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Ha vent’anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. E’ il giugno del 1994.  Sarebbe un giovane uomo come tanti altri se non fosse per la sua  estrema sensibilità e che è confinato in un ospedale psichiatrico per una settimana. In questa esperienza, un delirante campo estivo in un girone dell’inferno, Daniele è accompagnato dai suoi compagni di stanza, un gruppo di personaggi inquietanti e teneri che, giorno dopo giorno, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, sentono nascere un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati. Nei precipizi della follia brilla un’umanità potente, cui Mencarelli sa dare voce con una forza e una delicatezza uniche. E mette in scena la disperata, rabbiosa ricerca di senso di un giovane uomo  che implora salvezza.

“Salvezza. Per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza.”


Daniele Mencarelli (Roma, 1974) è autore di raccolte di poesie e scrive sceneggiature per programmi TV. Ha esordito nella narrativa nel 2019 con La casa degli sguardi che, pubblicato una prima volta con una modesta tiratura, è stato in seguito ristampato sei volte grazie al passaparola tra i suoi lettori. Ha vinto il premio Volponi, il premio Severino Cesari opera prima, il premio John Fante opera prima.

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