In altre lingue
8 Febbraio 2023

Pier Paolo Pasolini in altre lingue – Prima parte

Autore: Martine Van Geertruijden (University 'La Sapienza', Rome)

Pier Paolo Pasolini in altre lingue – <i>Prima parte</i>

L’anno del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini è stato segnato da un’eccezionale profusione di iniziative (convegni, edizioni di libri, retrospettive di film, rappresentazioni teatrali, mostre documentarie), testimonianza del sempre vivo interesse in tutto il mondo per la figura e l’opera di quello è probabilmente l’intellettuale italiano del Novecento più conosciuto all’estero. Ne offre una ulteriore conferma il censimento delle più importanti traduzioni delle opere pasoliniane realizzato per newitalianbooks da Martine Van Geertruijden, di cui pubblichiamo qui la prima parte.

“Pasoliniano, pasolinien, pasolinian, pasolinisch…” La presenza di questi aggettivi in molte delle lingue in cui Pasolini è stato tradotto (38 in tutto) lascia già intendere che siamo di fronte a uno degli autori italiani contemporanei più conosciuti nel mondo. Per convincerci, basterebbe leggere i necrologi usciti sui giornali il 2 novembre 1975 o scorrere i programmi delle iniziative proposte in tutti i paesi a ogni ricorrenza della nascita o della morte. Pasolini è stato e resta una delle figure più note e più dibattute della seconda metà del Novecento, tanto che si parla di un “mito Pasolini”, purtroppo alimentato anche dalle vicende della sua tragica morte.

Poeta, romanziere, saggista, regista, sceneggiatore, drammaturgo, giornalista, ma anche pittore, le molteplici attività di colui che sul passaporto si definiva “scrittore”, non sono ovunque in egual misura riconosciute. Certo, in quasi tutti i Paesi, è il Pasolini regista a prevalere. In questa rapida rassegna della diffusione internazionale dell’opera di Pasolini, non mi occuperò tuttavia dell’opera cinematografica, se non per segnalare qualche caso particolare. Tralascerò anche le pubblicazioni, benché numerose anche all’estero, delle sceneggiature e dei testi teatrali, che meriterebbero uno studio a parte, legato alla ricezione dei film e delle messe in scena. Vorrei invece interrogarmi sulla figura dello scrittore – poeta, saggista o romanziere – quale si impone in Paesi diversi grazie alle traduzioni delle sue opere, che ho cercato di censire, senza alcuna pretesa di esaustività. 

Qualche mese prima dell’uscita di Ragazzi di vita, l’autore scriveva: “Ora c’è un editore che vuole il mio romanzo e mi paga, e mi assicura traduzioni all’estero” (lettera del 18 marzo 1955 a Biagio Marin). E di fatto, nel 1958 esce a Parigi quella che è probabilmente la prima traduzione di un’opera pasoliniana completa, Les ragazzi, realizzata da Claude Henry, seguita, nel 1961, da Muchachos de la calle, tradotto da Attilio Dabini in spagnolo argentino, e da Vadios in portoghese (trad. di Virgílio Martinho). Da allora, Ragazzi di vita è stato pubblicato in più di venti lingue, fino alle pubblicazioni più recenti: in Georgia e Serbia (2015), in Romania quattro anni dopo, in Polonia (2021), in Lettonia e nei Paesi Baschi nel 2022. È sorprendente constatare come il primo romanzo di un autore spesso soprattutto ricordato come poeta o cineasta non abbia mai smesso di essere tradotto nelle lingue più diverse. Un caso esemplare di traduzione recente è quello della casa editrice di Tirana, Botimet Dudaj, che, nel 2017, ha deciso di colmare un vuoto nella pur ampia diffusione della letteratura italiana in albanese traducendo l’opera di Pier Paolo Pasolini e iniziando appunto con Ragazzi di vita, Djem jete, e Una vita violenta, Jetë e dhunshme, a cura di Shpetim Kelmendi. E non solo si moltiplicano, in vari Paesi, i casi di prime traduzioni, ma si contano anche varie ritraduzioni più o meno recenti: ad esempio in Spagna, dove Miguel Angel Cuevas, dopo la prima versione argentina di Ragazzi di vita ripubblicata a Barcelona nel 1973, traduce nel 1990 il romanzo con il titolo Chicos del arroyo, e poi, nel quarantennale della morte, ne dà un’ulteriore versione cambiando il titolo in Chavales del arroyo. In Francia, Les ragazzi viene ritradotto nel 2016 da Jean-Paul Manganaro (che ritradurrà anche Une vie violente nel 2019). Lo stesso anno, esce una nuova versione americana, The street kids, dopo The ragazzi pubblicato prima a New York nel 1968 poi in Inghilterra nel 1986. Per il centenario della nascita dello scrittore, anche la Turchia dà alla luce una seconda traduzione, Kenar Mahalle Çocukları (Nazlı Birgen).

Se si guarda invece alla figura del poeta, a cominciare dal suo capolavoro Le ceneri di Gramsci (1957) per rimanere in ordine cronologico (il Pasolini friulano verrà tradotto anch’esso in qualche paese, ma più tardi), si possono notare alcune differenze. Anche in questo caso, le lingue sono numerose, ma colpiscono gli scarti cronologici rispetto all’opera narrativa: la prima traduzione sembra essere quella ceca, Gramsciho popel, nel 1963 (Ragazzi di vita verrà tradotto solo nel 1975), a cura di Vladimír Mikeš, mentre i francesi, così tempestivi nel tradurre i romanzi, pubblicheranno questa prima raccolta di poesia solamente nel 1980, insieme ai tedeschi, ma dopo gli spagnoli e gli svedesi (1975). Nel decennio successivo si succedono neerlandesi, turchi e finlandesi, e bisogna aspettare il 2015 per leggere una traduzione inglese e una greca.

Non si può certo fare l’elenco di tutte le traduzioni in tutte le lingue di tutte le opere di Pasolini. Tuttavia è possibile cercare di riconoscere le linee, culturali, politiche e ideologiche, qualche volta anche personali, che hanno guidato le scelte editoriali. Insomma, si può cercare di capire, tra prosa, poesia, saggistica, ecc., cosa viene tradotto di più in certi paesi, quando e perché. Come sempre quando si parla di traduzioni e, a maggior ragione nel caso di un poeta civile e di un intellettuale eretico, la ricezione di Pasolini va messa in relazione allo specifico contesto politico, sociale, linguistico e culturale in cui si colloca. Nel suo caso occorre poi anche tener conto dei considerevoli problemi di traducibilità posti in particolare dal linguaggio dei borgatari, difficile soprattutto per certe lingue che ignorano lo scarto tra parlate dialettali.

Se si riparte dalla cronologia, una delle prime cose che colpisce è la traduzione precoce rispetto a tanti altri paesi, nel 1961, di Ragazzi di vita in spagnolo argentino e non iberico. La ragione è evidente: in piena dittatura franchista, Pasolini non può essere pubblicato e, proprio per questo, sarà per gli intellettuali progressisti spagnoli sinonimo di vittima della censura, segno di libertà e di lotta antifranchista: non escono né i libri, né i film, ma questi ultimi vengono spesso recensiti su alcune riviste, dove vengono pubblicati anche frammenti ‘accettabili’ di alcune poesie, come “Noche en la Piazza di Spagna” tradotto dall’amico e poeta José Agustìn Goytisolo. Alla morte del dittatore, avvenuta pochi giorni dopo quella di Pasolini, la Spagna era insomma pronta a pubblicare immediatamente Las cenizas de Gramsci nella traduzione di Antonio Colina, e La divina mímesis, in quella di Julia Adinolfi, mentre a Madrid venne organizzata una mostra con proiezione di alcuni film rimasti inediti. Da questo momento in poi si ricupera il tempo perduto e i decenni successivi permetteranno un’ampia (ri)scoperta dell’opera e della figura di Pasolini grazie a numerose traduzioni, che poi proseguiranno al ritmo di quelle italiane: 1982, Poesia en forma de rosa (trad. di Juan Antonio Méndez Borra), e Transhumanar y organizar (trad. di Ángel Sánchez-Gijón); 1983 Las bellas banderas (trad. di Valentí Gómez Olivé); 1984 Amado mio (trad. di Jesús Pardo y Jorge Binaghi); 1993, Una vida violenta e Petróleo (trad. di Atilio Pentimalli Melacrino), La religión de mi tiempo (trad. di Martín López-Vega), Cartas luteranas e Escritos corsarios (trad. di Silvia Manteiga), 1997, Descripciones de Descripciones, sempre tradotto da Atilio Pentimalli Melacrino, così come El olor de la India (2002); 2005, Empirismo herético (trad. di Esteban Nicotra); 2019 El sueño de una cosa (trad. di María Del Carril); per il centenario del 2022, Teorema (trad. di Carlos Gumpert) e, per la poesia La insomne felicidad. Antología poética (scelta e trad. di Martín López- Vega, un’antologia bilingue che comprende integralmente le Ceneri di Gramsci e una selezione rappresentativa del resto della sua opera, in friulano e in italiano). Infine, sulla figura dello scrittore, oltre alle traduzioni di importanti biografie (quelle di Enzo Siciliano e di Nico Naldini) usciranno anche nel 2015 un romanzo biografico, Pasolini e la noche de las luciernagas di José M. Garcia Lòpez e, nel 2022, la grossa biografia di Miguel Dalmau, Pasolini. El último profeta pubblicata da Tusquets.

Ma torniamo alla prima traduzione spagnola di Ragazzi di vita, pubblicata in Argentina nel 1961, seguita da Una vida violenta nel 1969 in Venezuela, entrambe ad opera di Attilio Dabini. Queste due pubblicazioni segnano l’inizio di un’importante penetrazione dell’opera pasoliniana, dalla poesia alla prosa, dal teatro al cinema, in Sud America, dall’Argentina al Messico, grazie a traduzioni che, fino al 1975, anticipano quelle pubblicate in Spagna: Teorema (trad. di Enrique Pezzon, Buenos Aires, 1970), El sueño de una cosa (trad. di Nestor Alberto Miguez, Caracas, 1971). Anche dopo la fine della dittatura franchista, la maggior parte dei testi pasoliniani conosceranno, accanto alla traduzione iberica, una versione sudamericana.

Pier Paolo Pasolini in altre lingue – <i>Prima parte</i>
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