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4 Aprile 2022

Perché un Italian Riveter?

Autore:
Rosie Goldsmith, Riveter-in-Chief

La letteratura italiana sta vivendo “un momento”, per citare le parole di Jhumpa Lahiri, autrice, traduttrice e docente universitaria italofila, in un’intervista esclusiva per questa rivista. E proprio a questo “momento”, in cui la prosa e la poesia italiana riscuotono uno straordinario successo presso traduttori e editori, è dedicato il decimo numero di Riveter. Come tutti i Riveters, questo numero è parte della mia crociata personale rivolta a promuovere la letteratura europea nel Regno Unito. Più in particolare, esso è l’espressione della mia passione per l’Italia e l’italiano, una passione che mi rende estremamente sensibile al percorso di Jhumpa. L’italiano mi ha “completamente trasformato”, mi dice; “circola dentro di me in un modo che non lo metto più in discussione”. Jhumpa stessa è un “fenomeno” linguistico. Nata in Gran Bretagna, è cresciuta negli Stati Uniti, ha vinto il premio Pulitzer per la narrativa, ha imparato l’italiano e oggi scrive solo in italiano. Potete leggere tutto sul suo incontro con l’italiano che le ha cambiato la vita in questo numero, dove affronta la grande domanda: Perché l’italiano?

Cos’è la letteratura italiana? Esiste una letteratura o una lingua nazionale? Queste sono le eterne domande, naturalmente, per tutti noi e non solo per gli italiani. Si pongono fin da quando il padre dell’italiano moderno, il poeta toscano Dante Alighieri, ha preso d’assalto le barricate della lingua settecento anni fa; da quando l’unificazione italiana ottocentesca ha promosso una lingua standard per le sue genti disunite; da quando il fascismo e la seconda guerra mondiale hanno ulteriormente politicizzato l’italiano; da quando l’Italia è diventata una repubblica e ha proclamato nuove libertà letterarie, linguistiche, nuove esigenze di verità, che sono ancora vive oggi. Il problema – o, come lo vediamo noi italofili, il bello – è che la letteratura italiana è così varia, come lo mostra la nostra illustrazione di copertina, che rappresenta l’Italia come uno stivale multicolore di appassionati lettori di libri. Abitano villaggi e città, paesi di erte montagne, leggiadre vallate, laghi scintillanti, isole assolate, zone costiere e pianure vulcaniche della Penisola: ottomila comuni diversi, ognuno con la propria cucina, cultura, dialetto e letteratura. Howard Curtis – uno dei tanti illustri traduttori che appaiono in questa rivista – sottolinea che “gli scrittori italiani sono talvolta accusati di campanilismo, di limitarsi rigidamente al loro piccolo pezzo di territorio, ambientando le loro opere nella loro regione, città o villaggio”, una caratteristica che, per un altro autore di questo numero, Diego Marani, è sia una benedizione che una maledizione. Egli scrive che il “localismo italiano” autoreferenziale è in contrasto con la “molteplicità” e la “grande apertura – lo spirito universale della tradizione italiana”. 

Trent’anni fa, quando ho iniziato a inviare reportage dall’Italia per la BBC, i suoi problemi si chiamavano mafia, cattolicesimo, corruzione politica, scandali sessuali e questione meridionale, tutti temi che si ritrovavano anche nei suoi scrittori – essi stessi spesso giornalisti. Questi problemi non sono scomparsi, ma l’Italia di oggi è forse ancora più complessa, la sua letteratura ancora più ricca, meno ripiegata su di sé e più rivolta all’esterno. Nella sua introduzione a The Penguin Book of Italian Short Stories (presente anche nella nostra rivista), Jhumpa Lahiri sostiene che il romanzo italiano (al contrario della novella, genere che ha una lunga tradizione in Italia) “è l’intruso, il genere importato”, pesantemente influenzato dall’Europa e proiettato tanto dentro quanto fuori d’Italia. Mi piace quest’idea, perché è quello che sta succedendo ora: sempre più romanzi italiani (l’80% delle nuove pubblicazioni in Italia sono romanzi), vengono scritti o riscoperti, tradotti e letti in inglese oggi. Romanzi storici, familiari, psicologici, fantasy, grafici e polizieschi – affrontano temi che ci riguardano tutti: immigrazione, razzismo, genere, identità, cambiamento climatico e salute mentale. La letteratura italiana è un grande arcipelago di isole letterarie variamente collegate fra loro, e la nostra serie di Cartoline da…, sparse in questa rivista, illustra proprio questa diversità. 

“Diversità” non è una parola che si sente abbastanza nel mondo del libro italiano. Fin dal suo lancio nel 2017, The Riveter con orgoglio coltiva l’apertura e rifiuta ogni steccato. Questa volta però mi sento in dovere di attirare la vostra attenzione sulla straordinaria scrittura dei “Nuovi Italiani”, tra cui Cristina Ali Farah, autrice del nostro racconto di apertura, tradotto da Clarissa Botsford. Nell’articolo che ha scritto per noi, Clarissa descrive l’ascesa della “letteratura migrante” dei “nuovi Italiani” o degli “Italiani meticci”, nel momento stesso in cui rifiuta queste etichette: “Non si possono definire in un modo univoco autori diversi che, per una ragione o per l’altra, hanno incrociato la cultura italiana e scrivono in italiano”. Clarissa cita anche la scrittrice somalo-italiana Igiaba Scego: “Siamo sempre stati etichettati sotto quell’odiosa etichetta di ‘letteratura migrante’. Ma, ascoltate gente, la ‘letteratura migrante’ non esiste. Esiste la letteratura”.

Questa è la prima rivista di letteratura italiana contemporanea in inglese, ed esplora quella che credo sia una nuova era per la letteratura italiana in patria e all’estero. La lettura e le vendite di libri erano diminuite da diversi decenni in Italia, ma ora, grazie a campagne nazionali mirate e ad alcune personalità carismatiche, gli italiani si stanno nuovamente innamorando dei libri, e questo a sua volta ha avuto un’influenza positiva su di noi, che all’estero leggiamo con passione i libri italiani. Questi nuovi sviluppi hanno anche portato a una modernizzazione del commercio del libro in Italia, attesa da tempo. Ancora recentemente non si potevano comprare con facilità libri online; i lockdown hanno cambiato la situazione. Le fiere e i festival del libro sono stati cancellati durante la pandemia, così è toccato in gran parte all’Associazione Italiana Editori (AIE), ai Ministeri della Cultura e degli Affari Esteri e al rinnovato Centro per il Libro rilanciare il libro e la lettura – e lo hanno fatto in modo esemplare, con numerose iniziative in biblioteche, librerie, scuole e università. Durante il lockdown del giugno 2020, è stato lanciato newitalianbooks, un pionieristico portale online dedicato alla promozione del libro italiano all’estero. Vorrei qui rendere omaggio al suo direttore, Paolo Grossi, ai miei occhi uno dei campioni italiani del libro, e anche uno dei nostri autori. 

Come ricorderete, l’Italia è stato il primo paese europeo ad andare in lockdown. All’epoca gli Italiani non solo cantavano dai loro balconi, ma scrivevano anche la prima letteratura pandemica europea, come leggerete nel saggio di Paolo Giordano “Cose che non voglio dimenticare”, riproposto da The Riveter.

Paolo Giordano ha vinto entrambi i principali premi letterari italiani, lo Strega e il Campiello, che sono dei punti di riferimento per gli editori, come i premi Booker, Costa e Dublino nel Regno Unito e in Irlanda. Il romanzo va straordinariamente forte in Italia, così come il giallo, popolare e letterario. Lo scoprirete nelle pagine di The Riveter dove verrete anche a sapere che l’erudito scrittore di gialli Gianrico Carofiglio ha un fratello altrettanto famoso, Francesco: il nostro editore, West Camel, li ha intervistati entrambi, insieme! Ulteriori interventi riguardano poi la letteratura italiana per l’infanzia, l’arte del libro e dell’illustrazione, cui The Riveter è molto sensibile. Alla scoperta della poesia italiana contemporanea ci guida la nostra poetessa residente, Anna Blasiak. E non abbiamo trascurato il racconto breve, ora sempre più popolare nel mondo anglofono e che anche in Italia si sta risvegliando dopo un lungo sonno, dopo il periodo d’oro del dopoguerra di Italo Calvino, Primo Levi, Natalia Ginzburg, Alberto Moravia, Cesare Pavese e altri. E ai traduttori, sempre più visibili, dedichiamo una speciale attenzione, con contributi di protagonisti come i già citati Jhumpa Lahiri, Howard Curtis e Clarissa Botsford, ma anche Ann Goldstein, Tim Parks, Shaun Whiteside, Katherine Gregor e molti altri.

L’editoria in lingua inglese ha la fortuna di avere degli editor italiani o italofili particolarmente combattivi. Un grazie di cuore a tutti loro, ma specialmente a Europa Editions, non solo perché la loro designer, Ginevra Rapisardi, ha disegnato la nostra bellissima copertina, ma anche perché pubblicano Elena Ferrante.

Probabilmente, arrivati sin qui, vi sareste chiesti perché mai io abbia menzionato solo ora il nome della Ferrante, visto che il successo del romanzo italiano contemporaneo e il mio appassionato impegno in suo favore sono in gran parte merito di questa scrittrice. In realtà, proprio in quanto sono una delle più accanite fan della Ferrante, ho voluto serbare questo momento per la fine. E vi rivelo perché: ho lanciato il nostro mensile online #RivetingReviews seduta sulla mia terrazza tra le montagne della Garfagnana nel 2015, all’apice della “Ferrante Fever” e per un desiderio egoistico di leggere e di recensire tutti i libri della Ferrante. Ebbi allora a scrivere: “Credo che parleremo ancora di Elena Ferrante nei decenni a venire … Mentre scrivo qui, nella mia seconda casa italiana, questa recensione di un romanzo ambientato in Italia e dedicato alla storia di due donne italiane, posso solo esprimere la mia gratitudine alla Ferrante per avermi aiutato a capire meglio questo bellissimo e mercuriale paese”.

Sono straordinariamente felice, quindi, di essere riuscita a riunire un’impressionante “Ferrante girl-gang” per questa edizione di The Riveter, che comprende non solo Elena Ferrante stessa (OK, solo in spirito!), ma la sua fedele traduttrice Ann Goldstein, che scrive sulla sua collaborazione di diciotto anni con la Ferrante; Enrica Maria Ferrara, la docente universitaria napoletana che gestisce i Ferrante Studies al Trinity College Dublin; e la giornalista italiana Maria Teresa Carbone, che studia le origini della “Ferrante fever” e la crescita della scrittura femminile italiana. 

The Italian Riveter si rivolge a tutti. A voi tutti che l’avete letto e avete contribuito a crearlo, rivolgo i miei più sinceri ringraziamenti. Grazie agli autori, ai traduttori, ai recensori, agli intervistati, agli accademici, ai giornalisti e agli editori; ai nostri generosi sponsor, gli Istituti Italiani di Cultura di Londra, Dublino e Edimburgo – senza il loro sostegno questa rivista non esisterebbe; grazie ai miei colleghi dell’European Literature Network: West Camel, direttore; Anna Blasiak, direttrice della redazione; Alice Banks e Rosie Eyre, assistenti editoriali; Max Easterman, business manager, e Peter Cast, brillante specialista di editoria presso la Plymouth University. La letteratura italiana, in originale e in traduzione, sta vivendo una stagione eccezionale, e questa rivista ne offre la prova più convincente

THE ITALIAN RIVETER – our free MAGAZINE of Italian literature in English
Download here: 
https://www.eurolitnetwork.com/wp-content/uploads/2022/04/ITALIAN-RIVETER-DOWNLOAD.pdf

Print copies available via Newsstand UK: https://www.newsstand.co.uk/700-indie-magazines/29792-subscribe-to-the-riveter-magazine-subscription.aspx

Presentation video : https://vimeo.com/698195458/4ee2c7c2cb

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