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8 Marzo 2023

Il libro italiano in Corea del Sud: le tendenze più recenti

Autore:
Moonjung Park, traduttrice e docente di letteratura italiana presso la Hankuk University of Foreign Studies di Seoul

Moonjung Park insegna la letteratura italiana presso la Hankuk University of Foreign Studies di Seoul e conosce molto bene la situazione del libro italiano in Corea del Sud. Negli ultimi anni, ci spiega Moonjung Park, l’attenzione al libro italiano in Corea del Sud è notevolmente cresciuta e si rivolge non solo ai libri di narrativa (Eco, Tabucchi, Ferrante etc.), ma anche alla saggistica filosofica e scientifica, come attestato dalle recenti traduzioni di autori come Giorgio Agamben, Roberto Esposito e Carlo Rovelli.

 

La Corea, come l’Italia, è un paese peninsulare, e come tale ha sempre costituito un ponte tra culture diverse. La sua apertura agli influssi delle nazioni straniere si è manifestata, in particolare, nel vivace interesse per le letterature di altri Paesi, e nel considerevole enumero di traduzioni.

Prima dell’era moderna, i punti di contatto della cultura coreana erano costituiti principalmente da Cina e Giappone. In età contemporanea la Corea del Sud ha invece iniziato a guardare verso Occidente, e in particolare in direzione degli Stati Uniti. Per questo motivo le opere più significative della cultura occidentale sono giunte in Corea, in un primo tempo, esclusivamente nella loro versione in lingua inglese o giapponese, e solo in seguito sono state tradotte in coreano. Anche i primi libri italiani sono stati letti in Corea del Sud non nel testo originale ma attraverso versioni condotte su precedenti traduzioni in lingue europee, come inglese, francese e tedesco. A questo proposito si deve considerare che la cultura coreana ha assistito, nel corso del Novecento, alla diffusione capillare in Corea del Sud della lingua inglese nonché, in misura minore, del francese, del tedesco e del giapponese. La conoscenza della lingua italiana, invece, è rimasta confinata in ristretti ambiti specialistici.

Tale situazione è stata responsabile di due ostacoli che si sono frapposti alla diffusione di libri italiani in Corea. In primo luogo, il criterio di selezione delle opere è stato suggerito obbligatoriamente dal paese di provenienza della prima traduzione, senza tenere conto del giudizio valoriale espresso su tali opere da parte dell’ambiente intellettuale italiano. Per questo motivo i primi libri italiani giunti in Corea sono stati quelli che avevano già raggiunto una posizione di assoluto rilievo nei paesi di cultura anglosassone. Da parte loro, le case editrici coreane hanno cercato di individuare un criterio autonomo e oggettivo – in grado di fornire garanzie anche dal punto di vista editoriale – per la selezione dei testi italiani da proporre ai propri lettori. Una simile ricerca ha indotto a scegliere, tra gli autori italiani più importanti, quelli che avevano ottenuto, nel corso del Novecento, il premio Nobel per la letteratura. Delle opere di tali autori, gli editori hanno poi scelto di proporre una selezione antologica, spesso inserita all’interno di più ampi florilegi dedicati alla letteratura mondiale. È questo il motivo per cui i primi autori italiani conosciuti dai lettori coreani sono stati Pirandello o Deledda: quest’ultima, fra l’altro, sicuramente apprezzata ma certo non considerata in Italia una scrittrice di primo livello. Tale scelta, inoltre, è stata condizionata anche dalla loro natura di autori di opere in prosa: una caratteristica che ha consentito ai traduttori di misurarsi con testi più agevoli da trattare rispetto alle raccolte in versi degli altri vincitori di Nobel, come Carducci o Montale. In secondo luogo, il ricorso ad una lingua intermedia fra il testo originale e la versione in coreano ha indotto sia specifici errori di traduzione sia, in generale, la perdita della sensibilità linguistica necessaria per riportare in coreano il valore e il ‘sapore’ delle opere italiane. 

Fortunatamente, a partire dal nuovo millennio, il numero di opere italiane tradotte direttamente in coreano è aumentato rapidamente. Questo perché gli studiosi o gli studenti coreani – che hanno imparato l’italiano sia attraverso i corsi universitari in Corea sia studiando in Italia – una volta terminato il percorso di apprendimento della lingua italiana hanno iniziato a tradurre seriamente i testi direttamente dalla lingua originale. È opportuno ricordare che la liberalizzazione dei viaggi all’estero in Corea del Sud è stata attuata dall’inizio degli anni Novanta: da allora i coreani del sud possono viaggiare e trasferirsi all’estero con maggiore facilità. Di conseguenza, molti studiosi hanno potuto migliorare il proprio livello di conoscenza della lingua e della cultura italiana visitando personalmente l’Italia e trascorrendo lunghi periodi di approfondimento nella penisola italiana. I frutti di un tale percorso sono apparsi evidenti già all’inizio del Duemila: nel 2004, ad esempio, è stata tradotta direttamente dall’italiano una selezione del Canzoniere di Petrarca, mentre al 2007 risale la versione coreana dal testo originale della Divina Commedia di Dante

Al di là dei classici, tuttavia, l’interesse del pubblico coreano si è concentrato negli ultimi anni su alcuni autori di letteratura contemporanea come Eco, Tabucchi e Ferrante. Una tale scelta appare giustificata dalla maggiore affinità con la cultura coreana delle tematiche presenti in tali autori, sicuramente più vicine, per motivi storici, filosofici e letterari, a quelle di numerosi scrittori che, nel corso del Novecento, hanno affrontato problematiche più tipicamente italiane ed europee.

Umberto Eco, in particolare, è assai amato dai lettori coreani in quanto considerato una buona guida alla cultura occidentale, soprattutto per quanto riguarda il Medioevo. Un particolare successo ha ottenuto il primo romanzo da lui pubblicato, Il nome della rosa, che ha rapidamente conquistato una risonanza mondiale, seguito da Il pendolo di Foucault e da numerose altre opere di narrativa. I lettori coreani, tuttavia, hanno dimostrato notevole interesse anche nei confronti della sua produzione saggistica, legata tanto alla sua attività di professore universitario quanto alle sue straordinarie capacità di divulgazione culturale. Grazie a questa popolarità, nel 2009 la casa editrice coreana Openbooks ha pubblicato una collana di 25 volumi, intitolata “Umberto Eco Mania Collection Set”, dedicata ad una selezione dei testi di Eco. 

Per quanto riguarda poi Tabucchi, dopo la notizia della sua scomparsa è stata pubblicata, a partire dal 2013, una raccolta antologica di opere a cura della casa editrice Munhak Dongne. Anche Elena Ferrante ha acquisito una grande popolarità in Corea, grazie soprattutto alla saga L’amica geniale, i cui quattro volumi sono stati tutti tradotti in coreano. Da quest’ opera è stata tratta anche una riduzione teatrale nonché una serie OTT ampiamente diffusa in Corea, che costituisce la nuova frontiera delle modalità di fruizione della ‘narrazione’ mediatica contemporanea.

Anche la saggistica filosofica e scientifica italiana è tradotta in coreano. Tra gli esempi più significativi possiamo citare autori come Giorgio Agamben e Roberto Esposito. Già nel 2008 è stato tradotto in coreano il saggio di Agamben Homo Sacer, seguito da A che punto siamo – traduzione coreana de L’uomo senza volto, uscita prima della stessa edizione italiana – e da Diritto di resistere. Nel 2022, sono state tradotte in coreano Immunitas e Communitas di Esposito, mentre a partire dal 2016 si segnala la traduzione in coreano di quattro volumi del fisico Carlo Rovelli, tra cui Sette brevi lezioni di fisica e L’ordine del tempo, divenuti bestsellers tra i lettori coreani.

In conclusione, possiamo dire che, con queste ultime pubblicazioni, la diffusione del libro italiano in Corea del Sud sembra entrata nella sua terza fase. Da un primo periodo in cui le opere italiane venivano tradotte attraverso la mediazione del giapponese o delle versioni anglosassoni, si è passati ad una fase caratterizzata dalla traduzione diretta degli originali, soprattutto di natura letteraria, fino alla promozione di opere legate a una conoscenza più ampia e approfondita della cultura italiana in ambito filosofico e scientifico.

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