In altre lingue
14 Maggio 2020

Anna Banti in altre lingue

Autore: Monica Ciotti (Universidad Complutense de Madrid)

Anna Banti in altre lingue

La diffusione internazionale delle opere di Anna Banti, nom de plume di Lucia Lopresti, è caratterizzata da un andamento discontinuo, in un seguito di recuperi e di abbandoni nel tempo e nello spazio, cui concorrono numerosi traduttori ed editori. Le traduzioni pubblicate nel mondo lungo un arco cronologico che va dal 1963 al 2019 – anno in cui The Penguin Book di Londra inserisce il racconto Miss nel suo volume Italian short stories – coprono undici lingue: albanese, ceco, francese, inglese, olandese, portoghese, rumeno, slovacco, spagnolo, tedesco, turco.
Il titolo più tradotto è Artemisia, con un totale di ben diciassette edizioni. Ma è da altri titoli che la storia delle traduzioni di Anna Banti prende avvio, nella penisola iberica e in Francia: La casa piccola e Le mosche d’oro. Livros de Brasil di Lisbona è il primo editore a proporre al pubblico europeo un’opera della scrittrice: A pequeña casa (1963). Nel 1966, la editorial Delos-Aymá di Barcellona dà alle stampe Las moscas de oro, tradotta da J. B. Cuyás Boira, mentre Plon di Parigi propone la traduzione di Rose-Marie Desmoulière con il titolo Les Mouches d’or. L’unica altra edizione in lingua straniera di questo libro sarà Zlaté mušky (1981), presso Tartan di Bratislava.
La fortuna internazionale di Artemisia inizia nei primi anni Settanta (1972), quando la casa editrice Univers di Bucarest ne pubblica la prima traduzione, in un unico volume con La monaca di Sciangai. Il successo è confermato dalla scelta dell’editore di pubblicare, a soli due anni dalla prima edizione italiana, La camicia bruciata (1975). La fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta segnano il momento più alto della diffusione internazionale della scrittura di Anna Banti. In questi anni, quattro sono le traduzioni di Artemisia: l’inglese di Shirley d’Ardia Caracciolo (1988); la francese di Christiane Guidoni (1989); la tedesca di Sylvia Höfer (1992); la spagnola di Carmen Romero (1992). Negli anni successivi il libro si affaccia in nuovi, talora inaspettati, mercati esteri: Olanda (1996), Albania (2008), Turchia (2011). La traduzione uscita negli Stati Uniti presso l’Università del Nebraska, riproposta nel 1995 sul mercato inglese dalla Serpent’s Tail di Londra, nel 2002 sarà trasformata in audiolibro grazie al Volunteer Services for the Visually Handicapped del Wisconsin. In Germania ben tre editori pubblicano a distanza di pochi anni la stessa versione dell’opera: List di Monaco; Fischer Taschenbuch di Francoforte; Ullstein Taschenbuch, anch’essa di Monaco. In Spagna, invece, i due maggiori poli della cultura letteraria – Barcellona (Versal) e Madrid (Cátedra) – presentano contemporaneamente al pubblico spagnolo la stessa traduzione di Artemisia, riproposta poi nel 2008 da Alfabia.
Poche sono le altre opere oggetto di traduzione. New York si segnala per ben tre iniziative: la casa editrice Peter Lang pubblica l’unica traduzione dell’ultima opera dell’autrice, A piercing cry (1996); la rivista accademica “Forum Italicum” ospita le traduzioni di Paola Carù di “The Truth about Beatrice” e “Laura’s Pleasures” (1998), articoli pubblicati su “Paragone”; la Modern Language Association of America propone la raccolta di racconti The Signorina and Other Stories (2001).
La Francia e la cultura francese hanno avuto un’importanza particolare nella vicenda letteraria di Anna Banti. In una lettera a Giuseppe Leonelli del 4 febbraio 1973 la scrittrice racconta: «Leggevo nell’originale, mia nonna era a metà francese e il francese è la mia seconda lingua». Proprio a Parigi si assiste negli anni Novanta all’importante recupero di opere altrove rimaste sconosciute. Balland pubblica, con il titolo Les jardins de Boboli (1991), La camicia bruciata. Nel 1996, presso la piccola casa editrice Aralia, escono: Histoire d’Arabella e Lavinia disparue, seguite da Nous y avons cru.
Il 2 aprile 2020, infine, l’edizione inglese di Artemisia viene riproposta dalla casa editrice HopeRoad di Londra. Le numerose traduzioni di quest’opera, che porta impressi – nella storia della sua stesura – i segni tragici della guerra, riscattano il silenzio con cui fu accolta al suo primo apparire e costituiscono un riconoscimento al coraggio della scrittrice, che seppe non rassegnarsi alla distruzione del manoscritto durante i bombardamenti del 1944. Susan Sontag, nell’introduzione al volume, scrive: «What makes Artemisia a great book – and unique in Banti’s work – is this double destiny of a book lost and re-created. A metaphor for literature, perhaps. And a metaphor for reading, militant reading – which, at its worthiest, is rereading – too». Il destino della scrittura di Anna Banti a livello internazionale sembra essere proprio questo: sospeso fra perdita e recupero, tra oblio e rinascita.

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