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24 Febbraio 2020

Il fumetto italiano all’estero

Autore:
Giovanni Russo (Lucca Comics & Games)

La presenza in canali distributivi diversificati (edicole, librerie, negozi specializzati), la scarsa adesione degli editori ad associazioni di categoria come AIE, la percezione del fumetto come un mondo autonomo in cui vigono regole proprie, hanno a lungo reso difficile una stima puntuale. Lo sbarco del fumetto in libreria nel nuovo formato “graphic novel”, timidamente iniziato nei primi anni 2000 e fortemente consolidatosi nell’ultimo decennio, ha parzialmente migliorato la situazione, ma le stime rimangono indiziarie e utili più a interpretare tendenze che a fornire dati attendibili.

Lo stesso gap informativo vale per quanto riguarda la vendita dei diritti all’estero. I dati evidenti parlano di un comparto in crescita, con editori che si sono dotati di un dipartimento apposito o che sono stati acquisiti da realtà più solide. Un’indagine informale condotta con diversi editori italiani aiuta a precisare lo scenario: il fenomeno è diventato chiaramente visibile solo negli ultimi due-tre anni, ha riguardato gli editori che si sono attrezzati e viaggia su un incremento medio di circa il 20% annuo, che ancora non conosce flessione.

Il mercato di esportazione principale del fumetto in forma libraria è quello francese, seguito a distanza da quello spagnolo e in certi casi anche da quello statunitense, che fino a pochissimi anni fa non era affatto aperto alle importazioni che non fossero di nomi di chiarissima fama. La preminenza del mercato francese non è solo dovuta alle sue dimensioni e maturità, ma anche alla tendenza, attualmente in atto, che vede le case editrici impegnate in un tentativo di differenziare i formati editoriali rispetto al classico “album alla francese”, in favore di una forma-libro più compatta, a foliazione maggiore e non aliena dal bianco e nero, tipica del recente boom del graphic novel internazionale.

Sarebbe però ingeneroso attribuire la nuova fortuna all’estero del fumetto italiano solo a dinamiche interne ai mercati di destinazione: è anche e soprattutto il risultato di una stagione estremamente positiva in Italia, sia dal punto di vista creativo che da quello della produzione (in termini di titoli più che di volumi, va detto). Oltre all’elevata qualità, che ha portato alla ribalta numerosi validi autori e fatto emergere alcuni maestri riconosciuti, negli ultimi dieci anni il fumetto italiano ha dimostrato una grande capacità di diversificazione. Anche nel nuovo contesto internazionale, la scena italiana si conferma come una delle principali scene fumettistiche al mondo.

Gipi è stato il primo autore della nuova onda del fumetto italiano ad ottenere riconoscimento internazionale. I suoi libri, in Italia tutti usciti per Coconino Press, sono pubblicati in Francia dalla storica etichetta Futuropolis, oggi nel gruppo Gallimard, da Salamandra Editions in Spagna e da Fantagraphics Books negli Stati Uniti. Un caso più recente e indicativo degli ultimi sviluppi è Il porto proibito di Teresa Radice e Stefano Turconi: uscito in Italia per Bao Publishing nel 2015, ha ricevuto numerosi premi fra cui il Gran Guinigi di Lucca Comics & Games, vendendo in quattro anni quasi 15.000 copie. In Francia è uscito nel 2016 per Treize étrange, un editore del gruppo Glénat, ha vinto altri premi ed è stato ristampato più volte. È uscito lo stesso anno anche in Spagna per Dibbuks, e nel 2019 negli USA per i tipi dell’editore specializzato NBM Publishing, ottenendo una buona accoglienza.

Barbara Baldi, autrice emersa negli ultimi anni con i libri Lucenera e Ada, pluripremiati e pubblicati in Italia da Oblomov Edizioni, li ha visti entrambi tradotti in Francia per Ici Même Editions.

Senza contare i classici del fumetto italiano stabilmente adottati dalla scena francese, come Hugo Pratt e Vittorio Giardino per Casterman, Paolo Eleuteri Serpieri e Sergio Toppi per Editions Mosquito.

A fronte di un trend positivo, il miglioramento appare ancora possibile, a patto che si comunichi meglio il catalogo e si creino sempre più titoli con un appeal globale. Soprattutto, occorre che gli editori che non si sono ancora dotati di strutture promozionali adeguate si mettano al passo, perché l’attuale vendita all’estero riguarda ancora meno di un terzo di tutto il fumetto potenzialmente esportabile.

Sul fronte del cosiddetto fumetto “popolare”, che in Italia ha storicamente trovato la sua collocazione in edicola, Sergio Bonelli Editore vende Tex, Dylan Dog e gli altri personaggi della sua scuderia in molti paesi, con roccaforti particolarmente solide in Serbia, Croazia, Turchia e Brasile. Un discorso a parte vale per il fumetto Disney, che, sulla scia del successo del settimanale Topolino, vede l’Italia saldamente in testa come principale produttore mondiale, prima anche degli Stati Uniti, e patria dei personaggi. Esportati stabilmente in tutto il mondo fin dagli anni ’80 del secolo scorso, i fumetti disneyani made in Italy costituiscono un precoce esempio di globalizzazione, una vera eccellenza italiana di cui molti non sono consapevoli.

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