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21 Giugno 2021

Italia e Francia: il libro come legame

Autore:
Nicolas Gary, Direttore editoriale di ActuaLitté

«Sono un eroe e te lo faccio vedere.

Ti mostrerò cosa so fare col mio super potere»

Caparezza, Eroe

I legami che uniscono la Francia e l’Italia si misurano tanto con la divorante passione di Stendhal quanto con le centinaia di lettori venuti a Torino nel 2017 per assistere a un incontro con Daniel Pennac. Nei corridoi del Salone del libro, una coda enorme e impaziente era la vivente testimonianza di un autentico fervore.

Oggi, l’industria del libro unisce i due Paesi: basta riprendere i dati del 2018 per accorgersene. 1204 cessioni di diritti da parte degli editori francesi alle case editrici del Bel Paese, e 438 co-edizioni. Cioè, il terzo partner più importante a livello mondiale e il secondo, dopo la Spagna, a livello europeo.

Ma anche l’Italia ha saputo ispirare la Francia: quando era ancora candidato alla presidenza, Emmanuel Macron accolse tra le sue proposte culturali il Bonus Cultura, introdotto dall’ex capo del governo, Matteo Renzi, nel 2016. I risultati, su entrambi i territori, lo attestano: è proprio il libro che è sostenuto all’unanimità. Quello scolastico, per gli studenti italiani – ma i costi di questo tipo di libri in Italia motivano in gran parte tale scelta – mentre in Francia è il manga a beneficiare ampiamente di questa manna economica (lasciando da parte tutte le considerazioni e le circostanze elettorali, almeno temporaneamente).

Allo stesso modo, il legislatore italiano ha deciso di ispirarsi alla famosa legge Lang sul prezzo unico, di cui si celebrano i quarant’anni nel 2021. Anche se l’argomento è tuttora oggetto di dibattito nella Penisola, i sostenitori della nuova legislazione difendono proprio il modello francese.

E poi ci sono le lotte comuni: il gigante americano, che inizia con A… e finisce con… mazon, sempre osservato con sospetto; la volontà di difendere il diritto d’autore, a livello europeo, perché la prudenza non è mai troppa.

Le relazioni franco-italiane offrono all’osservatore uno spettro impressionante: si va da Valérie Perrin in cima alle classifiche di vendita nel 2020, per la traduzione italiana del suo romanzo pubblicato da Albin Michel, Changer l’eau des fleurs, che prende il comando con Cambiare l’acqua ai fiori (trad. Alberto Bracci Testasecca, Ed. E/O). Fino alla casa editrice Gallimard, che pubblica l’ultimo romanzo di Dario Franceschini, ministro della cultura italiano, Dépouillée et autres histoires, tradotto da Chantal Moiroud dall’italiano Disadorna e altre storie, pubblicato nel 2017 da La Nave di Teseo.

Questa casa editrice, fondata da Elisabetta Sgarbi, ex Bompiani, riflette da sola i profondi legami tra le persone: al suo fianco, si poteva trovare sia l’immenso scrittore Umberto Eco, sia Jean-Claude Fasquelle, ex direttore generale delle edizioni Grasset-Fasquelle. Un vero trait-d’union, la Nave di Teseo, al di là dei cambiamenti a bordo.

Nel momento in cui iniziano tre giornate di scambi tra editori e regna ancora l’incertezza sull’invito quale ospite d’onore dell’Italia alla Fiera del Libro di Parigi – che si trasferisce al Grand Palais, lasciando la Porte de Versailles dopo circa trent’anni di collaborazione – i due Paesi hanno una base solida. L’anno diabolicamente pandemico del 2020 lo ha ampiamente dimostrato: i libri e la lettura hanno portato conforto e divertimento ai lettori di qua e di là dalle Alpi. Come possiamo non capirci quando condividiamo così tanto?

 

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