Intervista a Stefano Mazzesi e Vania Rivalta (Clown Bianco Edizioni)
Autore: Paolo Grossi
Quando sono nate le edizioni Clown Bianco? Con quale programma?
Clown Bianco Edizioni è nata nel 2016 con un’idea di base: dare spazio alla letteratura di genere italiana di qualità, dove per qualità intendevamo – e intendiamo ancora – storie noir e thriller che avessero un profondo aggancio con la realtà, che raccontassero aspetti del nostro quotidiano. La letteratura di genere era già molto di moda, ma nelle vetrine si vedevano soprattutto autori stranieri tradotti e un paio di nomi italiani. Oggi anche i grandi gruppi si sono accorti del potenziale del giallo italiano. Noi resistiamo nella nostra nicchia, con autori e autrici in grado di far riflettere e divertire, ognuno con il proprio stile, mai imposto da noi perché magari in quel momento il mercato sembra preferirne uno in particolare. Nel tempo abbiamo allargato il catalogo alla narrativa non di genere, ma i criteri di selezione sono gli stessi: originalità della voce dell’autore o autrice e tematiche “ruvide”.
Quali sono attualmente i punti forti del catalogo di Clown Bianco?
Nel nostro catalogo ci sono alcune voci di sicuro valore letterario, sia nell’ambito della narrativa di genere sia nella narrativa tout court. Per esempio, le distopie grandguignolesche di Giuseppe Casa, che partendo da ossessioni quotidiane come quella per l’eterna giovinezza o per il gingillo tecnologico più alla moda raggiunge vette nerissime; o il noir di Cristina Brondoni, che ci porta a guardare i volti del male costruendo storie che non riusciamo a posare fino all’ultima pagina; le voci sofferenti e intimiste di narratori come Stefano Bon e Paolo Panzacchi; l’ironia di cui è intrisa la scrittura di Paola Rambaldi; la raffinatezza e la cura nella scelta di ogni parola di Nevio Galeati; il profumo nostalgico che si respira nei romanzi di Stefano Mazzesi; il romanzo generazionale di Andrea Malabaila. E potremmo continuare…
Quale spazio e quale attenzione vengono dedicati nel vostro catalogo ad autori italiani?
Il nostro catalogo è quasi interamente composto da autori italiani. E quel ‘quasi’ è dovuto alla presenza di due autori stranieri, vissuti nel XIX secolo, di cui abbiamo tradotto due titoli per una piccola e curatissima collana, “I Cormorani”, dedicata ai classici del mystery.
Quali progetti per gli anni a venire?
Al momento abbiamo contatti con autrici molto interessanti, che probabilmente usciranno nel 2025, ma ci piacerebbe anche scoprire un nuovo talento, come è accaduto con Andrea Santucci, che con noi ha pubblicato due gialli storici e che promette davvero bene. Sarebbe splendido se i grandi gruppi editoriali tenessero d’occhio quello che fanno i piccoli editori, per scovare gli autori del futuro, quelli su cui puntare. A volte accade, ma non spesso come potrebbe.
Conoscete i dispositivi di sostegno alla traduzione di titoli di autori italiani proposti dal Maeci (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale), dal Cepell e dal Seps? Li avete già utilizzati?
Sì, ne siamo a conoscenza ma al momento non ne abbiamo utilizzato alcuno. La burocrazia da gestire è tanta e per ora al di sopra delle nostre forze. Speriamo per il futuro!