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12 Luglio 2022

Il libro italiano in Norvegia

Autore:
Siv Erle Wold, addetta alle relazioni esterne all’IIC Oslo e traduttrice di letteratura italiana

La storia della letteratura in Norvegia comincia in epoca relativamente recente, ed altrettanto si può dire, di conseguenza, anche la storia della letteratura tradotta. La letteratura norvegese, infatti, fiorisce soprattutto dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, dopo un lungo periodo di quattrocento anni di unione della Norvegia con la Danimarca. Fino ad allora la lingua scritta era stato il danese e Copenhagen era non solo la capitale politico-amministrativa dello Stato, ma anche quella culturale e letteraria. Durante il secolo diciannovesimo, la Norvegia cominciò a sviluppare una letteratura e una lingua proprie, in particolare una lingua denominata «nynorsk» ovvero neonorvegese, una forma di scrittura più vicina al parlato della versione che derivava dal danese, il «bokmål – la lingua dei libri». È così che tutt’oggi esistono in Norvegia, oltre alla lingua dei sami, due lingue ufficiali, entrambe utilizzate anche nelle traduzioni di libri stranieri. Fu anche nel XIX secolo che nacquero le prime case editrici norvegesi. Questo piccolo cenno di storia letteraria e linguistica norvegese spiega come mai la storia del libro italiano in Norvegia sia piuttosto breve. 

Le prime pubblicazioni di libri italiani in norvegese cominciano a vedere la luce soprattutto dalla seconda metà dell’Ottocento in poi. Tra queste si possono annoverare il Decameron di Giovanni Boccaccio, uscito nel 1891, e Cuore di Edmondo De Amicis, pubblicato la prima volta nel 1896 con una premessa dell’editore che è interessante citare: «Il contenuto di questo libro è in gran parte così diverso dalle esperienze che i ragazzini fanno da noi, da ciò che pensano e dai sentimenti che provano, che esso di per sé non sembrerebbe poter affascinare un ragazzo norvegese. Tuttavia, riteniamo vi si trovino molti spunti per una lettura tanto utile quanto piacevole per i nostri ragazzi, per cui abbiamo voluto pubblicare una selezione delle storie ivi presenti.» (De Amicis, Edmondo, Hjertet paa rette sted, titolo originale: Cuore, trad. di A.M. Corneliussen; Jacob Dybwads Forlag; Kristiania, 1896). Questo passo è degno di attenzione non solo per la libertà che si prende l’editore di non pubblicare l’intero libro, ma soprattutto perché affronta un tema, quello della rilevanza per i lettori norvegesi dei temi dei libri italiani, che riveste tuttora un’importanza decisiva nelle scelte degli editori.  

Tra le pubblicazioni di opere italiane nei primi Novecento non si può non ricordare naturalmente Pinocchio di Carlo Collodi, che esce in lingua norvegese la prima volta nel 1921. Sempre negli anni Venti vengono pubblicati diversi romanzi di Grazia Deledda, quali Cenere e La fuga in Egitto, mentre la prima opera di Luigi Pirandello in lingua norvegese, Il fu Mattia Pascal, esce solamente nel 1935, un anno prima della morte dello scrittore. Va poi segnalata è una piccola antologia di sonetti italiani pubblicata nel 1943 dal titolo Fra Dante til d’Annunzio – Da Dante a d’Annunzio, in cui  figurano, tra gli altri, Francesco Petrarca, Boccaccio, Ludovico Ariosto, Vittoria Colonna, Torquato Tasso, Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi. 

Meritano un cenno poi le vicende dell’editoria norvegese in questo «periodo d’esordio» della letteratura straniera in Norvegia. Tra le case editrici più antiche (e che tutt’ora mantengono il proprio ruolo di primato nel mondo editoriale norvegese), ricordiamo Cappelen (ora Cappelen Damm) fondata nel 1829; Aschehoug fondata nel 1872 e Gyldendal che apre nel 1925 una propria sede autonoma in Norvegia (era già un’importante casa editrice danese). Tutte e tre hanno dedicano una particolare attenzione alle letterature straniere, anche se quella italiana non è sempre stata tra le loro priorità. Infatti, se pensiamo alle 101 pubblicazioni di Gyldendal nella Den gule serie – La serie gialla (così denominato per il colore della copertina) dedicata proprio alla letteratura straniera, troviamo, nei trent’anni della sua esistenza dal 1929 al 1959, solo poche opere italiane. Dobbiamo attendere il 1952 prima di trovare un titolo italiano, Don Camillo di Giovanni Guareschi – un autore che la casa editrice continuerà a pubblicare anche negli anni successivi. Nel 1954 escono Il garofano rosso di Elio Vittorini e A cena col commendatore di Mario Soldati. La «serie gialla» ha poi una seconda vita più breve, tra il 1962 e il 1970, durante la quale esce, nel 1964, Un amore di Dino Buzzati. Dello stesso autore sono stati pubblicati, in anni più recenti, Il deserto dei Tartari (2001) e La famosa invasione degli orsi in Sicilia (2008), entrambi tradotti da Tommy Watz e editi dalla casa editrice Solum. 

Nel secondo dopoguerra escono alcuni volumi dei maggiori scrittori dell’epoca, tra cui L’isola di Arturo (1959) e La storia (1974, e ripubblicato più volte) di Elsa Morante e La romana (1950), L’amore coniugale (1951) e La ciociara (1959) di Alberto Moravia. Altri titoli importanti di Moravia usciranno solo molto più tardi: il romanzo d’esordio, Gli indifferenti, nel 2012 (traduzione di Tommy Watz, premiata con il prestigioso riconoscimento «Bastianprisen») e Il conformista nel 2015.

Anche le poche opere di Pier Paolo Pasolini che si trovano in lingua norvegese escono molto più tardi rispetto alle pubblicazioni originarie: Il poeta delle ceneri nel 2017, a cura di Camilla Chams, e la scelta di liriche da Poesia in forma di rosa, nel 2008 nella traduzione di Astrid Nordang. 

Molto numerosi sono invece gli scrittori italiani pubblicati tra la fine del XX secolo e l’inizio del nuovo millennio. Di particolare interesse è la grande antologia di racconti – per lo più tradotti dal professore Magnus Ulleland in «nynorsk» – dal titolo Italia forteller – L’Italia racconta, uscita nel 1994. La maggior parte degli autori qui raccolti appartengono al Novecento, ma una piccola sezione è dedicata agli scrittori dei secoli passati, da Boccaccio a Bandello, da Gaspare Gozzi a Alessandro Manzoni. Andrà però osservato che anche in questi anni recenti il numero di titoli italiani pubblicati in norvegese non è comunque particolarmente elevato. Forse questo è dovuto ai limiti del mercato o ai risultati non esaltanti delle vendite: il fatto è che gli editori norvegesi sembrano riluttanti a tradurre anche autori che riscuotono notevole successo sul piano internazionale. Per esempio, Dacia Maraini, molto tradotta in tutta Europa, in Norvegia è praticamente sconosciuta in Norvegia, e un solo suo libro è tradotto in norvegese, La lunga vita di Marianna Ucrìa (1994). Nell’impossibilità di fare un elenco esaustivo, ci limiteremo a ricordare alcuni fra gli autori più tradotti negli ultimi decenni: Umberto Eco (una decina di titoli); Claudio Magris (sei titoli); Italo Calvino, sette titoli (curiosamente, il primo libro di Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, è anche l’ultimo che risulta essere stato tradotto, nel 2018). Sono poi usciti uno o più volumi dei seguenti autori: Milena Agus, Niccolò Ammaniti, Silvia Avallone, Alessandro Baricco, Giorgio Bassani, Paolo Cognetti, Erri De Luca, Donatella Di Pietrantonio, Claudia Durastanti, Fabio Geda, Simonetta Agnello Hornby, Diego Marani, Margaret Mazzantini, Melania Mazzucco, Alda Merini, Andrea Molesini, Michela Murgia, Carlo Rovelli, Umberto Saba, Leonardo Sciascia, Roberto Saviano, Antonia Pozzi e Patrizia Vicinelli. All’area del giallo e del thriller psicologico appartengono poi autori come Andrea Camilleri, Giorgio Faletti, Roberto Costantini e Ilaria Tuti. Quanto al graphic novel, andrà segnalata la pubblicazione di tutte le opere di Hugo Pratt, nella traduzione di Jon Rognlien. Pubblicata da Det Norske Samlaget nella brillante traduzione in «nynorsk» di Kristin Sørsdal, la tetralogia L’amica geniale di Elena Ferrante ha riscosso un enorme successo presso i lettori norvegesi. Come in tutta Europa, anche in Norvegia, l’“effetto Ferrante” sta agendo come un moltiplicatore di interesse per il libro italiano, in particolare per i libri che si svolgono nell’Italia meridionale.

Negli ultimi anni, una rinnovata attenzione viene dedicata dagli editori norvegesi ai classici, antichi e moderni, della letteratura italiana. Ad esempio, Solum Bokvennen, tra 2010-2020, ha pubblicato opere di Pico della Mirandola, Niccolò Machiavelli e Baldassare Castiglione. Presso Det Norske Samlaget, nel 2020, è uscita una scelta dei racconti del Decamerone e di recente ben due case editrici, Dreyers Forlag e Solum Bokvennen, hanno pubblicato L’Inferno di Dante. Anche le due altre cantiche della Commedia dantesca dovrebbero uscire prossimamente nella traduzione di Erik Ringen e Asbjørn Bjornes. La Commedia sarà così per la prima volta tradotta per intero nella versione «bokmål» – in ben due diverse edizioni. Esiste invece una versione dell’intera opera in «nynorsk» del 1993 nella traduzione di Magnus Ulleland. Quanto poi ai classici novecenteschi, è importante segnalare che nell’ultimo decennio sono apparsi presso Dreyers Forlag ben cinque libri di Primo Levi, fra cui Il sistema periodico e I sommersi e i salvati, tradotti per la prima volta da Birgit Owe Svihus. Ed altri titoli di Primo Levi sono annunciati nel 2022 e 2023. Se 2020 Skald Forlag ha pubblicato Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello, è soprattutto Natalia Ginzburg l’autrice del Novecento italiano che sembra destare più interesse dei lettori e della stampa: nel Lessico famigliare è stato finalmente tradotto per la prima volta in lingua norvegese (una traduzione grazie alla quale Astrid Nordang ha vinto il premio «Kritikerprisen»), nel 2021 è stato ripubblicato Piccole virtù e nel 2022 è uscito È stato cosi. 

Importanti onorificenze hanno ricevuto negli ultimi anni diversi traduttori, che hanno visto così riconosciuto il loro fondamentale ruolo di promotori del libro italiano presso il pubblico dei lettori e presso gli editori della Norvegia: Brit Jahr (2005), Tommy Watz (2006), Jon Rognlien (2006) e Kristin Sørsdal (2020).

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