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Possono i semi racchiudere al loro interno tanta forza e diversità da riuscire a contrastare i disastrosi effetti dei cambiamenti climatici? E come gli agricoltori hanno la possibilità di diventare custodi del diritto alla sicurezza alimentare ed energetica, nonché del patrimonio ambientale? A queste e molte altre domande risponde il libro, spiegando perché la biodiversità è un bene comune, che come tale va custodito. A monte, il problema principale: il mercato mondiale del seme vale miliardi di dollari ed è per oltre il 50% nelle mani di poche grandi corporazioni, alcune delle quali controllano contemporaneamente un altro  mercato multimiliardario, quello dei pesticidi. I semi, punto di partenza e insieme punto di arrivo di ciò che maciniamo, trasformiamo, mangiamo e vendiamo, si trovano così al centro degli argomenti più dibattuti, dallo sviluppo al cambiamento climatico fino alle conseguenze sulla salute, e la scelta di cosa coltivare e come diventa cruciale per tutti noi.


Salvatore Ceccarelli, già professore ordinario di Genetica Agraria presso l’Università di Perugia, ha condotto studi presso il Centro Internazionale di Aleppo per la ricerca agricola in ambienti asciutti per circa trent’anni. Autore di innumerevoli lavori scientifici, svolge ricerche in Uganda, Etiopia, Giordania, Iran, Nepal, Bhutan, oltre che in Europa, sull’adattamento delle colture al cambiamento climatico a partire dalla genetica.

Stefania Grando, consulente internazionale per il miglioramento genetico vegetale con oltre trent’anni di esperienza nella gestione della ricerca per lo sviluppo in Africa e Asia, si è occupata in particolare di colture quali orzo, sorgo e miglio in funzione dell’adattamento agli ambienti difficili e alle esigenze dei contadini e dei consumatori, promuovendo la biodiversità e l’adozione di metodologie partecipative.

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