Per Sally Rooney Tutti i nostri ieri di Natalia Ginzburg è un romanzo perfetto
Autore: Giovanni Pillonca
Non capita spesso ai nostri scrittori e scrittrici di trovare una sostenitrice così appassionata e convincente come quella toccata in sorte ai nostri giorni a Natalia Ginzburg e al suo romanzo Tutti i nostri ieri, appena ripubblicato in Gran Bretagna nella traduzione di Angus Davidson (1985). L’avvocata di eccezione è la scrittrice irlandese Sally Rooney, autrice di Conversations with Friends (2017), Normal People (2018) e Beautiful World, Where Are You (2021). Libri, tutti, disponibili in italiano, che uniscono record di vendite e apprezzamento critico.
Per Rooney, il romanzo di Natalia Ginzburg è un romanzo perfetto, un’opera decisiva nella sua formazione di scrittrice. Rooney racconta la sensazione di stupore provata nello scoprire un libro che era come se fosse nato “nella sua testa o nel suo cuore”. Com’era potuto accadere, si domanda, che chi la conosceva non glielo avesse consigliato. Le parole del romanzo “sembravano esprimere qualcosa di assolutamente vero sulla mia esperienza di vita, e sulla vita stessa”. La scrittrice definisce “trasformativo” l’incontro con quest’opera eccezionale, “un’esperienza rarissima perché costituisce un momento di contatto con ciò che sembra essere l’essenza dell’umana esistenza”. E da ciò scaturisce per lei la pulsione a invitare altri lettori, che sono indubbiamente lì in attesa – ne siano consapevoli o meno – di accogliere la ricchezza di questo libro sorprendente.
È giusto dire che il merito del rinnovato interesse verso l’opera di Natalia Ginzburg è soprattutto dovuto alla decisione della casa editrice Daunt di ripubblicare le sue opere più note: nel 2018 Le piccole virtù (The Little Virtues) – da cui Rooney trae l’esergo per il suo romanzo Beautiful World, Where are You? – e Lessico familiare (Family Lexicon) e, nel 2019, Voci nella sera (Voices in the Evening).
Scriveva allora Laura Feigal sempre sul “Guardian”:
Ecco qualcuno che condivide le esperienze della vita quotidiana ma fornisce anche una bussola morale e intellettuale pienamente formata che consente di vedere queste esperienze in modo più obiettivo. Dalle più piccole componenti della vita domestica, la scrittrice costruisce un mondo con la complessità etica dei grandi romanzi dell’Ottocento.
Nel suo articolo su All Our Yesyerdays, uscito anch’esso sul “Guardian”, Rooney si concentra sull’opera, descrivendone in dettaglio la trama, sottolineando “la profondità e la verità di ciascun personaggio, peculiarità da cui deriva l’enorme, emozionante forza del romanzo”. Al centro della narrazione, secondo Rooney, è la questione della distinzione tra il bene e il male, tra quello che è giusto e quello che non lo è. La questione è affrontata da un punto di vista pratico e da un punto di vista umano. Come facciamo a sapere ciò che è giusto? E in secondo luogo, come vivere avendone la consapevolezza? Come lettori, continua Rooney, “siamo colpiti dalla memorabile magnificenza morale con cui questi personaggi, non certo dotati alla nascita di particolari qualità, rispondono al caos e alla violenza e alle fortissime pressioni scatenate intorno a loro”. Uno dei protagonisti, Cenzo Rena, la spiega così: “Nessuno si trovava con il coraggio in tasca; il coraggio bisognava farselo a poco a poco, era una storia lunga e durava quasi tutta la vita”. Ginzburg ci mostra, secondo Rooney, la possibilità di questo coraggio, testimonia di questa possibilità e, leggendo la sua opera, lo avvertiamo e lo crediamo anche noi.
Si tratta di un libro che non ritrae lo sguardo davanti al male. “Come lettori, capiamo e amiamo i personaggi del romanzo in tutta la loro umanità – e per un momento, il loro coraggio sembra illuminare in un lampo accecante, il significato della vita umana”. E tuttavia, ci avverte ancora la scrittrice irlandese, nel finale del romanzo ambientato nel dopoguerra, Ginzburg vuole mostrare il compito difficile che attende i sopravvissuti. È il caso del personaggio che sotto il fascismo e in guerra ha diretto una pubblicazione clandestina e che ora trovandosi a dover pubblicare ogni giorno un giornale soffre nel doversi adeguare alle nuove condizioni in cui si trova, vergognandosi delle parole ignobili che è costretto a scrivere: “Ma era incredibile come la paura e il pericolo non dessero mai parole ignobili ma sempre vere, strappate dal profondo”. Sembra di sentire la stessa voce di Natalia Ginzburg, secondo Rooney, impegnata alacremente nel lavoro, senza paura né pericolo, che cerca di cogliere il senso di ciò che resta.
Rooney non si imbarca nell’analisi del titolo e nel rapporto, significativo e illuminante, che ha con la materia del romanzo. La citazione tratta dal monologo di Macbeth e i riverberi inevitabili che essi hanno con il procedere della narrazione e con la conseguente interpretazione di avvenimenti, comportamenti, destini, non sembra toccarla o è data per acquisita o non sufficiente ad esprimere la sua meraviglia e il suo sbigottimento. “Per me, conclude Rooney, Tutti i nostri ieri è un romanzo perfetto. (…) La sua posta in gioco è alta quanto la più catastrofica crisi del XX secolo e banale quanto il matrimonio di una giovane donna, il destino di un cane di famiglia. Come lettori, arriviamo a vedere e sentire le relazioni inestricabili tra il mondo interiore ed esteriore degli esseri umani. Il romanzo di Ginzburg riesce non solo ad accogliere, ma a collocare in una relazione significativa le vite intime dei personaggi di fantasia e i radicali cambiamenti sociali e politici che si svolgono intorno a loro. Questo risultato è reso possibile dalla straordinaria comprensione che Ginzburg ha dell’anima umana, dalla sua genialità come romanziera e soprattutto dalla sua incomparabile chiarezza morale. Tutti i nostri ieri è tra i grandi romanzi del suo secolo, e Ginzburg è nel novero dei grandi romanzieri. Per quanto mi riguarda, la sua opera ha toccato e trasformato la mia vita, come lettrice, scrittrice e come essere umano”.