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Siamo abituati a parlare della mente prendendo in prestito l’immagine del mare: esploriamo le ‘profondità’ del nostro cervello, lasciamo ‘emergere’ la nostra parte conscia e lasciamo ‘sommersa’ quella relativa all’inconscio; e Freud stesso si riferì alla stessa area semantica, coniando l’espressione sentimento oceanico per indicare quella sensazione di illimitata energia che ogni tanto ci investe. Il mare verticale racconta proprio la fragilità umana e il desiderio che ne deriva di sviluppare la propria personale e unica identità, rimanendo squisitamente umani. India è una giovane insegnante, e soffre di attacchi di panico che a volte sono così intensi da paralizzarla. Le viene intimato di lasciare il posto di lavoro, ma lei decide invece di accettare il suo disturbo, di farlo suo, e di condividerne l\’esperienza con i suoi studenti, trasponendolo in una sorta di racconto epico che vede l\’eroina Hava affrontare un mostro insidioso di nome Kalabibi. Questo espediente narrativo trasporta anche il lettore in quell\’esperienza tipica dell\’infanzia di stupore per cui tutto ciò che bisogna fare è sedersi e ascoltare una storia, rapiti. Tutte le difficoltà nel dire e nel dirsi qui si aprono in un\’universale accessibilità, e la condizione di India diventa empaticamente comprensibile a tutti.


Brian Freschi collabora con diverse realtà del fumetto italiano. Con BAO ha pubblicato Gli anni che restano (2017) e Il mare verticale (2020).

Ilaria Urbinati è illustratrice e graphic novelist. Ha collaborato con Disney, Mondadori, DeAgostini, Il Castoro, Giunti, Erickson, Little Bee Books. Da tre anni illustra la rubrica settimanale La posta del cuore del quotidiano “La Stampa”.

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