Gabriele d’Annunzio in altre lingue – Seconda parte
Autore: Mario Cimini, 'G. D’Annunzio' University of Chieti-Pescara and Elisa Segnini, University of Glasgow
A partire dalla fine del secondo conflitto mondiale la fama internazionale di d’Annunzio subisce un vero e proprio tracollo, e del resto questo avviene anche in Italia. A torto o a regione egli viene visto come uomo ed intellettuale organico al regime fascista, quando non come un convinto fascista (sebbene avesse più volte espresso posizioni critiche verso la politica del regime, come in occasione dei patti tra Mussolini e Hitler). Ad ogni modo, questa compromissione si traduce per alcuni decenni in un vero e proprio oblio anche dello scrittore. Le sue opere escono dai circuiti editoriali, non se ne fanno quasi più traduzioni, pubblico e critica se ne disinteressano.
Le cose cominciano a cambiare dagli anni sessanta-settanta, quando alcuni critici iniziano a insistere sulla necessità di tornare a leggere d’Annunzio mettendo da parte i pregiudizi ideologici. L’ultimo Novecento e i primi due decenni del nuovo millennio sono così segnati da un progressivo moto di riscoperta dello scrittore che esita da un lato in un consistente lavoro di indagine sulla sua opera e dall’altro in una riscoperta dei suoi testi anche da parte di un pubblico non specialistico.
L’immagine sinuosa di questa parabola è senz’altro utile a illustrare il discorso relativo alle traduzioni. In area francofona, nel secondo dopoguerra, sostanzialmente non ce ne sono di nuove, anzi scarseggiano persino le riedizioni delle prime versioni di Hérelle e Doderet (l’unica, in questo periodo è quella de L’Enfant de volupté – Il piacere – uscita presso Calmann-Lévy nel 1971, e poi nel 1991, con integrazioni di Pierre de Montera sulla base dell’originale italiano). Dai primi anni novanta, però, il vento cambia di direzione: nel giro di un decennio vengono riediti, spesso con curatele aggiornate, romanzi e racconti tradotti da Hérelle: Triomphe de la Mort (Paris, Stock, 1994), L’innocent (Paris, La Table Ronde, 1994), riportato al titolo originario rispetto alla prima edizione francese in cui figura L’intrus, Terre vierge (Paris, Stock, 1994), Le Feu (Paris, Éditions des Syrtes, 2000). Viene ripubblicato anche qualcosa delle traduzioni di Doderet, in particolare La Léda sans cygne (Talence, L’Arbre Vengeur, 2006). Da rimarcare, tuttavia, è il fatto che si cominci a lavorare a nuove traduzioni: nel 1993 esce Le livre secret (Paris, C. Bourgois) nella versione di Constance Thompson Pasquali (traduzione mai realizzata prima); nel 1996 è la volta di una nuova traduzione del Notturno (Nocturne) approntata da Jean-François Bory per le edizioni Seuil. Considerevole è inoltre l’attività traduttiva portata avanti da Muriel Gallot che nell’ultimo ventennio ha dato alle stampe tre volumi (in formato bilingue): una scelta di novelle, Le passeur et autres nouvelles de la Pescara (Paris, Gallimard, 1998), un’antologia di testi poetici, Poèmes d’amour et de gloire (Paris, Cahiers de l’Hôtel de Galliffet, 2008), (edizione poi ripresa in parte nel 2013 dalle Éditions de La Différence con il titolo De l’Alcyone et autres poèmes) e nel 2021 una raccolta di capitoli dalla Faville del maglio, Les Étincelles de l’enclume , sempre nella collana dei “Cahiers de l’Hôtel de Galliffet”, edita dall’Istituto Italiano di Cultura di Parigi e diretta da Paolo Grossi.
Le dinamiche di traduzione e ricezione non sono dissimili in altri paesi. Nell’immediato dopoguerra, la censura nei confronti di d’Annunzio è particolarmente forte nei contesti che devono fare i conti con un passato fascista. Nei paesi di lingua tedesca, solo Il fuoco continua a venire riproposto (nella traduzione d’inizio secolo), per via dei riferimenti a Eleonora Duse – figura che, al contrario di d’Annunzio, continua a destare l’interesse del pubblico. Dalla fine degli anni settanta, d’Annunzio riemerge come personaggio in una serie di drammi, novelle e romanzi nell’opera di Klaus Stiller, Herbert Meieir, Elfriede Jelinek, Likas Suter, Hermann Peter Piwitt. Si tratta di tentativi di venire ai patti con la figura storica, più che con il poeta. Dobbiamo aspettare gli anni novanta per nuove traduzioni: nel 1991 esce Der Kamerad mit den wimpernlosen Augen (Il compagno senza cigli), nella traduzione di Karin Fleischanderl (Frankfurt a. M., Suhrkamp). Tra il 1994 e il 1995 escono due nuove traduzioni di Il piacere: la versione di Pia Todorović-Strähl, per Manesse-Verlag (1994), fa parte di una prestigiosa collana di ‘Weltliteratur’ (letteratura mondiale); quella di Claudia Denzler (1995; 2016), nell’edizione accessibile della Reclam, si rivolge a un pubblico più vasto. Nel 1997 esce la nuova traduzione di L’innocente (Das Opfer), di Virgilio Iafrate (München, Matthes und Seitz), riproposta nel 1999 dalla casa editrice berlinese Ullstein. È chiaro che l’interesse è limitato al d’Annunzio esteta, europeo, ‘pre-politico’. Negli ultimi anni, emerge il d’Annunzio poeta: nel 1999 la casa editrice Shaken pubblica una selezione di poesie (Ausgewählte Gedichte) nella traduzione di Hans-Christian Günther (riproposta nel 2015 dalla casa editrice Bautz); nel 2009 esce Hortus larvarum: Lyrik der Jahrhundertwende, una selezione da Poema paradisiaco nella traduzione di Geraldine Gabor e Ernst-Jürgen Dreyer (Hamburg: Wohlleben) e nel 2013, sempre nella traduzione di Gabor e Dreyer, esce Alcyone (Dreyer, Berlin, Elfenbein).
In Giappone, d’Annunzio, negli anni in cui il paese conosce un periodo di democratizzazione, passa da autore di best seller a ‘innominabile’. Un caso curioso, tuttavia, è quello del celebre autore Yukio Mishima. L’ossessione di Mishima per d’Annunzio è evidente in tutta la sua opera e, secondo alcuni critici, si riflette persino nel suo percorso politico, che culmina con uno spettacolare tentativo di colpo di stato che, per molti versi, ricorda l’impresa di D’Annunzio a Fiume. Mishima, tuttavia, non nomina mai d’Annunzio. L’eccezione è la traduzione del Le Martyre de Saint Sébastien (Tokyo, Bijutsu Shuppansha, 1966), in cui l’intellettuale giapponese, non conoscendo il francese, si cimenta nell’impresa con l’aiuto di Kotaro Ikeda. Anche in ambito accademico, occuparsi di d’Annunzio rimane controverso fino agli anni settanta. Nel 1979, il rilascio del film di Luchino Visconti, molto amato dal pubblico giapponese, propizia la traduzione dell’Innocente, di Isao Waki. Ma ci vogliono ancora diversi anni perché vengano pubblicate nuove edizioni dei romanzi della rosa, tradotti anch’essi da Waki e editi da Shoreisha (Kyoto): Il Piacere (2007), L’innocente (2008), Trionfo della morte (2010).
In Unione Sovietica, d’Annunzio diventa presto un autore controverso. Continuano a venire riproposti solo i testi più vicini al verismo, come le Novelle della Pescara. Con la caduta dell’Unione Sovietica, gli editori si affrettano a pubblicare scrittori che, per motivi ideologici, erano rimasti esclusi dal mercato editoriale, tra cui ovviamente il nostro autore. Nel 1994 vengono pubblicati due volumi di opere scelte dall’editore Mozhaisk-Terra, che ripropongono tuttavia le traduzioni di inizio secolo, senza aggiornarle. Lo stesso vale per i sei volumi di opere scelte pubblicate da Knizhny Klub-Knigovek (2010). L’innocente esce nel 1995 nella traduzione rivista di N. Bronstein; La Leda senza cigno, opera non tradotta in precedenza, è pubblicata da vari editori (Amfora, 2013, 2016; Palmira, 2018, 2020) nella versione di Natalia Starovskaia.
Il mondo ispanico è probabilmente l’unico contesto dove d’Annunzio rimane rilevante nell’immediato dopoguerra: le opere complete, tradotte da Julio Gómez de la Serna, vengono pubblicate da una casa editrice spagnola (Aguilar), ma a Città del Messico, nel 1955. Riedizioni dei romanzi dannunziani continuano ad apparire regolarmente in America Latina fino agli anni settanta. Ciò non corrisponde a una rinascita di interesse per d’Annunzio nel mondo ispanico contemporaneo: le traduzioni argentine di Sandro Abate, rivolte a un pubblico accademico, sono piuttosto un’eccezione che una regola: segnaliamo El ultimo humanista (2008) che raccoglie poesie del ciclo ‘Versi d’amore’ (1882-1893), e Los jardines del Vate (2011), che riunisce le poesie delle Laudi (1903-1933). In Spagna, la caduta del regime franchista e il riconoscimento del catalano come lingua ufficiale rende possibile la traduzione di Il piacere in catalano (1978), di Assumpta Camps.
Negli ultimi anni d’Annunzio arriva persino nella Cina comunista: l’Innocente (无辜者), nella traduzione di Emei Shen, esce nel 2004 (Nanjing, Yilin Press) e viene riproposto nel 2020 da una casa editrice di Shanghai (Shanghai Translation Publishing House).