A proposito di alcune traduzioni francesi recenti della Commedia di Dante Alighieri
Autore: Lisa Amicone, Université de Liège
Benché rare in un primo momento (visto che si è dovuto aspettare fino al XV secolo per avere una prima traduzione, e solo parziale, della Commedia), le traduzioni francesi dell’opera dantesca hanno conosciuto in seguito un periodo di grande effervescenza. Tale fermento non si è mai affievolito, e ciò è ancor più vero in quest’anno ritmato dalle celebrazioni in merito al settecentenario della morte di Dante Alighieri. In effetti, durante quest’ultimo decennio si contano almeno una ventina di pubblicazioni di nuove traduzioni del Poema in lingua francese, traduzioni tutte diverse nei princìpi e nei risultati. La differenza nasce dall’impossibilità di trasporre tutte le singole componenti della Commedia – vista la complessità di contenuto e di forma – da cui deriva la necessità per il traduttore di scegliere una chiave di lettura e di trasmissione.
La traduzione di René de Ceccatty – scrittore prolifico, critico e traduttore dal giapponese e dall’italiano – è stata pubblicata dalla casa editrice Points nel 2017. La sua presa di posizione è quella della chiarificazione del testo dantesco tramite diversi procedimenti come la semplificazione di figure retoriche complesse, l’alleggerimento delle ripetizioni, la modernizzazione degli arcaismi, o ancora la chiarificazione e, spesso, l’eliminazione di riferimenti a persone o eventi considerati oscuri per il lettore attuale. Questo obiettivo di “leggibilità immediata” passa attraverso la messa in opera di un “sistema riduttivo”: visto che il traduttore si pone la sfida di rendere l’endecasillabo dantesco con l’octosyllabe francese, che trova “molto musicale e flessibile” anche se fondamentalmente diverso dal metro originale. Ovviamente, rinchiudere i versi di Dante in sole otto sillabe è un vincolo imponente che ha costretto il traduttore a prendersi numerose libertà rispetto al testo originale e, talvolta, a impoverirlo, come egli stesso confessa nella sua lunga prefazione intitolata Les sourcils de l’aigle et la pluie d’été. Un confronto lineare con il testo originale confermerà che la traduzione è diversa, ma gli obiettivi di Ceccatty sono rispettati: la lettura è agevole e mai interrotta da commenti, a differenza di numerose traduzioni prodotte fino ad ora.
Danièle Robert è, anche lei, scrittrice, critica e traduttrice, con una predilezione per l’inglese, l’italiano, lo spagnolo e il latino. La sua impresa della traduzione dantesca si è dispiegata su un arco di dieci anni, con la pubblicazione dell’Inferno nel 2016, del Purgatorio nel 2018 e del Paradiso nel 2020. Le prime edizioni sono tutte bilingue, mentre l’edizione integrale – pubblicata da Actes Sud nel 2021 – non presenta il testo originale a fronte. Come il suo collega Ceccatty, Danièle Robert si interroga sui metodi per rendere una lettura moderna della Commedia, ma propone una soluzione diversa. Per lei la traduzione dantesca deve prendere in conto “la struttura voluta dal poeta, ovvero tutte le componenti dell’opera e, innanzitutto, la terza rima che è il germe a partire dal quale essa si sviluppa in un’arborescenza vertiginosa”. Una tale sfida merita di essere premiata per l’audacia, visto che Danièle Robert si erge contro i teorici della traduzione che da tempo affermano che il mantenimento della rima è una costrizione troppo difficile da seguire e che ciò vale ancora di più per la terza rima, il cui rispetto è quasi impossibile, come affermava Jacqueline Risset nella prefazione alla sua traduzione della Commedia. L’interesse di questa presa di posizione alquanto rischiosa è, per Robert, di rimanere fedele al senso profondo del testo, poiché in Dante la forma – costruita sui multipli di 3 – aggiunge senso al contenuto. È importante notare che la traduttrice non si lascia intimorire dal vincolo, sostenendo che “tutte le regole create matematicamente in sistema devono piegarsi a una regola superiore, quella dell’armonia”. Questa particolare flessibilità si denota anche nelle sue scelte metriche: Robert sceglie di rendere l’endecasillabo con un’alternanza di décasyllabes e di hendécasyllabes. Così, nonostante venga imposta una struttura, quest’ultima non ostacola la creatività, bensì la stimola, facendo dell’atto di traduzione un atto di vera creazione. Per concludere, la traduttrice, ben conscia della complessità della Commedia, mette a disposizione del lettore numerose note esplicative. Queste note sono poste alla fine del libro per non impedire una “lettura fluida”.
Michel Orcel presenta un profilo che si distingue dai suoi colleghi per il suo percorso universitario e professionale. Dopo una formazione in scienze politiche, islamologia e scienze umane, Orcel si concentra sulla traduzione di numerosi classici – tra cui citiamo l’Orlando Furioso – e sulla scrittura poetica. L’idea di cimentarsi nella traduzione dantesca gli è stata suggerita non solo dal suo editore Florian Rodari – che sognava di offrire una traduzione del capolavoro italiano nei cataloghi della Dogana, casa editrice svizzera – ma soprattutto dall’“irritazione estrema” del traduttore nei confronti delle traduzioni dantesche più recenti. Nel 2018 viene pubblicata la sua traduzione della prima cantica, seguita dal Purgatorio nel 2020 e dal Paradiso nel 2021. L’obiettivo che si pone Orcel – a differenza ad esempio di Ceccatty – non è semplificare il contenuto dell’opera ma, al contrario, “rendere percepibile questo percorso fatto di contrasti e asperità”. Per fare ciò, Orcel ricorre a diversi strumenti quali alcuni “prestiti dal francese antico, […] elisioni d’uso del tempo”, neologismi e inversioni, facendo comunque attenzione a non proporre una lingua troppo arcaica. Questa posizione si riflette anche nelle scelte relative alle note esplicative, ridotte al minimo e poste alla fine dell’opera. Il traduttore considera, in effetti, che “la lettura della Commedia deve poter fare a meno delle note”. Inoltre, per Michel Orcel, non si pone la questione di mantenere la terza rima in francese, visto che secondo lui “la battaglia non si svolge nella terminazione dei versi”. Tuttavia, nella prefazione del Purgatorio ha confessato che se dovesse rifare il lavoro, tenterebbe “di accrescere l’apparato delle eco”, riferendosi non alle rime ma al ritmo dei versi. In ambito metrico egli opta per il decasillabo francese, esatto corrispondente dell’endecasillabo italiano, poiché entrambi presentano l’accento sulla decima sillaba.
Ciò che emerge da questa introduzione alle traduzioni recenti della Commedia è che il lettore francofono gode del privilegio di potersi lanciare nella lettura del capolavoro dantesco potendo scegliere la prospettiva traduttologica che più gli si addice. Evidentemente, ancora più efficace sarebbe la lettura di tutte le varie traduzioni dato che, come afferma Léon Robel, “un testo è l’insieme di tutte le sue traduzioni significativamente diverse”.