio giocata in terra brasiliana.


Lorenzo Iervolino (Roma, 1980) fa parte del collettivo di scrittori TerraNullius ed è redattore dell’omonima rivista. Nel 2017 ha pubblicato per 66thand2nd Trentacinque secondi ancora, sulla storia di Tommie Smith e John Carlos e del loro pugno alzato alle Olimpiadi di Mexico City.

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