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12 Luglio 2021

Elsa Morante in altre lingue

Autore:
Monica Zanardo, Università di Padova

La diffusione all’estero dell’opera di Elsa Morante (1912-1985) fotografa in buona misura il riscontro editoriale e di pubblico conosciuto in patria: mentre la prima ricezione di Menzogna e sortilegio (1948) è stata molto timida, L’isola di Arturo (1957), complice il prestigioso Premio Strega, ha goduto di un immediato successo e di una buona visibilità anche internazionale, rilanciata a partire dal 1974 con la pubblicazione di La Storia, il cui successo di pubblico e di vendite ha favorito la penetrazione europea dell’ultimo romanzo, Aracoeli (1982), e accompagnato (sebbene in misura minore) il recupero del romanzo d’esordio, che resta tuttavia il romanzo di Morante meno tradotto all’estero.

Sono soltanto due le traduzioni di Menzogna e sortilegio realizzate negli anni Cinquanta: l’edizione americana nel 1951 e quella zurighese nel 1952. La versione in tedesco, tradotta da Hanneliese Hinderberger (che firmerà, nel 1976, anche la traduzione di La Storia), approderà al prestigioso editore Suhrkamp Verlag a partire dal 1981, con una postfazione di Dominique Fernandez. Sfortunatissima, invece, la ricezione del romanzo in America: tradotto da Adrienne Foulke con l’assistenza editoriale di Andrew Chiappe e pubblicato dall’editore Harcourt Brace per interessamento di William Weaver, Menzogna e sortilegio uscì con il titolo House of Liars e fu un clamoroso insuccesso. La traduzione, poco accurata, scontentò Morante, in particolare per i pesanti tagli inferti al romanzo, scorciato di circa il 20%: a distanza di oltre settant’anni, una nuova traduzione è prevista per la “New York Review of Books”. Menzogna e sortilegio resta ad oggi il meno tradotto tra i romanzi morantiani, persino meno dei racconti di Lo scialle andaluso: recuperato solo dopo L’isola di Arturo (romanzo apripista, che ha sdoganato l’autrice in buona parte dei paesi europei), è stato tradotto in francese nel 1967 (trad. di Michel Arnaud, ma significativamente edito per la prestigiosa collana «Du monde entier» di Gallimard) e in polacco nel ’68 (trad. di Zofia Ernstowa, mentre gli inserti poetici sono stati affidati a Jerzy Kierst). Solo dopo la morte dell’autrice è stato recuperato anche in danese (1988, trad. di Jytte Lollesgaard), ebraico (2000, trad. di Miryam Shusṭ erman-Padovano), e spagnolo (2012, trad. di Ana Ciurans Ferrándiz, ristampato nel 2017 con una prefazione di Juan Tallón). Nel 2019 l’editore Kastaniotis ha annunciato l’imminente uscita della traduzione in greco, ma sono in lavorazione anche le traduzioni in olandese (nell’ambito di un più vasto progetto editoriale di pubblicazione dei romanzi morantiani da parte dell’editore Wereldbibliotheek) e in macedone. In controtendenza la ricezione in area balcanica delle opere di Morante, inaugurata nel 1972 proprio con Menzogna e sortilegio (pubblicato in Jugoslavia in serbo-croato, nella resa in cirillico di Miodrag Kujundzić e Ivanka Jovičić) con un recupero tardivo dell’Isola di Arturo e della Storia (pubblicati entrambi nel 1987, rispettivamente in Serbia, nella traduzione di Jasmina Livada, e in Bosnia, nella traduzione di Razija Sarajilić) e, nel 1989, dello Scialle andaluso (pubblicato dall’editore serbo Gradina, trad. di Ana Srbinović e Elizabet Vasiljević).

Più lineare la fortuna internazionale dell’Isola di Arturo, tradotto in ben 14 lingue nel giro di dieci anni dalla pubblicazione. Tempestiva la diffusione nei paesi scandinavi: esce nel 1958 la traduzione in finlandese (trad. da Alli Holma), seguita l’anno successivo dalle versioni in svedese (trad. da Karin Alin) e in norvegese (trad. da Hans Braarving). Tra il 1959 e il 1960 L’isola di Arturo viene tradotto in tedesco (da Susanne Hurni-Maehler, che nel 1985 ritradurrà anche Lo scialle andaluso, una cui prima versione in tedesco, pubblicata in Svizzera nel 1960, era stata procurata da Kurt Stoessel), inglese (da Isabel Quigly per Collins: una nuova traduzione è stata procurata nel 2019 da Ann Goldstein, la traduttrice americana di Elena Ferrante, che ha in cantiere una nuova traduzione anche della Storia), spagnolo (da Eugenio Guasta per l’Argentina; una versione in catalano, tradotta da Joan Oliver, uscirà nel 1965), polacco (da Barbara Sieroszewska) e olandese (da J.H. Klinkert-Pötters Vos). Seguiranno nel corso degli anni Sessanta le traduzioni in francese (nel 1963, di Michel Arnaud, che tradurrà nel ’67 anche Menzogna e sortilegio e, nel ’77, La Storia, mentre i racconti di Lo scialle andaluso si devono a Mario Fusco), giapponese (trad. di Teruo Ōkubo), ungherese (trad. da Éva Dankó), portoghese (tradotto nel ’66 da Hermes Serrão: verrà ritradotto nel 2003 da Loredana de Stauber Caprara e Regina Célia Silva per l’editore brasiliano Berlendis & Vertecchia) rumeno (da Constantin Ioncică: resta ad oggi l’unica opera di Morante tradotta in Romania, in attesa dell’uscita della versione rumena della Storia), coreano (nel 1989), macedone (2017, trad. di Nenad Trpovski), turco (2007, trad. di Şadan Karadeniz, che aveva tradotto dieci anni prima anche i racconti dello Scialle andaluso) albanese (2019, trad. di Shtëpia Botuese), mentre sono in corso le traduzioni in georgiano e ceco. In Lituania sarà proprio L’isola di Arturo (la cui traduzione è prevista per Alma Littera) a inaugurare la diffusione dell’opera di Morante.

In Danimarca è stata invece La Storia a fare da apripista: Jytte Lollesgard, a cui si deve la versione danese della Storia (1977) completerà poi la resa in danese delle opere morantiane con L’isola di Arturo (1984), Menzogna e sortilegio e Aracoeli (entrambi usciti nel 1988) e, infine, Le straordinarie avventure di Caterina (1989). Curiosamente, in sloveno il successo internazionale della Storia comporterà il recupero dell’Isola di Arturo (1976, tradotto da Cvetka Žužek-Granata), mentre solo dopo la morte dell’autrice usciranno Aracoeli (1993) e La Storia (2006), rispettivamente tradotti da Srečko Fišer e da Dean Rajčić.

Tra le traduzioni della Storia due meritano particolare attenzione: quella americana, perché seguita da vicino da Morante, e quella spagnola, per le polemiche che ne seguiranno. In America sarà William Weaver a tradurre il romanzo, che uscirà per la Franklin Library First Edition Society con una preziosa prefazione di Morante, che negozierà con il suo agente letterario Erich Linder finanche la punteggiatura nella resa del titolo. L’edizione spagnola (1976, a firma di Juan Moreno), invece, verrà pubblicamente criticata dall’autrice, che accusò gli editori Plaza y Janés di aver censurato il romanzo: bisognerà però attendere il 1991 per poter leggere la versione spagnola (non censurata) di Esther Benitez, poi rivista nel 2008 da Flavia Cartoni, che firmerà anche l’introduzione al romanzo.

Tra l’apparizione del romanzo e la morte dell’autrice, La Storia verrà tradotta in 12 lingue (all’inglese e allo spagnolo si aggiungono francese, tedesco, portoghese, olandese, finlandese, danese, svedese, norvegese, giapponese e cinese), cui se ne aggiungeranno altre 5 entro la fine degli anni ’90 (serbo, ceco, ebraico, turco e greco). Altre seguiranno nel corso degli anni duemila, tra le quali si segnalano, oltre al russo, all’ungherese e al macedone, la traduzione in persiano e quella in slovacco (in queste due lingue, La Storia è l’unica opera morantiana tradotta, rispettivamente nel 2003 e nel 2010). Manca, curiosamente, la traduzione in polacco: ma La Storia può vantare versioni (recenti, o in corso di realizzazione) anche in albanese, rumeno, e persino in arabo e in georgiano.

Meno capillare la diffusione di Aracoeli, pure l’opera di un’autrice già affermata a livello internazionale: tradotto nel 1984 in inglese, spagnolo, tedesco, norvegese e francese (traduzione di Jean-Noël Schifano, che è valsa al romanzo il prestigioso Prix Médicis étranger) e, nel 1985, in svedese, solo dopo la morte dell’autrice vedrà la luce anche in finlandese (1987), danese e ceco (nel 1988: nello stesso anno uscirà anche la versione ceca della Storia) e sloveno (1993). Sia in greco che in ebraico, sarà proprio Aracoeli a inaugurare la ricezione morantiana: in Israele la traduzione di Aracoeli (1989, tradotto da Miryam Shusṭ erman-Padovano) è stata seguita nel 1994 da Lo scialle andaluso (tradotto da Orah Ayal) e, a ritroso, dagli altri romanzi morantiani (La Storia, tradotto nel ’95 da ʻImanuʼel Beʼeri; L’isola di Arturo e Menzogna e sortilegio, entrambi tradotti da Miryam Shusṭ erman-Padovano e pubblicati rispettivamente nel 1997 e nel 2000). In area ellenica la traduzione di Aracoeli (1989) aprirà la strada a una ricezione molto soddisfacente dell’opera morantiana, che include – oltre ai romanzi maggiori e alla raccolta di racconti – anche una delle rarissime traduzioni del Mondo salvato dai ragazzini (1996) e le ancora più raramente tradotte Lettere ad Antonio (in Italia edite postume, a cura di Alba Andreini, con il titolo Diario 1938), che, oltre al greco, si possono leggere oggi solo in tedesco e francese.

Limitata, ma comunque soddisfacente, è stata la circolazione dei racconti di Lo scialle andaluso (dei quali manca tuttavia una traduzione in inglese), precocemente tradotti in francese e tedesco, cui si sono aggiuti nel corso degli anni Ottanta il turco, l’estone e il serbo. Si possono ad oggi leggere in ebraico, olandese, spagnolo, giapponese, russo e albanese (in russo i racconti dello Scialle e La Storia sono le uniche opere morantiane tradotte); di prossima pubblicazione la traduzione in portoghese. Più raramente ai racconti dello Scialle si aggiunge il recupero della narrativa breve edita postuma: i Racconti dimenticati sono stati tradotti in tedesco, greco, francese e olandese (in olandese sono stati pubblicati assieme ai racconti dello Scialle andaluso), cui si aggiunge una versione in ebraico, in corso di traduzione; mentre gli Aneddoti infantili solo in francese (2015, trad. di Claire Pellissier). Hanno avuto una discreta fortuna i racconti per bambini e ragazzi raccolti nelle Straordinarie avventure di Caterina, precocemente tradotti in giapponese e ungherese, seguiti, dopo la morte dell’autrice e nel corso degli anni Novanta, da francese, svedese, danese, spagnolo, norvegese e tedesco.

Si contano, invece, sulla punta delle dita le traduzioni di Alibi, l’esile raccolta di poesie edita per Longanesi nel 1958, tradotta in francese nel 1999 (da Jean-Noël Schifano, in edizione bilingue) e in olandese nel 2012 (da Jan van der Haar, con testo a fronte e postfazione a cura di Gandolfo Cascio, al quale la promozione dell’opera morantiana in Olanda ha meritato, nel 2016, il Premio Morante). Alcuni componimenti poetici sono stati tradotti alla spicciolata, generalmente in rivista: è il caso della poesia che dà il titolo alla raccolta, tradotta in polacco nel 1989 da Konstanty Jeleński, amico dell’autrice. Altrettanto sfortunato, in parte per la scarsa riconoscibilità formale e le spigolosità linguistiche e concettuali, in parte per la minore appetibilità di pubblico, Il mondo salvato dai ragazzini (1968), che si può leggere solo in francese, greco e inglese.

Quanto agli scritti letterari e politici, scarsa attenzione è stata rivolta al Piccolo manifesto dei Comunisti (tradotto solo in francese) e agli scritti vari raccolti da Cesare Garboli in Pro o contro la bomba atomica e altri scritti, che si possono leggere in tedesco, francese, svedese, spagnolo, polacco e sono in corso di traduzione in Brasile; in svedese, è stato tradotto il solo saggio Sul Romanzo, mentre in spagnolo e tedesco lo scritto sul Beato Angelico era già stato tradotto negli anni Settanta.

Se puntuale è la diffusione degli scritti minori e dei testi poetici, senz’altro i romanzi di Elsa Morante – a a partire dalla notorietà conferita dal prestigioso Premio Strega e anche grazie alle cure dell’agente letterario Erich Linder – hanno ricevuto un’attenzione tempestiva (particolarmente felice e costante in Francia, Germania e nei paesi scandinavi), cui sono seguiti, dopo la morte dell’autrice, progetti organici di recupero dell’opera omnia (come in Israele, Grecia e Olanda), alcuni ad oggi in corso di completamento. Le licenze di traduzione, alcune frutto di accordi recenti, confermano la tenuta sul lungo periodo di una delle voci più rappresentative – e più rapresentate – della letteratura italiana del Novecento, che può vantare la traduzione di almeno una delle sue opere in oltre trenta lingue, e una distribuzione editoriale che tocca i cinque continenti.

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