In altre lingue
10 Giugno 2020

Goffredo Parise in altre lingue

Autore: Giulia Pellizzato, Brown University / Università della Svizzera italiana

Goffredo Parise in altre lingue

Goffredo Parise (Vicenza, 1929 – Treviso, 1986) sfiora la fortuna editoriale internazionale già con il romanzo d’esordio, Il ragazzo morto e le comete (Neri Pozza, 1951), acquistato per la traduzione negli Stati Uniti e preso in considerazione da editori e agenti letterari in Francia, Inghilterra, Germania e Svezia. La prima edizione USA non incontra un immediato successo di pubblico, ma la rete di rapporti che grazie a essa s’instaura promette traduzioni tempestive all’eventuale uscita di un romanzo più appetibile per il lettore medio.

Nel 1954 Il prete bello (Garzanti) ottiene in Italia un clamoroso successo di pubblico, in parte anche grazie alle reazioni sdegnate dagli ambienti cattolici e conservatori. Le prime cinque ristampe vanno esaurite al ritmo di una al mese, mentre si preparano le traduzioni inglese, spagnola, tedesca (1955), svedese, olandese e francese (1956).
Le versioni nelle maggiori lingue occidentali escono presso editori raffinati, quando non leggendari, a cura di traduttori di primo piano: Michel Arnaud per Gallimard in Francia, Stuart Hood per Knopf negli Stati Uniti, Eva Alexanderson per Bonnier in Svezia. Nel decennio successivo appaiono traduzioni ulteriori (in finlandese, serbo, ungherese, giapponese, sloveno), mentre la fortuna della versione inglese è confermata da due edizioni tascabili, di cui una pirata.
Anche i romanzi pubblicati più tardi, Il fidanzamento (Garzanti, 1956) e Amore e fervore (Garzanti, 1959), incontrano la resistenza della critica italiana, venendo tuttavia tradotti e apprezzati in Francia, Germania e Ungheria, con riedizioni anche negli anni susseguenti.

All’uscita di Il padrone (Feltrinelli, 1965), Premio Viareggio, Parise è ormai una voce di primo piano nella cultura italiana. Il libro suscita un dibattito intenso, travalicando il filone della letteratura industriale con una narrazione potente, satirico-tragica, irriducibile a schemi politici o ideologici. Presentato dall’autore come «una metafora sul potere», storia della «lotta biologica fra il potente e il meno potente», il romanzo trova un interesse subitaneo da entrambi i lati della cortina di ferro, con edizioni immediate in Spagna (Noguer, tr. José María Valverde), Francia (Stock, tr. Claude Antoine Ciccione), Stati Uniti e Regno Unito (Knopf e Cape, tr. William Weaver), Germania (Kiepenheuer & Witsch, tr. Astrid Gehlhoff-Claes), Russia (per «Inostrannaja literatura», tr. Julia Dobrovolskaja), Olanda (Meulenhoff, tr. J.H. Klinkert-Pötters Vos), e poi Ungheria, Cecoslovacchia, Svezia, Lettonia, Polonia.
Il racconto in prima persona di un personaggio che si piega a diventare oggetto e duttile proprietà nelle mani del proprio capo, rinunciando a scegliere cosa desiderare, dove vivere, come usare il proprio tempo, perfino chi sposare e se avere dei figli, trova un pubblico particolarmente sensibile nei Paesi dove è recente (o presente, o vicina) la ferita del totalitarismo. Le traduzioni premiate da ristampe si registrano infatti nella Spagna franchista e post-franchista, nella Germania divisa fra Est e Ovest, nell’Ungheria di Kádár, dove l’Armata Rossa ha represso la rivoluzione pochi anni addietro.
La riflessione di Parise prosegue nei lavori letterari, Gli Americani a Vicenza (Scheiwiller, 1966), L’assoluto naturale (Feltrinelli, 1967) e Il crematorio di Vienna (Feltrinelli, 1969), così come nei reportage dalle faglie fra blocco orientale e blocco occidentale: Vietnam, Biafra, Laos, Jugoslavia. Gli uni e gli altri sono tradotti con attenzione crescente in Ungheria, Romania e Russia, dove i testi appaiono di volta in volta in volume e in rivista, mentre si procede all’edizione dei lavori precedenti (Il ragazzo morto e le comete, Il prete bello), e Parise è intervistato in più occasioni.
La straordinaria produzione del Parise reporter non ha invece fortuna nei Paesi dell’area NATO, dove tuttavia si continuano a proporre i suoi lavori letterari, editi in Francia, Germania, Olanda, Danimarca, Finlandia e Svezia.
Sillabario 1 (Einaudi, 1972) e Sillabario 2 (Mondadori, 1982, Premio Strega), i testi parisiani più celebri in Italia, si diffondono invece lentamente e secondo rotte singolari. La prima traduzione esce in Romania ed è una combinazione del Sillabario 1 con l’opera prima di Parise, Il ragazzo morto e le comete (Editura Univers, tr. Smaranda Bratu Stati). Altre versioni escono in tedesco (tr. Christiane von Bechtolsheim e Dirk Jürgen Blask), russo (tr. Elena Yuryevna Saprykina), inglese (in ordine inverso, prima il secondo volume e poi il primo; tr. Isabel Quigly), francese (tr. Alix Tardieu), catalano (tr. Enric Prat), castigliano (tr. Carlos Gumpert).

Nel pubblicare la prima serie, Parise dichiarava di mirare, con i Sillabari, a «scrivere cose che il lettore vorrebbe aver scritto lui; scrivere cose che toccano i sentimenti degli uomini ma in maniera che non siano troppo sentimentali; guardare attentamente le cose della vita e i dettagli di queste cose, i dettagli fisici delle persone, così da scoprirne se è possibile (ma con molta amicizia e tenerezza, non con severità) il carattere e i sentimenti» (Altarocca, 1972, 10-11). Un’operazione così delicata, letterariamente e culturalmente, sembra per definizione sfidare la traducibilità in un’altra lingua e in un’altra cultura. A tutt’oggi, sebbene inscritti nel canone novecentesco internazionale grazie a numerose antologie (basterà ricordare l’ultima, curata da Jhumpa Lahiri per i Penguin Classics, 2019), i Sillabari rimangono un ‘oggetto letterario non identificato’ da scoprire in buona parte della geografia letteraria mondiale.
Nel corso di questi ultimi decenni i testi di Parise sono stati antologizzati in Europa, Asia e Americhe, mentre Il prete bello e Il padrone si confermano le sue opere più note all’estero, con ristampe delle traduzioni esistenti (anche in forma di ebook e audiolibri) e nuove versioni in portoghese, croato, ceco, greco moderno e georgiano. Grazie alla recente traduzione francese delle Poesie (Cahiers de l’Hôtel de Galliffet, tr. Marie-José Tramuta), tutte le maggiori – e buona parte delle minori – opere parisiane edite in volume sono disponibili per i lettori francofoni.

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